Padre Giovanni Taneburgo
Ho voluto dare un titolo alla nostra riflessione di oggi: “ESSERE SEGUACI DI CRISTO GESU’ HA UN PREZZO”. Perché? Perché mentre desideriamo la pace, la pace da Lui portata non è per nulla quieto vivere. Essa è paragonabile a un fuoco che si propaga per purificare ogni cosa grazie all’azione di Gesù che chiede con la collaborazione dei suoi seguaci e quindi la nostra. Essa è come fuoco perché comporta strappi e lacerazioni per abbandonare il perbenismo della “vecchia vita” che si sostiene con compromessi e si nasconde dietro ipocrisie. Inoltre essa ci chiede sacrifici per poter aprirci alla “vita nuova” della coerenza col Vangelo e perché la nostra presenza sia critica e propositiva non solo nella nostra tormentata Italia, ma anche nella realtà ecclesiale. Accogliamo tutto ciò in comunione con Papa Francesco, uomo della pace a caro prezzo, anzi uomo che è, in modo coraggioso, ‘di e per’ Cristo Gesù che è la nostra pace (cfr Efesini 2,14).
E ora, illuminati ancora da Papa Francesco e da don Tonino Bello che fu presidente nazionale di Pax Christi, ricordiamo l’evoluzione e l’arricchimento che, ai nostri giorni, sono elementi presenti nel concetto di pace: “la pace oggi si declina inesorabilmente con la giustizia e l’integrità del creato. Che realtà efficace e scomoda: finché per secoli e secoli nelle nostre chiese abbiamo parlato di pace, nessuno ha protestato. Quando sulla scorta della Parola di Dio si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia, si sono scatenate le censure dei potenti”. Infatti chi è persona di pace, è perseverante e tenace e di conseguenza è scomoda e va controtendenza, proclamando il Vangelo che brucia tutto ciò che è male e ci rende capaci di lottare contro ogni ingiustizia.
La lotta per la pace, mentre si è circondati da tante ingiustizie, implica un cammino di maturazione personale. Infatti diventare discepoli di un Vangelo che brucia e genera pace, significa salire sulla croce con Gesù, mentre Egli ci assicura che dalla croce nasce la forza per non arrendersi e nasce un mondo nuovo. Tutto ciò, con le nostre sole forze non è possibile, anche perché lottando per la pace andiamo incontro a situazioni scomode come quelle che toccarono al profeta Geremia (Prima lettura).
Ecco allora la Missione che viviamo come comunità cristiana e carismatica, sollevando la speranza di tutti, denunciando ogni ingiustizia, e proclamando la liberazione operata da Cristo Gesù.
Chiediamo la grazia di non soffocare il fuoco che Cristo Gesù è venuto ad accendere, e chiediamo di sentire il bisogno di pregare per la pace. Cito con gioia una frase del Cardinal Martini: “La preghiera per la pace viene prima dell’impegno per la pace perché pregare per la pace significa aprire il cuore umano all’irruzione della potenza rinnovatrice di Dio, della forza dello spirito del Risorto, della grazia divina che può creare aperture per la pace anche là dove sembra vi siano soltanto ostacoli e chiusure”. Proprio come nel nostro mondo d’oggi in cui Papa Francesco ci invita continuamente a vivere una società alternativa nella quale i rapporti non siano più di competitività e di conflitto, ma rapporti autentici di amore e di perdono come doni di Dio offerti a ogni persona e come doni condivisi da ogni persona proprio con tutti.
E così crediamo che ogni tipo di oppressione e ogni tipo di guerra possono cessare, e tutti possono vivere come fratelli e come sorelle. Che questa realtà desiderata e promossa da San Francesco d’Assisi, diventi modo di essere e di agire nel nome di Cristo Gesù. “Pace a voi!” Egli ci dice ancora una volta.
Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano