Padre Giovanni Taneburgo

MISSIONE: PROCLAMARE GESU’ SIGNORE DELLA VITA

Per prepararci all’ascolto di quanto la Parola di Dio proclama quest’oggi a nostro beneficio, invochiamo il Dio dei viventi con la colletta della liturgia eucaristica di oggi: “O Dio dei viventi, che hai manifestato la tua compassione nel pianto di Gesù per l’amico Lazzaro, ascolta con benevolenza il gemito della tua Chiesa, e chiama a vita nuova coloro che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte”. Amen.

Già nell’Antico Testamento, come possiamo vedere nella prima lettura di oggi, è presente la promessa della risurrezione da parte di Dio. Ezechiele afferma: “Così dice il Signore Dio: ‘Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio (…). Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete (…). Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò’. Oracolo del Signore Dio”. Passando al Nuovo Testamento, nella seconda lettura, San Paolo afferma con forza che se non viviamo nel peccato e quindi secondo la carne, ma viviamo per la giustizia, “colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi”.

Veniamo al passo evangelico che ci parla di Gesù che a Betania riporta in vita Lazzaro, dichiarando in questo modo di essere “la risurrezione e la vita”. Quando penso a Betania, penso a un luogo di pace, di comunione e di celebrazione dell’amicizia tra Gesù, Lazzaro e le due sorelle, Marta e Maria, con la partecipazione degli apostoli. Il passo evangelico afferma che arrivato a Betania, Gesù vede Marta che gli corre incontro e gli dice: “Se fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Ed ecco una cosa stupenda al di là di ogni aspettativa umana. Gesù rivela sé stesso come Signore della vita e le dice: “Tuo fratello risorgerà”. Dopo l’arrivo di Maria e di altre persone in lacrime, Gesù mostra commozione e addirittura piange. Poi, andato al sepolcro, chiama Lazzaro e gli ridona la vita, dimostrando l’onnipotenza di Dio che dona la vita a un uomo morto che era nel sepolcro già da quattro giorni.

Un miracolo straordinario e impressionante! Molti rimasero da esso colpiti e credettero in Gesù. Ma molti, in modo tanto caparbio, diventarono ancora più ostili, dichiarando la condanna a morte di Gesù come cosa necessaria. Certo, stava dando troppo fastidio a coloro che erano prigionieri agonizzanti nel piccolo mondo delle loro idee ristrette, dei loro piani meschini, delle loro valutazioni a basso livello e dei loro diritti senza considerazione alcuna dei necessari doveri.

Come vorrei che questo tempo di riflessione e di preghiera fosse per tutti noi un tempo considerato come dono di Dio; dono datoci per renderci capaci di vivere e gustare l’amicizia di Gesù e il nostro stare con lui. Quanto abbiamo bisogno della consolazione e della forza che Gesù ci dona. Infatti, come accadde a Marta e Maria, tutti ci siamo trovati all’improvviso avviliti, soli e indifesi dinanzi alla malattia e alla morte di una persona cara, o anche di più persone care in un tempo breve. Probabilmente anche noi abbiamo esclamato: ‘Gesù, dov’eri quando ci ha colpito la tragedia? Se tu fossi stato qui…!’ Ma, crediamo alla Parola! Gesù c’era, Gesù c’è, condividendo con tutta la carica del suo amore, il dolore e il vuoto lasciato dalla morte.

Così vi invito a pregare con me: ‘O Gesù, dacci la grazia di credere e di sentire che tu sei l’amore del Padre fatto carne per noi e sei più forte di qualsiasi morte, di qualsiasi dolore. Avere fiducia piena non è facile. Te la chiediamo come dono per poter rimuovere la pietra dei nostri sepolcri, per vedere l’amore misericordioso del Padre in te; e ancora, per fare una profonda esperienza del Padre, dello Spirito Santo e di te, nostro Salvatore. Tre Persone, un solo Dio! Voi siete la Trinità beata che chiama i morti alla vita e alla ‘vita per sempre’. Che dono stupendo!’ Che la Madonna, Mamma tua e nostra, ci sostenga sempre nel nostro cammino terreno, fino al compimento preparato per noi da te, Dio Misericordioso.

Termino con una citazione di Padre Ermes Ronchi: “Lui è qui, non come esenzione dalla morte, ma come risurrezione dentro la morte. Io credo con la fede dell’anonimo morente che scriveva: credo nel sole, anche se non splende; credo nell’amico anche se non lo sento; credo in Dio anche quando tace”.

(Un consiglio fraterno: riservate interamente per voi un po’ di tempo per leggere e meditare l’intero passo evangelico proclamato nella liturgia eucaristica di oggi. Ciò vi sarà di tanto beneficio. E vi darà tanto da condividere facendo del bene a molti.)

P. Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano