Padre Giovanni Taneburgo

 

Per la nostra riflessione oggi ci concentriamo sul passo evangelico e sul messaggio sfidante che ci presenta. Ecco come lo interpreto io: La vita non nasce e non cresce nell’isolamento. Infatti nell’isolamento c’è solo morte e in esso è la persona stessa che si rende vittima di un abisso tremendo di egoismo ottuso, mentre pensa di potersela spassare non vedendo altro che i propri bisogni e le proprie fisime; il tutto trasformato in diritto. Il Signore non condanna una vita dignitosa in cui la ricchezza è segno del suo amore ed espressione della sua provvidenza. Ciò che Egli condanna è l’indifferenza gelida di chi è ricco e festaiolo e non si accorge di chi è nel bisogno. Veniamo alla parabola e poi verremo di nuovo a noi.

Nella parabola vediamo un abisso, un burrone incolmabile tra l’uomo ricco e il povero Lazzaro. L’abisso è innanzi tutto nel cuore del ricco, è nella sua vita e nelle sue false sicurezze che l’avvolgono come una corazza. Il povero ha un nome, Lazzaro; il ricco non ha un nome proprio ed è stato qualificato dalla tradizione  come ‘epulone’ per la sua abitudine quotidiana di godersela; il suo ‘biglietto da visita’ è il suo essere ricco. Ama il lusso, si prende cura dei suoi cani e ignora Lazzaro considerandolo un nulla. Nella parabola si apre uno spiraglio sull’eternità: Lazzaro è presentato trasfigurato accanto ad Abramo, l’uomo ricco invece è presentato negli inferi, afflitto dalla sofferenza di vedere di Dio da lontano senza potersi dissetare alla sua fonte di acqua viva, senza poter gioire per la sua magnificenza e  per la gloria dei suoi Santi e delle sue Sante.

E adesso, veniamo a noi. Senz’altro c’è anche per noi il rischio di cadere nell’egoismo  che genera indifferenza e scava abissi, il rischio di usare le cose sentendoci padroni di esse, senza quindi trasformarle in dono per gli altri, vicini e lontani. Chiediamo al Signore perdono per quelle volte quando non ci siamo accorti di chi ci era accanto,  soprattutto di chi era nel bisogno e nell’ abbandono. Chiediamo anche la grazia di avere sempre in noi la compassione del cuore per vedere e comprendere le sofferenze, le pene e i bisogni di tutti e per condividere con tutti ciò che abbiamo trasformando tutto in dono.

Che la Madonna, Mamma di Gesù e Mamma nostra, ci ottenga il dono della sapienza per capire, in sintonia con la parabola evangelica, che siamo convertiti all’apertura verso tutti e possiamo già contemplare ‘i cieli aperti’ per noi, non grazie a visioni, a segni prodigiosi, nemmeno grazie al ritorno di un morto. No, siamo convertiti dall’incontro  con Cristo Gesù Salvatore e dal nostro incontro con tutti i nostri fratelli e le nostre sorelle in Lui. Grazie a questa realtà stupenda cominciamo a gustare già sin d’ora la gioia che chiamiamo la gioia celeste.

Oggi in Italia si vota. Speriamo  che tutti coloro che hanno il dovere di votare votino superando resistenze e indifferenza, e che coloro che saranno eletti alle leadership del paese, operino per il bene di tutti con onestà, cura e vero impegno. E’ questa la MISSIONE in cui siamo chiamati tutti ad essere coinvolti: impegnarsi per il bene di tutti!

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano