“Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,19-23)

Le porte del cenacolo sono chiuse. Gli apostoli sono insieme paurosi e confusi, ma credenti nelle promesse di Cristo sul dono dello Spirito Santo: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni”(At 1,8). Il giorno di Pentecoste lo Spirito fa esplodere il cenacolo. Lo Spirito infuoca i loro cuori, illumina le loro menti, dà nuovo vigore alla loro volontà e conferma la loro vocazione di apostoli. Inizia l’avventura evangelica del popolo di Cristo. Inizia il cammino missionario della Chiesa. I nostri delegati sono riuniti nel cenacolo dell’aula capitolare. Li pensiamo in atteggiamento di ascolto. Auguriamo loro di mantenersi sempre in ascolto: in ascolto allo Spirito di Dio che ha molto da dirci, in ascolto ai confratelli che sperano che il Capitolo sia tempo di grazia missionaria per la famiglia comboniana; in ascolto, soprattutto, alla missione pensata e disegnata da Comboni. Tra tante parole, relazioni e dialoghi, due potrebbero essere gli atteggiamenti importanti dei capitolari e di tutto l’Istituto : credere e saper rischiare.

 

VIENI SPIRITO SANTO, AIUTACI A CREDERE

Certi segni di crisi sono evidenti e le nostre preoccupazioni sono reali, ma dobbiamo credere per non rimanere prigionieri delle nostre paure, delle nostre analisi e delle nostre difese. Dobbiamo credere nello Spirito che sa creare cose nuove al momento opportuno. Allo Spirito rinnovatore dobbiamo chiedere una grazia : credere che Dio crede nel nostro Istituto.
Oggigiorno non possiamo più limitarci solo ai dati, spesso desolanti e costanti, o alle analisi o a quell’autoconsolazione che nasconde pessimismo, insicurezza e paura. Dobbiamo insistere in un processo di riflessione nello Spirito per sconfiggere un certo andazzo che frena l’entusiasmo dell’Istituto, mette ostacoli alle novità di Dio ed indebolisce la forza del nostro carisma. Giustamente è stato detto e ripetuto che è tempo per ritornare al cuore del nostro carisma, alla spiritualità comboniana per la missione. Dobbiamo attingere sempre a quella forza carismatica e a quella ricchezza spirituale che ha sempre sostenuto il nostro Istituto e lo ha guidato nei momenti più difficili.
Un’altra grazia dobbiamo chiedere allo Spirito di Dio: saper collaborare di più con i nostri superiori, tutti i superiori. Chi ama la propria vocazione cresce nell’obbedienza come disponibilità e collaborazione per il bene di tutti. Da varie valutazioni emerge che l’obbedienza sta diventando una virtù debole e che anche i superiori, per paura di soffrire di più, chiudono troppo gli occhi, anche in situazioni gravi. Resta comunque il fatto che gli individualismi e personalismi rendono pesante il compito del superiore. Eleggere i superiori, chiedendo loro di accettare un servizio difficile per il bene di tutti, e poi lasciarli da soli, o peggio ancora, negando loro ogni tipo di collaborazione, è la via più sicura per minare il bene dell’Istituto.

 

VIENI SPIRITO SANTO, AIUTACI A SAPER RISCHIARE

Nella piccola parabola evangelica del commerciante di perle preziose (Mt 13,45-46), troviamo alcuni elementi fondamentali che ci permettono di abbracciare la dinamica del rischiare.
Si rinuncia a quelle perle preziose (il mercante va e vende quelle che ha) non perché siano false: sono autentiche e hanno costituito fino a quel momento il tesoro del mercante. Si rinuncia a perle autentiche, con dolore e contemporaneamente con fiducia, perché si è trovata “la” perla definitiva, quella che ha riempito lo sguardo ed il cuore del commerciante: e lui comprende che non può acquisire questa, se non vende quelle. Nella scelta esiste sempre il rischio e la paura di una decisione sbagliata.
Applicando la parabola alla nostra realtà, dobbiamo dire che è arrivato il tempo di rinunciare per avere un bene maggiore, e per essere più significativi. Quando parliamo, per esempio, di ristabilire equilibrio tra impegni e personale, di raggruppamento, di consegnare opere… parliamo esattamente di saper rischiare, di sapere osare, di rinunciare a delle perle valide per puntare su una sola perla: realizzare bene oggi la nostra missione secondo il nostro carisma, le nostre forze, le nostre intuizioni e secondo il volere di Dio.

 

VIENI SPIRITO SANTO, AIUTACI AD APPREZZARE IL NOSTRO CARISMA

I capitolari spesso iniziano il capitolo con fervore, cercando lo straordinario, il nuovo,il profetico. Nel percorso si accorgono che forse il nuovo significa riscoprire quei tesori da tempo esistenti nell’istituto e a volte trascurati. Il nuovo allora significa tornare alla passione per la missione per la quale Comboni parlò, lavorò,visse e morì. Il nuovo è guardare al futuro con ottimismo, è andare avanti con le nostre povertà e ricchezze.
Un andare avanti che spesso esige il dovere di un ritorno alle sorgenti di quel patrimonio ricchissimo di esperienze di fede, che è arrivato fino a noi attraverso il sacrificio dei confratelli, che ci hanno preceduto, trasmettendoci la passione per la missione.
Un andare avanti con la raccomandazione di Daniele Comboni a contemplare il Dio crocifisso che si è spossessato senza risparmiarsi per camminare insieme a tutti i crocifissi del mondo.
Un andare avanti con una spiritualità alimentata dalla preghiera, riconoscendo che “il missionario non può far nulla senza il Cristo che lo manda e che la diffusione del Vangelo è legata alla preghiera”. Un andare avanti con la spiritualità comboniana, capace di sognare fortemente cose nuove per i più poveri, gli ultimi, gli esclusi. Un andare avanti con coraggio. “Coraggio soprattutto per il futuro”, diceva Daniele Comboni.

VIENI, SPIRITO SANTO, SPALANCA I NOSTRI CUORI .

Vieni, Spirito Santo,apri le nostre frontiere a tutti. Facci capire che possiamo vivere come famiglia e parlare la stessa lingua con chi arriva dal nord o dal sud, dall’est o dall’ovest. È tempo di osare, rischiare e credere. Aiutaci a guardare al futuro con ottimismo e speranza. Aiutaci a seguire Daniele Comboni che ci ricorda che:Dio è sempre presente e che si serve sempre dei deboli per le imprese più difficili” (S 3179). Ci dice anche: “Stiamo sempre tranquilli, allegri, coraggiosi, e generosi per Gesù Cristo” (S 221).

 

P. Teresino Serra