Padre Giovanni Taneburgo

Nella Liturgia Eucaristica di oggi, abbiamo una richiesta espressa senza mezzi termini. Mediante la sua Parola, Dio, fedele alle sue promesse, ci chiede di essere noi stessi fedeli per vivere come pellegrini in questo mondo. Lo scopo di tale richiesta è bellissimo e vantaggioso per noi. Eccolo: affinché, vigilanti e saggi, abbiamo ad accogliere Cristo Gesù. Egli che è venuto nella carne più di venti secoli fa e che verrà nella gloria, viene  nel qui e nell’adesso della nostra vita per donarci la salvezza promessa dal Padre.

Come possiamo accogliere tale richiesta di Dio con generosità? Fidandoci di Lui e affidandoci a lui, seguendo l’esempio di fede pronta e senza misura di Abramo. La seconda lettura, presa dalla lettera agli Ebrei, elogia la fede di Abramo che, “chiamato da Dio,  obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava”. Inoltre, ancora la stessa lettura, elogia Abramo per la sua obbedienza incondizionata a Dio durante tutta la sua vita; elogia pure tutti i nostri antenati nella fede perché vissero e morirono senza aver ottenuto i beni promessi. “Li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulle terra”. Chiaramente erano alla ricerca della patria celeste. 

Veniamo alla nostra fede. Facendo riferimento alle tre parabole del passo evangelico odierno, diciamo che deve implicare autenticità, distacco e vigilanza. E’ questa la fede che salva e che addirittura induce Dio a mettersi a nostro servizio. Pensiamo a Gesù che lavanda i piedi dei suoi discepoli.

Analizziamo allora gli elementi della nostra fede nella concretezza della nostra vita:

La fede è innanzi tutto un incontro privilegiato tra noi e Cristo Gesù che è vivo e operante nella Chiesa, nel mondo e nella nostra vita anche nei momenti che ci sembrano dolorosi e pieni di oscurità. Senza questo incontro nel nostro intimo, la fede non sussiste.

La fede è accoglienza dell’azione salvifica di Gesù a livello intellettuale, di cuore e viscerale. Cristo Gesù non si impone mai. La sua azione è sempre nel contesto di una grande proposta per cui Egli aspetta sempre la nostra accoglienza della sua persona, del suo messaggio, del suo modo di essere e di agire e di tutti i suoi doni; ad esempio il suo perdono, l’Eucarestia, l’energia dello Spirito Santo, la comunione nella Chiesa.

La fede è disponibilità. E’ una risposta libera e impegnativa alle proposte di Dio, senza calcoli e con apertura al rischio. Dio può chiederci di abbandonare le nostre sicurezze e ciò che ci è familiare per percorrere la strada del futuro che è suo e deve diventare nostro. Si tratta del rischio dei sogni che lo Spirito ci dona. Vi do un esempio personale: quante volte, mentre stavo benissimo in un posto, in una comunità con tutti i suoi membri ben affiatati, con un determinato stile di vita, l’Obbedienza mi chiese di andare altrove. Ubbidire mi  costò, ma poi mi sono trovato bene e Dio è stato sempre generoso con me.

La fede è conversione. Infatti la fede implica una grande trasformazione prima di tutto nel profondo del nostro intimo e poi nei nostri comportamenti. E il cammino di conversione non finisce mai. E mentre ci si abbandona nelle mani di Dio come argilla nelle mani del vasaio, ci si espone alla sofferenza della trasformazione operata da Dio con la nostra trasformazione. Ci fidiamo di Dio, ci affidiamo a Lui e diciamo: “Signore, prendici come siamo e facci come tu vuoi. Dacci la grazia di abbandonare il peccato che ci affligge e di fare il bene che genera vita.

La fede è missione. Cioè condivisione con gli altri di tutti i doni di salvezza che Dio ci ha dato e continuamente riversa su di noi. In particolare la condivisione della Parola di Vita e la nostra esperienza di Chiesa, con l’accoglienza di tutto il bene che incontriamo negli altri con rispetto e gratitudine.

La fede è gioia. Come possiamo accogliere Dio che è a nostro servizio, e rimanere nella tristezza? Ricordiamo che la tristezza rende debole la persona che ad essa non reagisce, e la chiude in se stessa.

La fede invece rende la persona che di essa vive, aperta a Dio e a tutti, la rende capace di essere in cammino verso il futuro ricco delle sorprese di Dio e di proclamare, come Maria: “L’anima mia magnifica il Signore”.

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano