Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

Rorate, coeli, desuper, et nubes pluant iustum” (= stillate rugiada, o cieli, dall’alto, e le nuvole facciano piovere il giusto). E’ l’antifona in latino dell’inizio della Messa della 4° Domenica di Avvento. La frase è tratta dal libro del profeta Isaia (Isaia 45, 8). Ed era cantata con la melodia gregoriana. Ed è giusto riprenderla anche oggi a Natale. In questa festa siamo davvero ricolmi di gioia, perché quello che era un ardente desiderio, oggi, nella notte di Natale, si è realizzato. Difatti anche l’Angelo, apparso ai pastori, ha detto: “Vi annuncio una grande gioia: oggi è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore” (Luca 2, 10-11).

Ma perché noi nel 2022 celebriamo il Natale proprio il 25 Dicembre? Tanti dicono che è una data presa a caso, oppure perché il Papa di Roma, nel IV secolo, voleva contrastare una festa tradizionale in onore del dio Sole, imposta dall’imperatore Aureliano, nel 274 dopo Cristo. Ma in realtà, leggendo i Vangeli (soprattutto nel Vangelo di Luca), possiamo avere qualche indicazione. Per esempio, troviamo scritto che Zaccaria, padre di Giovanni il Battista, era della classe sacerdotale di Abia (Luca 1, 5). Ora sappiamo dallo storico giudeo Giuseppe Flavio (37-100 dopo Cristo) che questa classe forniva il suo servizio nel tempio di Gerusalemme alla fine del mese di settembre. In ottobre dunque Zaccaria è tornato da sua moglie, che poco dopo è rimasta incinta, come promesso dall’Angelo, apparso a Zaccaria vicino all’altare dell’incenso nel santuario (Luca 1, 11). Da qui tutto si spiega. Il 25 marzo: annunciazione di Gabriele a Maria di Nazareth, nel sesto mese di Elisabetta, incinta di Giovanni Battista. Il 25 dicembre, dopo nove mesi, Natale o nascita di Gesù. Bisogna prendere queste date come indicative. Per esempio i Cristiani d’Oriente (chiamati anche Ortodossi) celebrano il Natale il 6 gennaio o Epifania del Signore.

Abbiamo però un fondamento storico, indicatoci dai Vangeli, della festività di oggi. I Vangeli non sono dei libri di storia, ma delle catechesi, anche se quello che dicono di Gesù è ben piantato nella storia dell’umanità. Certamente Gesù è nato prima della morte di Erode il Grande (deceduto a 70 anni; essendo nato nel 73 prima della nostra era, quindi è morto il 3 prima della nostra era. Gesù allora sarebbe nato nell’anno 4, prima della nostra era, come suggerisce il Vangelo di Matteo 2, 16). Gesù poi è stato crocifisso quando l’imperatore di Roma si chiamava Tiberio (al potere dal 14 al 37 della nostra era) e il governatore della Giudea era Ponzio Pilato. Dice poi san Luca nel suo Vangelo: “Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea…, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto” (Luca 3, 1-2). Anche Gesù ricevette il battesimo da Giovanni (Luca 3, 21) e aveva, dunque, circa 30 anni (Luca 3, 23).

Ma nella festa di oggi dobbiamo scoprire qual è il vero insegnamento e che cosa significa per noi il Natale oggi. San Luca (Luca 2, 1-14) ci dice appunto che Dio vuole svelarci il suo vero volto nel Bambino Gesù. Gesù infatti non è nato a Gerusalemme, nella solennità delle costruzioni del Tempio, ma a Betlemme, il villaggio dove era nato l’antenato Davide.

In quel tempo l’uomo più potente del Mondo, l’imperatore di Roma, si chiamava Augusto, che vuol dire: “degno di venerazione”. Il potere infatti si divinizza sempre, anche oggi, e diventa assoluto, cancellando la presenza di Dio, per meglio schiavizzare il popolo. Il censimento appunto, ordinato dall’imperatore, significava il dominio sul popolo, per sfruttarlo meglio, anche con le tasse.

Nella Bibbia il censimento era visto come un attentato contro Dio. Infatti solo Dio è il Signore e padrone della terra e dei suoi abitanti (Vedi il caso del re Davide: 2 Samuele 24. 1-17).

Si parla quindi di Giuseppe e Maria, che, per obbedire agli ordini del potere politico, vengono dalla Galilea a Betlemme. La città di Davide sarebbe piuttosto Gerusalemme, dove Davide come re ha dominato Israele. Invece il Vangelo parla di Betlemme, dove Davide era un pastore. Colui che sta per nascere, ci fa capire san Luca, non sarà un re, ma un pastore, che conosce le pecore, le quali riconoscono la sua voce e lo seguono (Giovanni 10, 2-4).

A Betlemme, per Maria, “si compirono i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito” (Luca 2, 6-7). Il primogenito non significa che poi ce ne furono altri. Si tratta solo del primo figlio maschio, che doveva essere consacrato al Signore, secondo la legge di Mosè (Esodo 13, 2). Gesù quindi è sacro e santo (come dice l’arcangelo Gabriele a Maria), e appartiene al Signore. “E lo pose in una mangiatoia”, che abitualmente si trova nella “kataluma” ( in greco = ripostiglio e occasionalmente anche stalla). Qui si fa riferimento al profeta Isaia che afferma: “Il bue riconosce il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone, ma Israele non conosce” (Isaia 1, 3). Anche Gesù, dice san Giovanni, “venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Giovanni 1, 11).

Invece il Bambino è stato riconosciuto e adorato dai pastori. Secondo il Talmud (= legge mosaica orale), i pastori, non potendo andare nel tempio di Gerusalemme per essere purificati dalle loro colpe, a causa del loro lavoro, erano l’immagine del peccatore impuro. Per loro pertanto non c’era salvezza. Invece sono i primi, dietro invito dell’Angelo, ad andare a contemplare, nella città di Davide, “un Salvatore“. Questo semplice fatto rovescia l’idea di Dio, comune a quel tempo e anche oggi, di un Dio giudice che minaccia e castiga. Dio invece, nelle sembianze del Bambino, è un Salvatore. E gli Angeli proclamano: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama“.

E’ questo il messaggio del Natale. Facendosi uomo, divenendo “sarx” ( = carne, nel testo greco, cioè nella fragilità della natura umana, secondo Giovanni 1, 14), il Figlio di Dio ci porta la pace e la pienezza della felicità, perché il peccato e la morte vengono eliminati. Infatti nessun uomo ormai è escluso dall’amore di Dio.

San Daniele Comboni (1831-1881) ha visitato, nel 1857, i luoghi nei quali Gesù ha vissuto. Scrivendo ai suoi genitori, il 16 ottobre 1857, così parla di Betlemme: “Finalmente giungemmo, la sera tardi, a Betlemme. Mio Dio, ove mai volle nascere Gesù Cristo? Ancora quella sera volli discendere nella grotta fortunata che vide nascere il Creatore del Mondo… Io vi celebrai la Messa la notte seguente… Ripetevo spesso, come san Girolamo: qui è nato Gesù. Qui fu avvolto in poveri panni. Qui fu adagiato sopra un po’ di paglia in una mangiatoia… Qui fu riscaldato dal bue e dall’asinello. Qui fu indicato dalla stella cometa. Qui fu adorato dai Magi. Qui cantarono gli Angeli: ‘Gloria in excelsis Deo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che Egli ama’!”.

 P. Tonino Falaguasta Nyabenda