Ecco la scena del giorno di Pentecoste: Le porte del cenacolo sono chiuse. Gli apostoli vivono paurosi, confusi, passivi,inattivi. All’improvviso dal cielo un vento vigoroso e spaventoso investì tutta la casa dove si trovavano. Lo Spirito fece esplodere il cenacolo. Tutti erano stupiti e perplessi, chiedendosi l’un l’altro: «Che significa questo? Lo Spirito Santo infuoca i loro cuori, illumina le loro menti, dà nuovo vigore alla loro volontà e conferma la loro vocazione di apostoli. Inizia l’avventura apostolica del popolo cristiano. Inizia il cammino della Chiesa, tra mille ostacoli, derisioni, opposizioni e persecuzioni. ».(cf Atti 2,1-12)

INCONTRO COL POPOLO: Dice Luca negli Atti degli Apostoli: “Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita, perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e dicevano: “…costoro che parlano non sono forse tutti dei Galilei? E com’è che li sentiamo parlare ciascuno la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti…” E segue un elenco di popoli e di lingue. Il tutto fa parte dell’evento Pentecoste. San Luca, poi, stabilisce un parallelismo con l’episodio di Babele (Gen. 11), dove la situazione è completamente opposta. E’ una situazione di caos, quel caos che continua ancora oggi: caos linguistico e ideologico, caos politico ed economico, caos religioso e morale. E, come ci ha ricordato il Santo Padre, c’è caos anche nella vita della Chiesa. Il parallelismo di Luca consiste in questo: a Babele parlano tutti la stessa lingua, ma nessuno riesce a capire l’altro. A Pentecoste parlano lingue diverse, eppure tutti si capiscono come se parlassero un’unica lingua. La spiegazione è nel confronto: gli uomini di Babele dicevano: “…Venite e costruiamo una città e una torre la cui cima tocchi il cielo” Poi, sottovoce, aggiungono: “Facciamoci un nome”. Il peccato consiste esattamente nell’agire non per onorare la divinità, ma per farsi un nome. In tutti può presentarsi la tentazione del protagonismo e della volontà di dominio, conseguentemente Dio è strumentalizzato e sorge la guerra degli egoismi, individualismi e protagonismi.

INCONTRO CON CHI SOFFRE: Pietro e Giovanni escono insieme per iniziare la predicazione. Subito si incontrano con la sofferenza e la povertà; si imbattono con un paralitico che rappresenta il dolore e povertà di tanta gente. Lo spirito parla a loro attraverso la sofferenza e la solitudine di un ammalato. Pietro e Giovanni stavano per entrare nel tempio, ma il paralitico li ferma e domandò elemosina. Pietro E Giovanni lo guardano con tenerezza, desiderosi di aiutarlo. Pietro, mosso dallo Spirito, gli disse: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!». La missione di evangelizzazione dei primi discepoli inizia con l’attenzione e l’amore verso i bisognosi ed emarginati. L’amore verso gli ultimi e i dimenticati sarà la forza della predicazione della parola. La parola di Dio avrà forza straordinaria se predicata col fuoco della carità.

FARE UN NOME A DIO: A Pentecoste, gli Apostoli sono invasi e conquistati dallo Spirito e il centro della loro missione diventa un fare un nome a Dio. Quando tutti si orientano verso la Gloria di Dio, il centro diventa Dio ed avviene il cambio, il nuovo e quella conversione Pentecostale che è, esattamente, “decentrarsi da se stessi e ricentrarsi in Dio”. Lasciarsi guidare dallo Spirito è la forza dell’apostolo e di ogni Cristiano. Il Patriarca di Costantinopoli, Atenagora I, nel 1968 ricordava ai Cristiani che “Senza lo Spirito Santo, Dio è lontano, Cristo resta nel passato, il Vangelo è una lettera morta, la Chiesa una semplice organizzazione, l’autorità un potere, la liturgia è vuota, e l’agire cristiano una morale di schiavi. Ma con lo Spirito Santo il cosmo è rigenerato, il Vangelo é vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la liturgia è grazia, la condotta umana viene deificata.” E Monsignor Tonino Bello, inspirato da questo pensiero, invitava a pregare: “Vieni, Spirito Santo, dissipa le nostre paure. Liberaci dalla tristezza dell’egoismo e della chiusura mentale. Vieni, Spirito Santo e facci capire che i deboli, i diseredati, gli emarginati, sono i tuoi preferiti. Vieni, Spirito Santo, facci capire che possiamo vivere come famiglia e parlare la stessa lingua con chi arriva dal nord o dal sud, dall’est o dall’ovest. Vieni, Spirito Santo, e rinnova la faccia della terra; rinnova questo mondo che invecchia e muore nell’odio, nel sangue e nelle guerre. Vieni, Spirito Santo, donaci la forza per continuare a predicare il Vangelo di Cristo, il vangelo dell’amore, della fraternità e della pace” .

P. Teresino Serra