Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

Ascoltiamo la Parola di Dio della seconda Domenica di Avvento e poi contempliamo la “tota pulchra”, l’Immacolata, nella sua Festa del giorno 8 dicembre 2022.

La Liturgia ci offre sempre delle meraviglie; basta soltanto che noi ascoltiamo la voce di chi ci parla a nome del Signore. Per primo ascoltiamo allora Giovanni il Battista o il Battezzatore (Matteo 3, 1-12). E’ proprio la Parola di Dio che ci presenta questo personaggio unico. Giovanni il Battezzatore abita nel deserto. La sua vita ci insegna che anche la nostra vita è un esodo (ricordando il popolo di Israele nel deserto del Sinai), un camminare, un uscire continuamente da ogni schiavitù di peccato, dalle nostre false identità, dalle nostre paure, per affidarci alle mani misericordiose di Dio, che vuole la nostra salvezza e la nostra felicità. E’ su questo uomo, su questo profeta (il più grande fra i nati di donna, ha detto Gesù in Matteo 11, 11), che “cadde” la parola di Dio (Matteo 3, 1). Questa parola non si manifestò nei potenti di allora, né sui capi del tempio di Gerusalemme, né sui dominatori del Mondo, ma su una persona umile, che vestiva come il profeta Elia (che tutti aspettavano, come aveva previsto il profeta Malachia 3, 23). Dio infatti non sceglie mai di manifestarsi in maniera clamorosa, con miracoli, segni e prodigi. Ma il Signore sceglie gli umili, gli “anawim” (= poveri in ebraico), come Maria di Nazareth che si definì “serva del Signore” (Luca 1, 38) e che noi onoreremo in maniera particolare il giorno 8 dicembre con la festa dell’Immacolata Concezione.

Giovanni il Battezzatore, voce di uno che grida nel deserto (Matteo 3, 3 : è una citazione di Isaia 40, 3), proponeva un battesimo di conversione. Secondo la Legge Mosaica, la remissione delle colpe avveniva nel tempio di Gerusalemme, donando un’offerta e compiendo delle cerimonie stabilite. Per il profeta Giovanni niente di tutto questo, ma solo acqua, quella del fiume Giordano. In questo modo, immersi nell’acqua, siamo invitati a riconoscere di essere creature peccatrici, che devono però aprirsi al dono di Dio, il quale ci perdona e ci salva. La vera salvezza, quella definitiva, verrà dopo Giovanni Battista, perché lui battezza con acqua. Gesù invece non ci immergerà nell’acqua, simbolo di morte, ma nel fuoco dello Spirito Santo, che è la vita di Dio (Matteo 3, 12). Per ricevere questo battesimo di fuoco però ci vuole la conversione. “Convertitevi, poiché è qui il Regno dei Cieli” gridava infatti Giovanni nel deserto (Matteo 3, 4).

Conversione non significa fare penitenza, fare digiuni, fare mortificazioni, ecc. Conversione significa cambiamento di rotta. Cambiare quindi la nostra condotta, il nostro modo di vivere, per seguire direttamente Gesù, come lo spiega il Vangelo di Matteo nelle Beatitudini, al capitolo 5, 3-12: “Beati i poveri in spirito… Beati i miti…Beati i puri di cuore…Beati gli operatori di pace…, ecc.”. Le Beatitudini sono la quintessenza dell’insegnamento del Signore, seguendo il quale entreremo certamente nel Regno dei Cieli o Regno di Dio.

Nella solennità dell’Immacolata Concezione (8 dicembre) scopriamo tutto questo, leggendo il Vangelo della Festa (Luca 1, 26-38). Ascoltiamo il commento di Papa Francesco: “Tra le mura di casa una persona si rivela meglio che altrove (Maria infatti stava nella sua casetta a Nazareth). E proprio in quella intimità domestica il Vangelo ci dona un particolare, che rivela la bellezza del cuore di Maria. L’angelo Gabriele la chiama ‘piena di grazia‘. Se è piena di grazia, vuol dire che la Madonna è vuota di male, è senza peccato, è Immacolata… Ricevuto il più alto dei complimenti, (Maria) si turba perché sente rivolto a sé quanto non attribuiva a se stessa… Nella sua umiltà sa di ricevere tutto da Dio. E’ dunque libera da se stessa, tutta rivolta a Dio e agli altri. Maria Immacolata non ha occhi per sé. Ecco l’umiltà vera… Il Signore non ha bisogno di grandi mezzi e delle nostre capacità eccelse, ma della nostra umiltà, del nostro sguardo aperto a Lui e anche agli altri (che sono tutti suoi figli amati e oggetto del suo amore e della sua misericordia).

Con quell’annuncio, tra le povere mura di una piccola casa, Dio ha cambiato la storia. Anche oggi desidera fare grandi cose con noi nella quotidianità: cioè in famiglia, nel lavoro, negli ambienti di ogni giorno. Lì, più che nei grandi eventi della storia, la grazia di Dio ama operare” (Angelus, 8 dicembre 2021). Papa Pio IX, definendo il dogma dell’Immacolata Concezione, il venerdì 8 dicembre 1854, non pensava di ricevere la conferma nelle apparizioni della Madonna alla ragazzina Bernardetta Soubirous (1844-1879), qualche anno dopo a Lourdes (Francia), nel 1858, quando la Madonna rivelò il suo nome proprio, dicendo: “Io sono l’Immacolata Concezione”. Papa Pio IX voleva solo proclamare la tradizione della Chiesa che ha sempre creduto la Madre di Gesù “piena di grazia” (Luca 1, 28), cioè sempre stata immune da ogni macchia di peccato.

San Daniele Comboni (1831-1881) aveva una devozione fortissima per la Madre di Gesù. A lei ha consacrato il Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale, nel novembre del 1875, quando si trovava in pellegrinaggio nel santuario mariano di La Salette (Francia) e l’ha definita, in una lettera del 20 aprile del 1881, scritta al rettore del suo seminario a Verona, da El-Obeid: “La Madonna è il modello della vera missionaria dell’Africa Centrale”.

 P. Tonino Falaguasta Nyabenda