Padre Giovanni Taneburgo

 

Nella prima lettura della Liturgia Eucaristica di oggi, presa dal libro del profeta Abacuc, leggiamo: “Il giusto vivrà per la sua fede”. Questa fase, ricca di significato, vuol farci capire che per vivere la nostra vita in modo creativo, dobbiamo essere sostenuti dalla fede, e le motivazioni di tutte le nostre azioni devono essere nel contesto della fede. Altri passi della Scrittura ci dicono che siamo salvati da Dio grazie alla potenza del suo Amore Misericordioso da noi accolto con fede; fede che diventa sempre più un fidarsi e un affidarsi a Lui. Ecco allora che facciamo nostra  l’invocazione che gli apostoli rivolgono a Gesù nel passo evangelico di oggi: “Accresci in noi la fede”. Com’è stupenda la risposta che Gesù dà e che ci fa capire che mediante la fede possiamo fare cose grandi per la gloria di Dio, per il bene nostro e per il bene di tutti. Ci fa capire anche che, grazie alla fede, Dio stesso si mette a nostro servizio per sostenerci nel nostro cammino di vita, per perdonarci quando chiediamo perdono per i nostri peccati, per attirarci a sé nel processo di conversione, e per darci il dono della speranza, assicurandoci che il futuro è nelle sue mani. L’agire di Dio è diverso dall’agire del padrone della parabola.

Ma di quale fede stiamo parlando? Vedete, nella nostra società, la fede è stata così tanto impoverita nel suo significato: da essere una realtà altamente dinamica è stata ridotta a realtà da quasi letargo. Molti infatti pensano di avere fede solo perché credono che Dio esiste. Ma questo loro credere non ha nessun influsso positivo nella loro vita. Altri pensano che avere fede significhi andare in chiesa nei giorni festivi, recitare il rosario, dire le preghiere mattino e sera, fare il segno della croce anche se in modo affrettato quando si passa dinanzi a una chiesa, indossare una collanina con una croce, con una medaglia della Madonna e cose simili. Non dico che queste cose appena elencate non abbiano senso; dico che la fede è una realtà molto più ricca e più complessa di quelle pratiche elencate e che anch’esse devono essere espressioni di quella fede che dà vita e genera gioia ed energia nel cammino di vita. Ecco allora che la fede di cui Gesù parla è una realtà poliedrica. Oltre a ciò che ho detto sopra nel primo paragrafo, la fede è: – Crescita nella nostra relazione d’amore con Dio e nelle nostre relazioni con noi stessi, con gli altri e con il creato. – Obbedienza al piano di salvezza che Dio realizza nella storia, attraverso l’osservanza dei Comandamenti e del Messaggio Evangelico con coerenza, generosità e sacrificio. – E’ abbandonarsi nelle mani di Dio nella convinzione che chi si affida a Dio non può rimanere deluso. – E’ condivisione dei doni di Dio con gli altri, in particolare della sua Parola di vita. – E’ impegno nella Missione affidata da Dio alla Chiesa e quindi a noi e a tutti i seguaci di Cristo.

Possiamo capire così che la vita cristiana non è una passeggiata in un giardino fiorito senza sofferenza, senza impegno, senza prove, senza sudore e senza la Croce. La vita cristiana è un cammino spesso in salita in cui però Dio dona l’energia dello Spirito e in cui noi siamo chiamati ad aiutarci a vicenda. La conclusione di tale cammino è la Vita per sempre!

Concludendo la nostra riflessione, facciamo nostre alcune espressioni di una bella preghiera di don Tonino Bello alla Madonna: “Santa Maria, ti imploriamo di starci vicino. Rinnova per noi la tenerezza che usasti con Gesù, e nel momento della prova, liberaci dal pianto dei disperati. Facci capire che l’ultima nostra vocazione è la festa. Accresci le nostre riserve di coraggio. Raddoppia le nostre provviste di amore. Alimenta le lampade della speranza. Fa che non smettiamo di attendere con fede colui che verrà finalmente a ’mutare il lamento in danza e la veste di sacco in abito di gioia’”.

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano