Padre Vincenzo Percassi

Il Vangelo di oggi ci presenta due quadri contrapposti cui corrispondono due profezie di Gesù.
Da un lato vi è l’immagine del tempio in tutta la sua imponenza esteriore che suscita ammirazione e di cui Gesù profetizza la rovina più completa. Dall’altro lato vi è l’immagine del discepolo e della sua vita, di cui Gesù predice la salvezza integrale. Mentre del tempio non resterà una sola pietra su pietra del discepolo fedele non si perderà un solo capello. La contrapposizione richiama una verità centrale di tutto il Vangelo: il luogo dell’incontro con Dio e quindi della relazione con lui non è esterno a noi, legato ai luoghi, a rituali o a circostanze esteriori. Il luogo di questo incontro è il nostro cuore che però ha bisogno di essere purificato per la fede e per il dono dello Spirito Santo: ecco viene il signore, profetizza Zaccaria, come un fuoco che brucia integralmente il cuore del superbo e dell’ingiusto, senza lasciare né radice né frutto, senza lasciare pietra su pietra. Lo stesso fuoco farà brillare la vita interiore dell’umile che confida nel signore e lo rallegrerà come il sole che sorge. La bellezza, la preziosità, il peso di questa realtà interiore che è il nostro cuore, la nostra anima, la nostra personalità più intima, purificata dallo Spirito Santo possiamo anche noi contribuire a “salvarla”, o se vogliamo, ad “acquistarla”. Come? Attraverso la nostra “perseveranza”, attraverso cioè la nostra capacità di “rimanere” abbastanza a lungo nelle situazioni perché possa emergere in noi una forza interiore che ci permetta di affrontarle con fermezza e di renderle l’occasione di una testimonianza. Tutto nella nostra vita, assicura Gesù, può evolvere in testimonianza, in una dimostrazione al mondo dell’amore di Dio che agisce in noi e purifica il nostro cuore. Con la nostra perseveranza noi acquistiamo la nostra anima perché non possiamo dire ancora di possederla in quanto non possediamo ancora del tutto la nostra volontà. Quest’ultima ha bisogno di formarsi nella direzione della fermezza: non correte dietro ad ognuno che promette una salvezza; del coraggio: non lasciatevi terrorizzare da eventi apparentemente incontrollabili e al di là delle vostre forze; nella direzione della serenità e della fiducia: non preoccupatevi di preparare prima la vostra difesa. È solo con le nostre decisioni di ogni giorno che, perseverando nella ricerca del bene, contribuiamo a rafforzare questa nostra volontà, a raffinare il nostro carattere, a prendere possesso, in un certo senso, della nostra personalità. Ma la perseveranza non si rivela solo nelle circostanze eccezionali e difficili. Nella vita quotidiana la perseveranza coincide con la fedeltà al proprio lavoro per il pane che mangiamo. Essa è l’impegno cioè a fare ogni cosa con il desiderio di non essere di peso agli altri e, se possibile,a portare almeno un po’ del loro peso. In tal caso, dice San Paolo, l’ostacolo primo alla perseveranza sono l’accidia, la pigrizia, il disimpegno oppure il suo contrario il disperdersi in mille cose diverse, che ci tengono costantemente impegnati, tesi a far tutto e tante cose, ma che non ci permettono però di svolgere quello che veramente sarebbe il nostro compito ed il nostro dovere più quotidiano. Quest’ultimo può appariremagari noioso e ripetitivo, ma è spesso fondamentale perché il bene comune sia preservato e perché, per la nostra perseveranza, impariamo a formare la nostra personalità interiore nella direzione della responsabilità che è il primo segno dell’amore.
Non è un caso che spesso quelli che non hanno mai tempo per fare un favore straordinario ad un’altra persona,sono quelli che perdono tempo più di tutti gli altri. Evitando di rispondere direttamente alla domanda dei discepoli che vorrebbero sapere quando verrà la fine del mondo e quali saranno i segni per accorgersene, Gesù ci invita a valorizzare la quotidianità come il luogo della nostra salvezza: “anche se alla fine del mondo venisse domani –  dirà Bonhoeffer – solo allora cesseremo di impegnarci per il Regno di Dio”, di fare cioè le cose di ogni giorno con un’attenzione rivolta più alla gloria di Dio più che al nostro piacere, più alla sua volontà che al nostro comodo ed interesse. Con la perseveranza salverete le vostre anime. Perseverando nel quotidiano e poi anche attraverso le vicende spesso contraddittorie della nostra vita, le calamità, le guerre, l’ostilità di amici e familiari, le calunnie, la solitudine noi non perdiamo nulla. Quando Gesù annuncia che nemmeno un capello del nostro capo andrà perduto ci rassicura che in questa nostra storia contraddittoria e nella nostra vita individuale, non vi è nulla da buttare. Anche ciò che a noi può apparire caduco, perduto o semplicemente irrilevante, è tenuto in conto dal padre che è nei cieli, più ancora del tempio, più ancora di tutto il cosmo che sarà sconvolto, più ancora di imperi, poteri e strutture umane che comunque devono finire.