Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

Ormai Natale è alle porte. Abbiamo dedicato il tempo dell’Avvento per prepararci. Ora siamo invitati a scoprire il Salvatore, conoscendo meglio sua Madre e san Giuseppe, il padre secondo la Legge di Mosè.

Prima di tutto la Madre, Maria di Nazareth. Ascoltiamo allora il profeta Isaia. Il re Acaz (VIII secolo prima di Cristo), temendo di essere sconfitto dal re della Siria, Razin, cercò l’alleanza di Tiglatpileser, re di Babilonia. Ma ne fu invece soggiogato. Il profeta Isaia al contrario sosteneva il soccorso del Dio di Israele e come prova gli disse che la sua giovane moglie avrebbe dato alla luce un vero re, Ezechia. Ma Acaz pensava solo alle sue scelte politiche (Isaia 7, 11). Il profeta allora esclamò: “Ecco la vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele!” (Isaia 7, 14). Si trattava del figlio di Acaz; ma, come ogni profezia, con una visione futura. L’evangelista Matteo, appoggiandosi sulla traduzione della Bibbia detta dei Settanta (3° secolo prima di Cristo), che traduce ALMAH (parola ebraica che significa vergine oppure giovane donna) con PARTHENOS (= Vergine in greco), attribuisce la profezia alla Vergine Maria, madre di Gesù. Ed è secondo la tradizione giudaica, nell’interpretazione della Bibbia: cioè interpretare la Parola di Dio con la stessa Parola di Dio.

Dice san Matteo: “Così fu generato Gesù Cristo: sua Madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo” (Matteo 1, 18). Sappiamo da san Luca quello che è avvenuto, con il racconto dell’Annunciazione (Luca 1, 26-38).

Ecco apparire allora san Giuseppe, il fidanzato e poi lo sposo di Maria di Nazareth. Eppure all’annuncio dell’Arcangelo Gabriele, la Madonna aveva risposto: “Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?” (Luca 1, 34). Maria di Nazareth afferma pertanto di essere Vergine. La sua domanda induce l’Angelo ad annunciarle il concepimento verginale di Gesù, e quindi come Figlio di Dio: “Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra” (Luca 1, 35). Cioè lo Spirito di Dio, che ha presieduto alla creazione del Mondo (Genesi 1, 2), inaugurerà, nel concepimento di Gesù, la creazione del Mondo nuovo, redento e salvato dalla Pasqua del Cristo.

Allora qual è il posto di san Giuseppe nella vita della Madonna e del suo figlio Gesù? Il Vangelo di Matteo ce lo spiega. Certamente la Madonna avrà parlato con il suo fidanzato dell’Annunciazione. E Giuseppe, che era un uomo giusto (Matteo 1, 19), decise di ritirarsi, cioè di ripudiare Maria di nascosto: per rispetto e non per sospetto (dice il biblista Silvano Fausti). Infatti la Legge di Mosè imponeva la lapidazione delle donne adultere, anche durante il fidanzamento (Levitico 20, 10). Ma anche perché Giuseppe, dinanzi al Mistero, dinanzi all’Infinito, è esitante, si dichiara non all’altezza, per umiltà e non per paura. Infatti Giuseppe significa: “Dio aggiunga!”. E aspetta una parola chiarificatrice, che arriva attraverso l’Angelo, che gli appare nel sogno. E’ l’Annunciazione a Giuseppe: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo…tu lo chiamerai Gesù” (Matteo 1, 20-21).

Giuseppe è della discendenza di Davide, a cui Dio promise il Messia fra i suoi discendenti (Isaia 11, 1 e soprattutto il profeta Natan, in 2 Samuele 7, 8-14). Secondo il biblista Carsten Peter Thiede (1952-2004), a Nazareth, nel 3° secolo prima di Cristo, si sono installati dei discendenti di Davide, provenienti da Babilonia. Erano poveri, ma ci tenevano fortemente alla loro discendenza, conservando gelosamente le “toledot”, cioè la lista dei nomi degli antenati. Grazie a Giuseppe. Gesù figlio di Maria, ha acquisito la discendenza davidica e Maria, sposa di Giuseppe, è stata onorata come una donna esemplare.

Gesù, Maria e Giuseppe formano la Sacra Famiglia di Nazareth, modello di tutte le famiglie cristiane.

L’8 dicembre del 1870, Papa Pio IX ha dichiarato san Giuseppe Patrono della Chiesa Universale.

Certamente san Daniele Comboni (1831-1881) era a Roma in quel momento e, nella sua vita, non ha mai nascosto la sua devozione a san Giuseppe, dichiarato Patrono del suo Vicariato ed Economo della sua Missione. Al Cardinale Giovanni Simeoni, Prefetto di Propaganda Fide, così scriveva da Khartoum (Sudan), il 21 giugno del 1878: “Nella barba di san Giuseppe si trovano migliaia e milioni di denari; gli ho dato tanti assalti e l’ho fatto talmente pregare, che sono certissimo che la critica situazione del Vicariato dell’Africa Centrale si cambierà fra non molto in prospera condizione. Il tempo e le sciagure passano, noi diventiamo vecchi; ma san Giuseppe è sempre giovane, ha sempre buon cuore e testa dritta. Ama sempre il suo Gesù, gli interessi della sua gloria e la conversione dell’Africa Centrale”.

 P. Tonino Falaguasta Nyabenda 

NB: Auguri di Buon Natale 2022 e di Buone Feste a tutti.