Padre Giovanni Taneburgo
LUMINOSI CON CRISTO PERCHE’ AVVOLTI NEL SUO SPLENDORE
Mentre preparavo questa omelia sul tema della Trasfigurazione, di tanto in tanto alzavo lo sguardo dal computer per fissarlo sul grande Crocifisso che ho su una parete della mia stanza, in direzione del letto. Pensavo a queste parole pronunciate da Gesù con fermezza: “Ecco. Noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi: lo consegneranno ai pagani perché venga crocifisso e il terzo giorno risusciterà” (Matteo 20,18-19). I discepoli, tra cui Pietro, Giacomo e Giovanni, reagirono negativamente a queste parole. Non volevano accettarle perché sembrava loro che fossero in contraddizione con la divinità di Gesù. Come poteva accadere a Lui ciò di cui parlava? Così i discepoli divennero tristi e sconvolti anche perché, come tutti in Israele, si aspettavano un Messia glorioso e potente.
Grazie ai miei sguardi di contemplazione di Gesù Crocifisso, mentre scrivevo sulla Trasfigurazione, ho ricordato i seguenti pensieri che mi colpirono e registrai diversi anni or sono: “Non si deve mettere in contrasto il monte della Trasfigurazione e il monte del Calvario. Infatti, il mistero della Trasfigurazione non è soltanto l’anticipazione del mattino di Pasqua, ma è anche l’anticipazione della Bellezza crocifissa il Venerdì santo, su quella croce che è segno privilegiato della glorificazione di Gesù. Sul monte Tabor il Padre glorifica il Figlio prediletto nel quale ripone ogni sua compiacenza. Sul monte Calvario è il Figlio a glorificare il Padre mediante il gesto supremo dell’amore: il dono della vita”. Siamo di fronte a un unico mistero che ci immette nello splendore della gloria di Dio, splendore che emana dall’amore infinito del Padre e del Figlio nella comunione dello Spirito Santo.
Qui sento il bisogno, pieno di affetto, di fare riferimento a San Daniele Comboni, Fondatore della Famiglia Missionaria di cui faccio parte. Egli è stato un innamorato pazzo della Croce gloriosa di Cristo che considerava sorgente di luce, di servizio ai più poveri e abbandonati e di vita eterna. Con gratitudine faccio anche riferimento al dialogo di un a mamma con la preside di una scuola elementare. Disse: “Grazie per non aver dato ascolto a quella donna che le chiedeva di togliere il Crocifisso dalle aule dicendo che, secondo lei, i bambini erano disturbati dalla visione di quell’uomo sulla croce”. Quella mamma aggiunse: “Il mio bambino, che viene educato nella fede, ama Gesù Crocifisso morto per amore, e poi risorto, per salvare l’umanità intera”.
Torniamo alla Trasfigurazione. In questo evento stupendo, c’è un aspetto che mi colpisce: la tenerezza di Gesù per i suoi discepoli tristi e scoraggiati. Volle dare loro un segno forte per assicurarli che l’ultima parola non sarebbe stata della sofferenza e della morte, ma della pienezza di vita e della gloria. Avvolto in una luce splendente, dette loro un’esperienza toccante della sua divinità e un’anticipazione della bellezza unica della Risurrezione e della Glorificazione. La gioia dei discepoli fu tale, che Pietro chiese a Gesù se potevano rimanere sul monte per sempre. Per Dio Padre, la Trasfigurazione di Gesù fu un’occasione privilegiata per invitare i discepoli ad avere fede in Lui e per invitarli ad ascoltarlo: “Questo è il Figlio mio, l’amato; in lui ho messo il mio compiacimento. Ascoltatelo”.
Per noi, che significato ha l’evento della Trasfigurazione di Gesù?
Esso ci presenta l’elemento fondamentale della fede: dire di sì all’invito del Padre di ascoltare Gesù, mettendo fede in Lui, e così dare al Padre l’opportunità di dire a ciascuno e a ciascuna di noi: “Tu sei il figlio mio, l’amato; in te ho messo il mio compiacimento”, “Tu sei la figlia mia, l’amata; in te ho messo il mio compiacimento”. Vivendo in obbedienza piena al Padre, ascoltando e imitando Cristo Gesù Salvatore e aperti all’azione dello Spirito Santo, siamo trasfigurati e abbiamo, in misura sempre più grande, il potere di trasfigurare le diverse realtà che ci circondano e di aiutare tutte le persone che incontriamo a lasciarsi trasfigurare dal Signore.
Ci impegniamo in questa missione, in attesa del compimento della trasfigurazione di tutto il creato descritta nel libro dell’Apocalisse: “E vidi un cielo nuovo e una terra nuova ( …). E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova (…). Udii allora una voce potente che diceva: Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il Dio con loro. E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte né lutto né lamento né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Apocalisse 21:1-4). Amen! Che ciò avvenga presto!
P. Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano