Padre Giovanni Taneburgo
MISSIONE: DIFFONDERE LA GIOIA CHE CRISTO DONA A CHI GLI RIMANE FEDELE
Nella Liturgia Eucaristica di oggi abbiamo un invito stupendo. Il Dio della gioia ci chiede di rinfrancare i nostri cuori e di aprirci ai Suoi sogni perché la venuta del Signore Gesù che porta con sé i doni della salvezza, e quindi della pienezza di vita, è vicina. Belle le espressioni di Isaia nella prima lettura: “Irrobustite le mani fiacche, rendete salde le ginocchia vacillanti. Dite agli smarriti di cuore: “Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, (…) Egli viene a salvarvi”. Con lo stesso tono, la seconda lettura, dalla lettera di San Giacomo apostolo, invita alla costanza e alla laboriosità per poter accogliere il Signore, liberi dalle suggestioni del male. Ecco che la Parola di Dio ci fa sentire la straordinaria bellezza della venuta di Gesù Salvatore, che però non si impone mai. Bisogna perseverare per accoglierlo nella semplicità e nella fraternità. A proposito, il passo evangelico ci presenta la perseveranza di Giovanni il Battista che viene elogiato da Gesù come un grande profeta per il dono del privilegio, ricevuto dall’alto, di annunciare la venuta del Messia. Egli ci fa da maestro presentando dei tratti che devono essere in noi se vogliamo accogliere Cristo ed essere suoi veri discepoli. Soffermiamoci a considerate quei tratti anche se brevemente e andando al di là del passo evangelico di oggi:
- Nel quarto Vangelo, il Battista descrive se stesso come ‘l’amico dello sposo’. Allo sposo l’amico sta vicino, lo ascolta attentamente ed è ripieno di gioia per la sua voce. Questa gioia che è mia, dice il Battista, ora è perfetta (Cfr Gv 3,29). Ecco qui una prima sfida per noi: * Che tipo di relazione abbiamo con Cristo Gesù? Possiamo dire che è una relazione di amicizia, o è una relazione superficiale? Solo una relazione di amicizia crea comunione tra Gesù e noi.
- Il Battista era pienamente consapevole della duplice missione che Dio gli aveva affidato: quella di preparare la strada alla venuta del Messia, mostrandolo come Salvatore dell’umanità e come il datore del Battesimo, e inoltre quella di sfidare e di scuotere quelli che andavano da lui, dicendo con forza: “Convertitevi, perché il Regno dei cieli è vicino (Mt 3,2). Così “molti si facevano battezzare da lui nel fiume Giordano, confessando i loro peccati” (Mt 3,6). Ecco una seconda sfida per noi: * Siamo consapevoli che Dio è entrato nella nostra vita così come entrò nella vita del Battista? Siamo consapevoli che nella vita abbiamo un missione da compiere, una missione che Dio affida a ciascuno di noi, come l’affidò al Battista? Se non abbia questa missione come passione nei nostri cuori, rischiamo di essere freddi e passivi. Qualche esempio: come possono i genitori e gli insegnanti essere fedeli a Cristo Gesù senza accogliere la missione dell’educazione dei figli e degli studenti? Come può un parroco essere fedele al sacerdozio se non vive la donazione alla comunità affidatagli?
- Giovanni Battista fu coraggioso nel compiere la sua missione anche quando la sua vita era in pericolo a causa della malvagità di Erode. In realtà il precursore fu ucciso per la sua fedeltà a Dio e alla sua Parola (cfr Mt,1-12). Ecco un’altra sfida per noi: * Come ci comportiamo quando incontriamo delle difficoltà? Mettiamo da parte il nostro impegno di fedeltà o andiamo avanti a costo di sacrificio?
- Per il Battista, l’esperienza dei suoi dubbi su Gesù come Messia, non fu occasione di rinuncia alla sua missione. E notiamo che sebbene Gesù non dette una risposta diretta alla sua domanda, il precursore accolse ciò che Gesù gli mandò a dire; Gesù descrisse per il Battista i frutti dell’era messianica evidenti nella vita e nelle azioni di Colui che egli aveva battezzato nel Giordano. Che grande sfida abbiamo qui per noi! * E’ una sfida molto importante perché tutti abbiamo dubbi e difficoltà nella nostra vita di seguaci di Cristo. Come ci comportiamo? Cerchiamo risposte e forza nel Signore soprattutto attraverso una preghiera semplice? Ci mettiamo in ascolto del Papa con un atteggiamento di umiltà, o ci perdiamo in ragionamenti umani, finendo col rinunciare alla nostra fede e al nostro impegno di vita?
Giovanni il Battista ebbe una vita di fedeltà fino alla morte e ci sono due occasioni nella sua vita quando sussultò di gioia: nel seno materno quando Maria incontrò Elisabetta e quando egli indicò la presenza del Messia al mondo. Che anche noi abbiamo ad essere gioiosamente fedeli alla nostra missione fino alla morte, accogliendo gli insegnamenti che il Precursore ci presenta con questo scopo: essere strumenti di salvezza nelle mani di Dio e in dipendenza da Lui, e agire sempre con umiltà contro il complesso del ‘potere ad ogni costo e senza scrupoli’ che ha schiavizzato i cuori di tanti nella nostra società.
P. Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano