I giorni sabato e domenica, 9 e 10 Ottobre, Papa Francesco ha aperto il cammino per il Sinodo con un momento di riflessione al centro del quale ha presentato l’identità di una “Chiesa di vicinanza”, che parta dall’ascolto e dalla partecipazione di tutto il popolo di Dio. L’auspicio del Papa è che possa essere un Sinodo guidato dallo Spirito di Dio e dall’amore dei Cristiani per la Chiesa come comunità di Cristo.
Papa Francesco ha sottolineato che con in questo sinodo lo Spirito ci chiama non a fare un’altra Chiesa, ma a impegnarci, tutti, a fare una Chiesa diversa”.
Il Papa ci ha anche messo in guardia da tre rischi: il formalismo, l’intellettualismo e l’immobilismo, che “sarebbero un veleno nella vita della Chiesa”, annullando una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio; e trasformando i discorsi sulla comunione in pie intenzioni

FORMALISMO

Il Papa sottolinea con fermezza:“Se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nel Popolo di Dio, soprattutto tra sacerdoti e laici. Ciò richiede di trasformare certe visioni verticiste, distorte e parziali sulla Chiesa, sul ministero presbiterale, sul ruolo dei laici, sulle responsabilità ecclesiali, sui ruoli di governo e così via”,

INTELLETTUALISMO

Un secondo rischio, secondo Papa Francesco, è quello dell’intellettualismo: “trasformare il Sinodo in una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo”; un vero ‘macinare parole’, finendo per ricadere nelle solite sterili classificazioni ideologiche e partitiche, e staccandosi dalla realtà del Popolo di Dio e dalla vita concreta delle comunità cristiane in tutto il mondo”.

IMMOBILISMO

Per Papa Francesco avverte che “ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome si è sempre fatto così, è meglio non cambiare”. Chi si muove in questo orizzonte, anche senza accorgersene, cade nell’errore di non prendere sul serio il tempo che abitiamo. Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore. Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, sia un processo in divenire e coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che cerchi “un tempo di bene e di grazia” per tutti

NUOVE OPPORTUNITÀ

Il Papa crede fermamente che sono tre le opportunità che il Sinodo deve cogliere per tornare “allo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza”. E aggiunge: “Se non arriveremo a questa Chiesa di vicinanza, con compassione e tenerezza, non saremo la Chiesa del Signore”. Il sogno di Francesco è di “una Chiesa che non si separa dalla vita, ma si fa carico delle fragilità e delle povertà del nostro tempo, curando le ferite e risanando i cuori affranti con il balsamo di Dio. Il Sinodo, inoltre, “deve offrire l’opportunità di diventare una Chiesa dell’ascolto: di prenderci,tutti, una pausa dai nostri ritmi, di arrestare le nostre ansie pastorali per fermarci ad ascoltare. Ascoltare i fratelli e le sorelle sulle speranze e le crisi della fede nelle diverse zone del mondo, sulle urgenze di rinnovamento della vita pastorale e sulla sofferenza dei crocifissi del nostro tempo.

P. Teresino Serra