Padre Giovanni Taneburgo

 

Attraverso la Parola che ci viene data come dono nella Liturgia Eucaristica di oggi, Dio si presenta come il Dio della vita eterna. Ci prepariamo alla riflessione con un momento di preghiera: “O Dio dei viventi, che fai risorgere coloro che si addormentano in te, concedi che la parola della nuova alleanza, seminata nei nostri cuori, germogli e porti frutti di opere buone per la vita eterna”. E così chiediamo la grazia di avere sempre la consapevolezza di essere figli e figlie della risurrezione, come la prima e la seconda lettura ci ricordano per una consolazione eterna.

Veniamo al passo evangelico. Rigettando l’immagine grossolana dell’aldilà presentata dai sadducei, Gesù parla  della risurrezione che dà inizio a un modo di vivere e di amare profondamente nuovo che ha il fondamento nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. E’ lui la sorgente della vita ed è ‘per Lui’ che tutti vivono. Ci poniamo qualche domanda: Quanti oggi la pensano come i sadducei affermando che non c’è risurrezione e quindi non c’è una vita futura in Dio? A questa domanda non diamo una risposta a taglio netto dicendo che nessuno più crede nell’aldilà. Possiamo dire che la fede di molti è debole e preferiscono non pensare a queste realtà. “Meglio non pensarci” dicono molti. D’altra parte ci sono tanti altri che sono disturbati dall’affermazione che la vita è qui e basta, e così sono attratti dalla realtà dell’aldilà. Nell’opera I demoni del grande scrittore Dostoevskij troviamo un’affermazione che ha un grande significato e che mi sembra essere un forte invito a credere nella vita eterna: “La mia immortalità è indispensabile perché Dio non vuole spegnere il fuoco d’amore che ha acceso nel mio cuore. Se ho cominciato ad amarlo durante la mia vita terrena è possibile che lui spenga me e il mio amore e mi converta in zero? Se c’è Dio, anch’io sono immortale”. Un’altra affermazione del filosofo laico Miguel de Unamuno dice: “Non dico che meritiamo un aldilà. Dico che ciò che passa non mi soddisfa, che ho sete d’eternità”. Sete di eternità: è il grande desiderio che Gesù, rivelandoci l’amore eterno del Padre, ha messo in ogni cuore umano come seme che viene evidenziato e fatto crescere nell’Eucarestia, pegno di vita eterna. L’energia per tutto ciò viene data dallo  Spirito Santo. Abbiamo qui la Trinità che ci dona vita come danza. Permettetimi di ricordare il titolo di un libretto da me scritto nel 2017: ‘DANZANDO CON DIO – Credo che la vita sia musica che Dio ha scritto per essere danzata’. Per essere danzata per sempre!

Come possiamo far crescere in noi la convinzione della vita eterna? Innanzi tutto attraverso un’esperienza continua dell’amore che Dio ha per noi e che possiamo gustare grazie alla preghiera costante, in particolare la Celebrazione Eucaristica e il Sacramento del Perdono (la Confessione). E’ qui che vediamo la bellezza dell’espressione di un autore francese, Gabriel Marcel che afferma: “Dire a una persona ‘ti amo’ significa dire a quella persona ‘tu non morirai mai’.  Questa espressione pronunciata da Dio ha il valore di una verità che dona sicurezza nel cuore. Altri modi per rafforzare in noi la Convinzione della vita eterna: * Ricevendo e donando amore, giorno dopo giorno, per diventare così arricchiti da questa realtà così da poter fare nostra, pensando alla tomba che accoglierà i nostri resti mortali, l’espressione del teologo e missionario Valentino Salvoldi: “Questa tomba è troppo piccola per contenere il mio amore; risorgerò”. * Considerando la morte come il momento privilegiato del nostro incontro faccia a faccia col Signore della vita. * Desiderando di ispirare sempre tutte le persone che incontriamo con il nostro atteggiamento positivo nei confronti della morte. * Contemplando la Madonna e tutti i santi e le sante che sono presenti nel glorioso regno di Dio e che ci danno questo messaggio rassicurante: “Dove siamo noi siete chiamati ad essere anche voi”.

Veramente l’amore è molto più forte della morte. Beato, beata chi ci crede!

 

P. Giovanni Taneburgo

Missionario Comboniano