Una scena che, purtroppo, abbiamo visto tante volte: cariche, reticolati, cani lupo, getti d’idrante, manganelli, odio, disprezzo. Tutto e tutti riversati su poveri migranti inermi e terrorizzati. Umanità contro disumanità. Razzismo contro fraternità. Miseria contro opulenza. Disprezzo contro povertà. E al centro della scena tragica , consumata alle porte dell’Europa, al confine tra Bielorussia e Polonia, un corpicino senza vita , un bambino siriano, senza nome e di circa un anno di età, morto di freddo solo e abbandonato. Come non ricordare, a questo punto, un passaggio brevissimo nei “Fratelli Karamazov” di F. Dostojeski,che descrive una scena cruda e tragica: “Quando la madre abbraccerà l’aguzzino che ha fatto dilaniare suo figlio dai cani e tutti e tre grideranno fra le lacrime: “Tu sei giusto, o Signore!”, allora si sarà raggiunto il coronamento della conoscenza e tutto sarà chiaro. Ma l’intoppo è proprio qui, è proprio questo che non posso accettare”.

LE LACRIME DEI BAMBINI INNOCENTI
Non c’è dubbio che anche una sola lacrima di un solo bambino, sarà il nostro più crudele banco d’accusa, per noi e per l’umanità. La notizia della morte, per freddo, di un bambino, nel campo profughi, tra la cattolicissima Polonia e la Bielorussia, avrà riportato alla nostra memoria scene dolorose di un film drammatico, che si trascina ormai da secoli. Le immagini dell’olocausto, la violenza fisica e morale, inferta all’anima innocente, da chi invece avrebbe dovuto difendere i bambini, ci fanno rabbrividire. La violenza sui bambini, purtroppo, non ha etichetta; spazia dalle famiglie alle sagrestie, dai centri sportivi alle scuole. Una mattanza che si consuma quotidianamente, con disumana crudeltà.

IL SILENZIO PESANTE DI DIO
Sorgono i dubbi e le domande: Dio è buono, grande nell’amore, ma potrà mai aprire il cuore di fronte a tanta crudeltà? Altro problema che in tanti pongono, è la stessa presenza di Dio nel cammino dell’umanità. Molti si domandano: dov’è Dio quando un aguzzino, indegno persino di essere chiamato “uomo”, non ha rispetto dell’innocenza di un bambino? Ma è possibile che non ci rendiamo conto che ogni qual volta non ci indigniamo di fronte a queste scene siamo anche noi carnefici? Si, il pianto di un bambino sarà lo scranno del nostro Giudizio Finale. Se prima di noi, uomini e donne, hanno taciuto la morte di milioni di persone, e noi e la storia oggi le condanna, noi tra ottanta o novanta anni, non saremo meno di loro.

LE LACRIME DEI MIGRANTI CI CONDANNERANNO
Se i chilometri di filo spinato che oggi dividono paesi cristiani, impedendo a un manipolo di disperati di avere un tozzo di pane e una coperta, hanno diritto di essere tollerati dall’umanità, noi non saremo giudicati diversamente dai carnefici del secolo scorso, e da tutti coloro che, con altre definizioni, hanno insanuinato il cammino dell’umanità. Dovranno essere imbastiti molti processi come quello di Norimberga, perché domani i colpevoli, silenziosi e complici di tante stragi taciute, potremo essere proprio noi. E se poi aggiungiamo che la nostra religione, la nostra cultura è intrisa di cristianesimo, saremo ancora più colpevoli. A nulla ci servirà fare appello, e implorare il Signore dicendogli,come nel vangelo, che abbiamo mangiato e bevuto con Lui, che lo abbiamo incontrato nelle chiese o cattedrali, o nelle nostre sagrestie. Saremo condannati senza appello. Basterà il pianto di un bambino, una sola lacrima versata da uno di loro, per non essere degni di misericordia e perdono.

 A cura di P. Teresino Serra

 (Fonte: Osservatore Romano e Voce del Logudoro)