Padre Vincenzo Percassi

La Parola di Dio di questa domenica da un lato ci invita ad esultare per una salvezza che diventa sempre più vicina ed evidente, come nella profezia di Isaia dove gli zoppi saltellano di gioia e i ciechi riacquistano la vista; dall’altro essa ci invita insistentemente, soprattutto nelle parole di San Giacomo, a pazientare, a non aver fretta, a saper attendere. Guardate il contadino, egli dice, come anche dopo la prima pioggia che irrora i campi non smette di attendere le ultime piogge, quelle che concludono la stagione e garantiscono la maturazione dei frutti. Così è per ogni cammino spirituale. Non bisogna accontentarsi dei primi risultati, adagiarsi sui piccoli successi di un momento. Quando il Signore ci dona un segno della sua salvezza nella nostra vita esso non ha ancora il valore di un compimento o di una conclusione ma serve piuttosto ad attivare nuovi desideri più grandi. L’avvento mette in luce con più forza che mai che il tempo è grazia e che questa grazia, finché essa dura, ci rimette costantemente in cammino. Anche Giovanni il battista aveva sentito parlare dei grandi segni che Gesù compiva e probabilmente era abbastanza sicuro che davvero il tempo della salvezza era arrivato. Ma proprio per questo non poteva non domandarsi perché la sua prigionia continuava senza cambiamenti; perché la salvezza non raggiungeva una sua pienezza ponendo fine anche all’ingiustizia che egli stava vivendo. In fondo la domanda del Battista è quella che può nascere nel cuore di tutti noi: perché se Dio viene nella mia vita non risolve questa mia situazione? In fondo, più in generale, uno potrebbe domandarsi perché’ Dio non guaritrice tutti gli storpi e non resuscita tutti i morti e non risolve tutte le situazioni che attendono salvezza.

Nella risposta che Gesù dona ai discepoli di Giovanni egli conferma che la salvezza è davvero operativa nella storia degli uomini e che tutti quei segni già annunziati dal profeta Isaia – i ciechi che vedono e i sordi che riacquistano l’udito– si stanno compiendo. Ma chiarisce che questo inizio di salvezza nella storia non è una magia che cambia tutte le circostanze esterne. Essa è come una prima pioggia o una luce nelle tenebre che, se da un lato annuncia la salvezza, dall’altro prepara la nostra risposta a questa salvezza. Ora mentre la salvezza dipende dalla volontà di Dio che è ferma e sicura, la nostra accoglienza e risposta dipende dalla nostra volontà che è sempre debole ed incerta: rafforzate le mani stanche – dice Dio nel profeta Isaia – se vi è stanchezza nell’operare. Raddrizzate le ginocchia vacillanti se vi è esitazione nell’avanzare, e soprattutto aprite il vostro cuore alla speranza se vi è scoraggiamento, sofferenza, disperazione. Il Signore non cambia necessariamente tutte le circostanze ma nel deserto, laddove non sembra esserci un cammino, egli apre la via per un ritorno, per riorientare cioè una volontà che si era indebolita e persa in direzioni contrarie alla libertà e all’amore. Occorre credere allora che in qualsiasi deserto della nostra vita Dio può sempre aprire una strada e alla luce di questa certezza perseverare nei piccoli passi, insistere nel rimettersi in cammino ogni giorno, combattere tutto ciò che è pigrizia e soprattutto scoraggiamento, indebolimento della volontà. Gioia e felicita – continua Dio nel profeta Isaia – non stanno all’inizio ma ti seguiranno se accetti la sfida di metterti in cammino. Giacomo fa notare che chi impara veramente questa pazienza del cammino che è anche pazienza con sé stessi, con il fatto che cambiamo lentamente, è immediatamente riconoscibile. Quanto più, infatti, uno accetta questa pazienza con se stesso tanto più diventa paziente con gli altri e quindi cessa di lamentarsi con essi e di giudicare continuamente. Sapendo questo occorre essere vigilanti circa la possibilità di lasciarsi “scandalizzare”, di inciampare lungo questo cammino che non sembra immediatamente efficace e non corrisponde sempre alle nostre aspettative e previsioni. Queste ultime troppo spesso sono focalizzate sul bisogno di vedere qualcosa che confermi il nostro scetticismo o le nostre illusioni. Così Gesù fa notare che sia quelli che si aspettavano di smascherare la debolezza del battista sia quelli che si aspettavano qualche segno esterno della sua potenza sono rimasti delusi. Non hanno visto ne’ la canna csosa dal vento ne’ un uomo in vesti lussuose. E cosi non hanno visto nemmeno come il battista in realta preparava proprio per loro e non per se stesso un cammino sul quale incontrare una salvezza infinitamente più grande di ogni aspettativa umana: il più piccolo nel regno dei cieli