Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

 

Siamo sempre alla scuola del profeta Amos e ascolteremo ancora l’evangelista Luca che ci presenterà, dalla bocca di Gesù, la parabola del ricco epulone (chiamato così da san Pietro Crisologo, vescovo di Ravenna, nel quinto secolo dopo Cristo; il significato letterale è: banchettatore) e del povero Lazzaro.

A questo proposito è utile ricordare quanto la ONG inglese OXFAM ( che ha come scopo la lotta alla povertà in più di 90 paesi del Mondo; è sorta nel 1942 a Oxford in Gran Bretagna) dice a proposito della distribuzione delle ricchezze di questo Mondo. Il 20% della popolazione del pianeta Terra consuma l’80% delle ricchezze mondiali. Ma non è finita. E’ opportuno anche conoscere le altre cifre, pubblicate nel gennaio del 2019, alla vigilia del World Economic Forum di Davos in Svizzera: nel 2018, 26 persone detenevano da sole la ricchezza di 3,8 miliardi di esseri umani sui quasi 8 della popolazione mondiale; il 20% degli abitanti del Mondo possedeva il 72% dei beni di tutta l’umanità….

Allora l’insegnamento del profeta Amos, dopo 2800 anni, diventa ancora di grande attualità.”Distesi su letti di avorio – dice il profeta – e sdraiati sui loro divani, mangiano gli agnelli e i vitelli cresciuti nella stalla” (Amos 6, 4). Ma egli continua a dirci, per farci riflettere: “Canterellano al suono dell’arpa, come Davide improvvisano su strumenti musicali; bevono il vino in larghe coppe e si ungono con gli unguenti più raffinati!” (Amos 6, 6). Ma la loro rovina è certa: “Cesserà l’orgia dei dissoluti!” (Amos 6, 7). Parole impressionanti e di terribile attualità. Quando vediamo lo sperpero delle ricchezze da parte del Mondo fortunato (Esempio: le immondizie gettate via in una sola giornata a Milano potrebbero far vivere normalmente due milioni di Indiani!). Per questo decine di milioni di profughi (nel 2020 erano più di 91 milioni!) abbandonano i loro paesi, dove c’è violenza, fame, sfruttamento e miseria, per venire in Europa, negli Usa, in Australia o nel Medio Oriente. E questo fenomeno non farà che aumentare nei prossimi anni.

Allora ascoltiamo il Vangelo di oggi (Luca 16, 19-31). E’ una parabola raccontata ai discepoli, ai quali il Signore aveva esposto l’astuzia dell’amministratore disonesto e la necessità di vedere i beni di questo Mondo (= Mammona) non come idolo, ma come mezzo per vivere la fraternità: la prima generazione cristiana ce ne ha dato l’esempio. (Atti 4, 32- 35). C’era un ricco, secondo la parabola di Gesù. Forse Egli si riferisce al re Erode Agrippa I (Atti 12, 21-23). E c’era un povero. Questa volta ha un nome: Lazzaro (che significa: Dio aiuta). Il povero è un fratello che ci permette di vivere la fratellanza e ci fa scoprire chi è Dio. Infatti l’alleanza con il Signore passa sempre attraverso l’amore del fratello e della sorella. Innumerevoli sono i passi della Bibbia che illustrano questo concetto. Ne citiamo solo alcuni: Esodo 22, 20-26; Deuteronomio 15, 1-15; Isaia 5, 8; Geremia 22, 13-17; Tobia 4, 7-11; Siracide 3, 30, per limitarci solo all’Antico Testamento. Per il Nuovo, ci basta citare san Giacomo: “Una religione pura e senza macchia davanti a Dio nostro Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni e conservarsi puri da questo Mondo” (Giacomo 1, 27). E questo Mondo, lo sappiamo e lo vediamo ogni giorno, si regge sull’amore al denaro: “Mammona iniquitatis” (= la ricchezza ottenuta con l’ingiustizia e la violenza). Il Papa Francesco ha fatto una visita apostolica a Cagliari, il 22 settembre 2013, e così si è rivolto agli operai, in cassa integrazione da lungo tempo: “Dove non c’è il lavoro, manca la dignità. Non è solo un problema della Sardegna, dell’Italia o di alcuni paesi europei. E’ la conseguenza di una scelta mondiale, di un sistema economico che porta a questa tragedia, un sistema economico che ha al centro un idolo che si chiama denaro… Il Mondo è diventato idolatra del dio denaro: comandano i soldi, comanda il denaro!”. Più chiaro di così non si può essere. Gesù infatti ha detto: “Non potete servire Dio e Mammona” (Luca 16, 13). Che fare allora? Bisogna accogliere Lazzaro e aiutarlo. Ricordiamoci soprattutto Domenica 25 settembre, quando siamo invitati a scegliere un partito per le elezioni politiche.

Dice la parabola di Gesù che, alla morte, Lazzaro fu portato nel seno di Abramo, cioè in Cielo; mentre il ricco fu sepolto e si trovò nell’Ade. L’Ade è la dimora di chi è stato furbo secondo il Mondo e non si è servito del denaro per procurarsi “le tende eterne” (Luca 16, 9), vivendo la fratellanza con la condivisione dei suoi beni. L’abisso tra il Cielo e l’Ade è invalicabile e questo abisso è stato scavato dal ricco stesso, rifiutando di accogliere Lazzaro come un fratello. La sola soluzione, per essere sicuri di andare nel seno di Abramo (= la comunione con Dio nella felicità eterna del Paradiso) è quella di ascoltare la Parola di Dio (che si trova nella Bibbia), che si sintetizza, secondo san Paolo, nel comando dell’amore (Romani 13, 10).

San Daniele Comboni (1831-1881) ha sempre predicato l’urgenza di amare gli Africani, che erano i più poveri fra i poveri. Perché questo era il Vangelo di Gesù da diffondere nel suo immenso Vicariato Apostolico. “O Nigrizia o morte” ha gridato a Magonza (Germania), nel settembre del 1871, al Congresso dei Cattolici tedeschi, e a questo motto è rimasto fedele fino alla fine della sua vita.

P. Tonino Falaguasta Nyabenda