Piano

Comboni dice di aver avuto un’illuminazione.

Si trovava a Roma, per partecipare alla beatificazione di Margherita Maria Alacoque. Fu nella basilica di San Pietro, dove stava pregando sulla tomba dell’apostolo. Improvvisamente, un’idea. Andò a casa e dice di aver lavorato per 60 ore di seguito alla stesura del presente di quello che chiamò PIANO.

Piano proposto alla S. Congregazione di Propaganda Fide

da Don Daniele Comboni dell’Istituto Mazza -1864

Roma, 18 settembre 1864

Un buio misterioso ricopre ancora oggidì quelle remote contrade, che l’Africa Negra nella sua vasta estensione racchiude. Governi civili e private società si adoperarono energicamente ad epoche diverse, affinché si imprendessero indagini intorno a quella sterminata regione, allestendovi all’uopo ben provvedute spedizioni. Sennonché, malgrado gl’innumerevoli sforzi ed i più grandi sacrifizi, non si poté mai strappare quell’impenetrabile velo, che pel volgere di tanti secoli sopra vi sta disteso.

Or mentre che gl’intrepidi investigatori si occuparono fino ai dì nostri di quella inesplorata parte del globo, adoperandosi senza posa per giungere al termine delle loro ricerche collo sciogliere i problemi geografici, e collo scoprire i tesori che loro stanno ascosi per arricchire la storia naturale ed il commercio, il filantropo cristiano, volgendo lo sguardo alle condizioni spirituali e sociali di quei popoli incurvati sotto l’impero di Satana, profuse a sua volta gli effetti di fra­terna commiserazione, e l’efficacia della sua cooperazione pel miglioramento della triste lor sorte. E per verità, questi pietosi sentimenti ricevettero fino ai nostri giorni da varie parti poderosi ed efficaci impulsi, si fecero pure ognora lodevoli cose per sollevare l’infelice schiatta dei Negri dalla sua deplorabile condizione, coll’indirizzarla a vivere secondo il lume delle verità cristiane.

Per tacere delle molteplici e differenti spedizioni di zelanti Missionari, che parecchi Ordini religiosi, e Società ecclesiastiche intrapresero nei secoli trapassati, dietro l’autorizzazione della Sacra Congregazione di Propaganda Fide, allo scopo di sollevare il vessillo della Croce nelle infuocate lande abitate dai Negri, il Pontefice Gregorio XVI di veneranda memoria fondava la Missione dell’Africa Centrale; e l’immortale Pio IX gloriosamente regnante, confermando i decreti del suo Predecessore, ne accomiatava i Missionari, i quali battendo la via del Nilo, nel 1848 penetravano nel novello Vicariato apostolico, il più vasto del mondo, che abbracciava una superficie maggiore di quella del doppio di tutta l’Europa. In questo campo vastissimo aperto allo zelo della carità del Vangelo fecero inauditi sforzi parecchi degni Sacerdoti della Germania austriaca e bavarese, e soprattutto del Tirolo  tedesco, raccolti dall’eccelso Comitato della Società di Maria, e dalle fervidi sollecitudini del benemerito Professor Mitterrutzner; quindi i Missionari dell’Istituto Mazza di Verona; e da ultimo un drappello numeroso di Francescani. Questa eletta falange della milizia di Cristo, dopo malagevoli ostacoli ed enormi sacrifizi, riusciva a fondare lungo le spiagge del maestoso Nilo, che scorre fra il tropico del Cancro e l’Equatore, quattro Stazioni importantissime, fissando come centro di comunicazione la metropoli del Sudan egiziano, cui le condizioni politiche e la sua geografica posizione destinavano ad essere l’ultimo appoggio degli europei, che in quelle remote parti si recano.

Sennonché, tutti questi generosi conati della carità del Vangelo, tutte queste nobilissime sollecitudini di oltre tre lustri rompevansi all’urto di quegli scogli, che vi ergevano insormontabili un turpe egoismo, la caterva dei disagi, e l’inclemenza del clima di quelle sventurate contrade micidiali all’europeo; e col sacrifizio della vita di oltre tre quarti degli Atleti di Cristo consacrati a quella malagevole impresa, si comprarono a caro prezzo i tenui frutti di mal sicure e limitate conversioni.

Noi, che per qualche tempo esplorammo quelle remote tribù, e per quanto il permettevano i fieri morbi che ci tradussero più volte sull’orlo del sepolcro, ne studiammo la natura, i costumi, e le condizioni sociali, abbiam rilevato, fra le altre cose, che oltre al primo ostacolo che si attraversava alla conversione dei negri, cioè l’inclemenza del clima, campeggiava il difetto e la mancanza di un centro vitale, che fosse capace di perpetuare l’opera della propagazione della Fede nell’Africa Centrale.

Una Missione qualunque, perché le si possa garantire la perpetuazione, abbisogna di un centro sicuro da cui emani incessantemente lo spirito di vitalità, che si diffonda vigoroso per la sua superficie a conservarne i preziosi germogli, l’esistenza e il ministero; un Centro vitale che le somministri e le mantenga possibile la recluta annuale, onde si riforniscono le file dei Missionari continuamente assottigliate dall’inclemenza dei climi, dalle fatiche, e dal martirio. Questo centro di vitalità si presta opportuno in generale negli Istituti e Seminari d’Europa a beneficio delle Missioni dell’Asia, dell’America, e dell’Oceania, essendovi tra l’Europa e queste tre parti del globo qualche omogeneità d’indole, di abitudini, e di clima, od almeno tra l’una e le altre una potenza di comunicare ed una suscettibilità di ricevere perennemente e stabilmente le magiche impressioni della vita, che sui corpi dell’umana società suole infondere lo spirito del Vangelo.

Ma questo centro benefico, donde emani quello spirito di vitalità cotanto necessario per la conservazione e perpetuazione delle Missioni straniere, qui nell’Europa non può prestarsi opportuno ed efficace per la conversione dei negri; stanteché l’esperienza chiaramente ha dimostrato che il Missionario europeo non può prestare la sua opera di redenzione in quelle infuocate regioni dell’Africa interna esiziali alla sua vita, che non può reggere alla gravezza delle fatiche, alla molteplicità dei disagi, e all’inclemenza del clima; e del pari l’esperienza ha dimostrato che il negro nell’Europa non può ricevere una completa istituzione cattolica, da riuscir poi capace per una costante disposizione dell’animo e del corpo, a promuovere nella sua terra natale la propagazione della Fede; perché, o non può vivere nell’Europa, o ritornato nell’Africa ne è reso inetto per le quasi con­naturate abitudini europee contratte nel centro della civiltà, che diventano ripugnanti e nocevoli nella condizione della vita africana.

Noi siamo testimoni oculari del fiero scempio che fecero dei più robusti Missionari le fatiche, i disagi, ed il fatal clima africano; talmentecché quelli che sopravvissero al periglioso viaggio al Fiume Bianco, non appena coll’apprendimento della lingua di una tribù, ove si era piantata una Stazione cattolica, rendevansi idonei ad evangelizzarne gli africani, soccombevano tosto ad una morte pressoché improvvisa, lasciando sempre sterile di frutto l’opera della conversione dei negri, i quali per la sempre successiva e reiterata decimazione dei Missionari gemono ancora sotto l’impero del più degradante feticismo. La Propaganda poi, alla quale son note tutte le Istituzioni che impresero nell’Europa l’educazione d’individui della razza etiope, è in grado di confermare la verità dell’inefficacia ed inopportunità della creazione di un clero indigeno istituito nelle nostre contrade, e destinato ad evangelizzare il centro dell’Africa.

L’esperienza adunque avendo chiaramente dimostrato che il sistema tenuto fino ad ora, benché utilissimo per la conversione degli infedeli delle altre parti del globo, è nulladimeno affatto inopportuno per la rigenerazione dell’Africa interna, perché il missionario europeo, non potendo vivere in quelle infocate regioni, non riuscirà mai a stabilirvi e perpetuarvi la Fede, e l’indigeno africano istituito nell’Europa per le suesposte ragioni diventa inetto ad esercitare l’apostolico ministero nel suo paese natale, la S. Congr.ne di Propag.da Fide è nella dura alternativa, o di decretare l’estinzione dell’importante Missione dell’Africa Centrale, o di sollecitare la creazione di un disegno, che risvegli più fondate speranze di esito più felice per la conversione dei negri.

Ora la desolante idea di vedere forse per molti secoli sospesa l’opera della Chiesa a vantaggio di tanti milioni di anime gementi an­cora nelle tenebre e nelle ombre di morte, dee ferire profondamente e fieramente conquidere il cuore di ogni pio e fedele cattolico infiam­mato dallo spirito della carità di Gesù Cristo. Egli è perciò che a secondare l’impulso di questa sovraumana virtù, e a dileguare per sempre dal filantropo cristiano lo straziante pensiero di lasciare avvolte nell’infedeltà e nella barbarie quelle immense e popolate regioni, che sono senza dubbio le più necessitose e le più derelitte del mondo, è d’uopo abbandonare il sentiero fino ad ora seguito, mutare l’antico sistema, e creare un disegno, che guidi più efficacemente al desiato fine. Il perché nella nostra infermità abbiamo tentato di rintracciare una via probabile, se non sicura, affine di iniziare un provvedimento alla rigenerazione futura di quelle anime abbandonate, al cui vantaggio si appuntarono sempre tutti i pensieri della nostra vita, e per le quali saremmo lieti di versare il nostro sangue fino all’ultima stilla.

Ed ecco balenarci alla mente un disegno, che se non presenta tutti quei vantaggi che si ritraggono da quelli escogitati a pro delle altre Missioni del mondo, riuscirà forse efficace a produrre un considerabile miglioramento all’infelice condizione dei Negri; sì che per le vie tracciate dalla Provvidenza essi giungeranno a poco a poco a partecipare ai frutti ineffabili della Redenzione dell’Uomo-Dio.

Non solamente i negri dell’Africa interna, ma quelli altresì delle coste e di tutte le altre parti della grande penisola, benché spartiti in migliaia di differenti tribù, sono improntati più o meno della medesima indole, abitudini, tendenze, e costumi conosciuti abbastanza da coloro, che da lunga pezza occuparonsi pel loro bene; e quindi pare a noi che la carità del Vangelo possa loro applicare comuni rimedi ed aiuti, che tornino efficaci a comunicare alla grande famiglia dei negri i preziosi vantaggi della cattolica Fede. Sembra quindi a noi opportuno, e diremmo quasi necessario, che fra i molteplici escogitati che si potrebbero mettere in opera a beneficio della rigenerazione dei negri, quello dovrebbe trascegliersi, che riunisce in sé un’assoluta unità di concetto accoppiata ad una generale semplicità di applicazione.

E tale appunto ci sembrerebbe il disegno che noi abbiamo ideato per la conversione dei negri; disegno, che quantunque vasto nella sua estensione, e malagevole nella sua completa attuazione, ci apparirebbe tuttavia uno e semplice nel suo concetto e nella sua applicazione.

Questo disegno non si limiterebbe perciò agli antichi confini tracciati della Missione dell’Africa Centrale, che abbiamo veduta riuscire infelicemente per le ragioni suesposte, ma abbraccerebbe tutta intera la stirpe dei negri; e perciò spiegherebbe e distenderebbe la sua atti­vità su quasi tutta l’Africa, i cui paesi sono abitati dalla razza etiope.

Ora quantunque la S. Sede Ap.lica non sia giammai riuscita a piantare stabilmente la Fede nelle vaste tribù della Nigrizia Centrale, tuttavia profuse le benefiche sue sollecitudini nelle Isole e sulle Coste che circondano la grande penisola africana, ove fondò dodici Vicariati, nove Prefetture ap.liche, e dieciDiocesi. Fioriscono infatti più o meno splendidamente.

settentrione i due Vicariati apostolici dell’Egitto e di Tunisi, e le tre Prefetture ap.liche dell’Alto Egitto, di Tripoli, e di Marocco.

ponente i cinque Vicariati ap.lici della Senegambia, di Sierra Leone, dei Dahomei, delle Guinee, e diNatal, e le tre Prefetture ap.liche del Senegal, del Congo, e delle isole Annabon Corisco e Ferdinando-po’.

mezzod’ i due Vicariati Ap.lici dei Distretti orientale, ed Occidentale del Capo di Buona Speranza.

sud-est il Vicariato ap.co di Madagascar, e le tre Prefetture ap.liche di Zanguebar, delle IsoleSeychelles, e delle Isole Nossibè, S. Maria, e Mayotte.

Al nord-est i due Vicariati Apostolici dell’Abissinia e dei Gallas.

Fra le dieci Diocesi poi fioriscono in peculiar modo e settentrione quella di Algeri, ed a sud-est quella diSDenis all’Isola della Réunion nell’Oceano Indiano. Egli è quindi naturale che, per realizzare l’ideatoDisegno, è d’uopo invocare l’aiuto e la cooperazione di codesti Vicariati, Prefetture, e Diocesi già stabilite attorno all’Africa, le quali mirando più davvicino la lagrimevole miseria e l’estremo bisogno dell’immense popolazioni dell’interno, sulle quali non ancora brillò l’astro luminosissimo della Fede, potranno concorrere validamente coll’autorità, col consiglio, e coll’opera ad assistere ed agevo­lare la grande impresa della rigenerazione delle vaste e popolose tribù dell’intera Nigrizia.

Il Disegno quindi, che noi oseremmo proporre e sottomettere alla S. Congr.ne di Prop.da Fide, sarebbe la creazione d’innumerabili Istituti d’ambo i sessi che dovrebbero circondare tutta l’Africa, giu­diziosamente collocati in luoghi opportuni alla minima distanza dalle regioni interne della Nigrizia, sopra terreni sicuri ed alquanto civilizzati, in cui potessero vivere ed operare sì l’europeo che l’indigeno africano.

Questi Istituti maschili e femminili, ciascuno collocato e stabilito giusta le norme delle costituzioni canoniche, dovrebbero accogliere giovani e giovanette della razza negra allo scopo d’istituirli nella religione cattolica e nella cristiana civiltà, per creare altrettanti Corpi d’ambo i sessi, destinati, ciascuno dalla sua parte, ad avanzarsi mano mano e distendersi nelle regioni interne della Nigrizia per piantarvi la Fede e la civiltà ricevuta.

A reggere questi Istituti sarebbero chiamati gli Ordini religiosi e le Istituzioni cattoliche maschili e femminili, approvate dalla Chiesa, o riconosciute, o permesse dalla S. Congr.ne di Prop.da Fide, dietro il beneplacito di questa e l’accordo reciproco coi Capi e Superiori generali di questi Ordini ed Istituzioni. Oltre a ciò, dietro il mandato della Propaganda, si potranno fondare pel medesimo scopo nuovi Seminari per le Missioni africane, modellati sul piano dei Seminari della Missioni estere già esistenti, coll’applicazione di tutte quelle norme, che per l’Africa si esperimentassero opportune.

Questi Istituti sarebbero posti sotto la giurisdizione dei Vicariati e Prefetture ap.liche già esistenti sulle Coste dell’Africa, o di quelli che alla S. Congr.ne di Prop.da Fide piacesse di fondare in seguito ai progressi dell’Opera del nuovo Disegno.

Il personale della Direzione di codesti Istituti governerebbe i Corpi dei propri allievi etiopi secondo le regole e lo spirito della propria Istituzione adattata all’opportunità ad ai bisogni dell’Africa interna; e si proporrebbe per ispecial fine la reggenza ed il buon andamento degli Istituti dei negri e delle negre, senza però trascurare di pro­muovere ed operare tutto quel bene che potrebbe fare al paese, ove gl’Istituti sarebbero collocati.

L’istituzione, che dovrà darsi a tutti gl’individui d’ambo i sessi appartenenti agli Istituti che circonderebbero l’Africa, sarà d’infonder loro nell’animo e radicarvi lo spirito di Gesù Cristo, l’integrità dei costumi, la fermezza della Fede, le massime della morale cristiana, la cognizione del catechismo cattolico, ed i primi rudimenti dello scibile umano di prima necessità. Oltre a questo, ciascuno dei maschi verrà istruito nella scienza pratica dell’agraria, e in una o più arti di prima necessità; e ciascuna femmina verrà del pari istruita nei lavori donneschi di prima necessità; affinché i primi diventino uomini onesti e virtuosi, utili ed attivi; e le seconde riescano pure virtuose ed abili donne di famiglia. Crediamo che questa attiva applicazione al lavoro, a cui vorremmo assoggettati tutti i membri degli africani Istituti, influisca poderosamente sul morale e spirituale vantaggio degli individui della razza etiope, inclinata oltremodo alla pigrizia ed all’inazione.

Compiuta l’educazione religiosa e civile negli Istituti, la direzione a ciascuno degli individui d’ambo i sessi, che uscirà dalla giurisdizione del proprio Istituto, farà tutto quel bene che starà entro i limiti del suo potere, prestandogli aiuto e consiglio, perché sia posto in condizione da conservare i sani principi di religione e di morale, che gli furono scolpiti nell’animo coll’istituzione ricevuta.

Da ciascuno di questi Istituti, che circonderanno la grande penisola africana, si formeranno altrettanti Corpi maschili e femminili, destinati a trapiantarsi gradatamente nelle regioni della Nigrizia cen­trale, affine di iniziarvi e stabilirvi l’opera salutare del Cattolicesimo, e piantarvi delle Stazioni, dalle quali emanerà la luce della Religione e dell’incivilimento.

Il Corpo dei giovani negri, formato dagli individui, che si giudicheranno atti al grande scopo, sarà composto:

1° di abili catechisti, a cui si darà una più estesa cognizione delle scienze sacre.

 di abili maestri, a cui si darà la possibile istruzione nelle scienze di prima necessità adattabili ai paesi dell’interno.

 di abili artisti, a cui si comunicherà la cognizione pratica delle arti necessarie e più utili alle regioni centrali, per formarli virtuosi ed abili agricoltori, medici, flebotomi, infermieri, farmacisti, falegnami, sarti, muratori, calzolai etc.

Il Corpo delle giovanette negre, formato parimenti degli individui più atti al grande scopo, sarà composto:

 di abili istitutrici, a cui si darà la possibile istituzione nella religione e nella morale cattolica, affinché ne infondano le massime e la pratica nella degradata femminil società africana, dalla quale, come fra noi, dipende quasi del tutto la rigenerazione della grande famiglia dei negri.

2° di abili maestre e donne di famiglia, le quali dovranno promuovere l’istruzion femminile in leggere, scrivere, far conti, filare, cucire, tessere, assistere agli infermi, ed esercitare tutte le arti donnesche più utili ai paesi della Nigrizia Centrale.

Trapiantati mano mano questi gran Corpi da ciascuno dei diversi Istituti che circonderanno l’Africa nei diversi punti dei paesi dell’interno, ciascun individuo, mentre presterà la sua opera a pro­pagarvi la religione e la civiltà, in cui venne a tal uopo istituito, ed a promuovere l’agricoltura in quei vergini terreni di libera occupa­zione, potrà abbracciare quello stato di vita, a cui si sentirà più incli­nato.

Dalla classe dei catechisti formata dal Corpo dei giovani negri, si caverà la sezione degli individui più distinti per pietà e sapere, nei quali si scorgerà una probabile disposizione allo stato ecclesiastico; e questa verrà destinata all’esercizio del divin ministero. Nell’istituzione di questa privilegiata sezione si escluderà la moltiplicità delle materie, a cui si assoggettano gli alunni dei Seminari d’Europa, e si limiterà l’istruzione alle discipline teologiche e scientifiche di prima necessità, sufficienti ai bisogni ed alle esigenze di quei paesi; e calcolato il precoce sviluppo fisico e intellettuale dell’indigeno africano, codesta istituzione non vorremmo già prolungata ai dodici e più anni stabiliti nell’Europa; ma crediamo sufficiente che possa limitarsi dai seiagli otto anni, secondo che si giudicherebbe opportuno.

Tuttavia la speciale condizione dell’incostanza e mollezza, che contraddistinguono l’indole ed il carattere della razza etiopica, dovrà imporre la più rigorosa cautela nel determinare agli aspiranti al Sacerdozio l’epoca della promozione agli ordini sacri; e noi siamo pienamente convinti che sia assolutamente necessario di stabilire, che non si debbano promuovere che in seguito a parecchi anni di provata fermezza e castità, percorsi nel tirocinio di una vita esemplare ed attiva e nel ministero della dispensazione della Parola divina, esercitato nelle già stabilite Stazioni dell’interno della Nigrizia nella condizione di un severo ed irreprensibile celibato.

Dal Corpo delle giovani negre che non si sentiranno inclinate allo stato coniugale, si caverà parimenti la sezione delle Vergini della Carità, formata degli individui più distinti per pietà ed istruzione pratica del catechismo, delle lingue, e dei lavori donneschi. Questa sezione privilegiata costituirà la più eletta falange del Corpo femminile destinata a reggere le scuole delle fanciulle, e compiere le funzioni più importanti della carità cristiana, e ad esercitare il ministero della donna cattolica fra le tribù della Nigrizia.

In tal guisa, mercè il ministero importantissimo del Clero indigeno e delle Vergini della Carità, coadiuvato dall’opera benefica dei catechisti, dei maestri, e degli artisti, delle istitutrici, delle maestree donne di famiglia, si formeranno a poco a poco numerose famiglie cattoliche, e sorgeranno fiorite società cristiane, e la nostra santa religione, dispiegando il salutare suo influsso sull’etiopica famiglia, stenderà grado grado il suo benefico impero sulla vasta estensione delle inesplorate regioni dell’intera Nigrizia.

Avendo l’esperienza dimostrato che la sola continuata permanenza nei paesi dell’interno, e non già unatemporanea dimora è perigliosa ed esiziale all’europeo, perciò le fondazioni delle Missioni e delle Cristianità che si verranno in progresso di tempo a stabilire nei paesi dell’Africa Centrale, saranno personalmente iniziate ed avviate dai Missionari europei, a tal fine deputati dai rispettivi Vicari e Prefetti ap.lici; i quali pure dovranno determinare il personale dei catechisti o Sacerdoti indigeni di provata idoneità, a cui verrà affidata la permanente direzione delle Stazioni e Cristianità dell’interno, già iniziate ed avviate dai Missionari europei.

D’altro lato le statistiche della Missioni africane avendo dimostrato che la donna europea, attesa la vantaggiosa elasticità del suo fisico, l’indole del suo morale, e le abitudini del suo vivere domestico e sociale, resiste a gran pezza più che il Missionario europeo all’inclemenza del clima africano; perciò, dietro il giudizio ed il mandato dei rispettivi Vicari o Prefetti ap.lici, potranno stabilirsi degli Istituti regolari femminili d’Europa nei paesi dell’interno dell’Africa meno fatali all’europeo, affine di prestare con maggiore efficacia i meravigliosi ed importanti servigi della donna cattolica per la rigenerazione della grande famiglia dei negri.

Siccome l’indole ed il carattere della razza etiope è oltremodo variabile ed incostante, perciò crediamo opportuno e necessario che la S. Congr.ne di Prop.da Fide abbia ad autorizzare i Vicari o Prefetti ap.lici di legittima e rispettiva giurisdizione a decretare frequenti visite apostoliche nelle Missioni e Cristianità stabilite nell’interno, affine di correggere, confermare e migliorare le condizioni del Cattolicesimo in quelle perigliose contrade, ove sovente un turpe egoismo, ed il fanatico fervore dell’islamismo corrompe e devasta l’opera del sacerdozio cristiano; ed ove il tenore di vita, il clima, ed altre speciali circostanze contribuiscono ad illanguidire col corpo lo spirito, ed a snervare la disciplina ecclesiastica con grave pericolo della fede; deputando a tale scopo idonei missionari europei, che senza rischio assoluto della vita per la ragione suesposta potranno compiere con grande vantaggio l’importante loro Missione.

Allo scopo di coltivare gl’ingegni più distinti, che avessero a sortire dalla sezione dei Missionari indigeni, per formarli ad abili ed illuminati capi delle Cristianità dell’interno della Nigrizia, la Società destinata a regolare il nuovo disegno, in seguito ai progressi delle sue grandi opere, potrà fondare all’uopo quattro grandi Università Africane Teologico-Scientifiche nei quattro punti più importanti, che circondano l’Africa, quali sarebbero, a nostro giudizio, Algeri, il gran Cairo, S. Denis all’Isola della Réunion nell’Oceano Indiano, ed una delle città più importanti delle coste occidentali dell’Africa sull’Oceano Atlantico.

In questi quattro Centri Universitari, come pure in altri punti di grande importanza delle Isole e delle Coste che circondano l’Africa, si potranno fondare in progresso di tempo dei grandi stabilimenti Artistici di Perfezionamento pei giovani negri cavati dal Corpo degli Artisti più atti a riceverne una più elevata istituzione, affinché, mercè l’introduzione delle arti per migliorare le condizioni materiali delle vaste tribù della Nigrizia, venga ai Missionari agevolato il sentiero per introdurvi più radicalmente e stabilmente la Fede.

A realizzare e dirigere il nuovo Disegno verrà stabilito in una delle capitali d’Europa un Comitato, composto di abili, ed attivi Prelati, Ecclesiastici, e distinti Secolari, dipendente dalla S. Congreg.ne di Prop.da Fide. Questo Comitato, governato da un Presidente, piglierà il nome di Comitato della Società dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria per la Conversione della Nigrizia.

La Missione speciale di questo Comitato sarà:

 Col mezzo di un Procuratore stabilito a Roma comunicare colla S. Congr.ne di Prop.da Fide, e trattare sopra ciascuna delle imprese più importanti della nuova Società.

 Trattare coi Centri generali degli Ordini e Congregazioni maschili e femminili per la fondazione degli Africani Istituti, e corrispondere coi medesimi Centri, e coi Vicariati e Prefetture apostoliche dell’Africa, e colle direzioni degli Istituti dei Negri.

 Provvedere ai mezzi pecuniari e materiali per l’attuazione del nuovo disegno giusta il beneplacito della Sacra Congregazione di Propaganda Fide.

 Fondare Istituti, Seminari, e Stabilimenti artistici nei Centri più opportuni dell’Europa e dell’America per le Missioni dell’Africa.

 Stabilire un Corpo di colti e zelanti Missionari europei, per trattare personalmente coi Vicari e Prefetti ap.lici dell’Africa, e coi capi degli Istituti gl’interessi della nuova Società, ed esplorare le coste ed i punti più importanti dell’Africa, ove piantare gl’Istituti dei negri.

 Studiare e mettere in opera i mezzi più efficaci per migliorare il sistema di realizzazione del nuovodisegno.

 Raccogliere e pubblicare annualmente in varie lingue i progressi delle Opere della nuova Società, e dalla pratica esperienza trarre istruzione per migliorare la condizione degli africani Istituti e Cristianità a vantaggio della rigenerazione della Nigrizia.

Noi speriamo fermamente che questo Disegno della Società dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria per la conversione della Nigrizia, qualora venga benignamente accolto dalla S. Sede ap.lica, otterrà la cooperazione di tutte quelle sante Istituzioni, che finora si occuparono, o tentarono di promuovere i vantaggi spirituali della razza etiope; e verrà protetto ed assistito da quelle pie Società, che forniscono di mezzi pecuniari e materiali le sante Opere istituite per la propagazione della Fede di Gesù Cristo.

Finalmente ci sorride nell’animo la più dolce speranza che l’unità, la semplicità, e l’utilità del nuovo disegnodella Società dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria per la Conversione della Nigrizia appa­gherà la mente ed il cuore del SS.mo nostro Padre, l’immortale Pontefice Pio IX, dell’E.mo Cardinal Prefetto Generale e degli E.mi e R.mi componenti e Consultori della Sacra Congreg.ne di Prop.da Fide; ed in pari tempo troverà un’eco di approvazione, ed un appog­gio di favore e di aiuto nel cuore dei cattolici di tutto il mondo investiti e compresi dallo spirito di quella sovrumana carità, che abbraccia l’immensa vastità dell’universo, e che il divin Salvatore è venuto a portar sulla terra: ignem veni mittere in terram et quid volo nisi ut accendatur?

Se la S. Sede ap.lica sorriderà benignamente al nuovo Disegno della Società dei SS. Cuori di G. e di M. per la Conversione della Nigrizia, noi saremo lieti di consacrare le nostre deboli forze e tutta la nostra vita per cooperare nella nostra infermità alla grand’opera; fermi nella certezza che avrà un esito felice, perché vi avremmo co­nosciuta la suprema volontà del cielo; e il gran Dio delle misericordie cancellerà per sempre il tremendo chirografo della maledizione, che pesa da tanti secoli sui miseri figliuoli di Cam; e la benedizione si stenderà pacifica e si perpetuerà nella grande famiglia dei negri.

Se poi la S. Sede ap.lica non giudicherà di approvare questo nuovo Disegno, noi saremo lieti di sottometterci pienamente alle sempre adorabili disposizioni della Provvidenza divina; ed avremo un nuovo argomento per esclamare a tutta ragione col grande Apostolo: servi inutiles sumus.

 

 

Lode e Gloria ai SS. Cuori di Gesù e di Maria a S. Giuseppe, ai SS. Apostoli, e a S. Francesco Saverio, al B. P. Claver, ed alla B. M. Alacoque.

 

D. Daniele Comboni

dell’Ist.o Mazza

Miss.o Ap.co dell’Africa Centrale

 

 

Roma 18 Settembre 1864

giorno della Beatificazione, di Suor M. Alacoque della Visitazione

 

P.S. La Santità di N. S. Pio IX. si è degnata d’incoraggiare l’esecuzione di questo nuovo Disegno per la Conversione della Nigrizia; e Sua Em.za il Card. Barnabò Prefetto generale della S. Congregazione di Propaganda Fide vuole che concorra l’assistenza della Pia Opera della Propagazione della Fede di Lione e Parigi.

Come corollario di questo nuovo Disegno sortirà la realizzazione del Piano del M. R. D. Nicola Mazza, al cui Istituto verrà assegnato un Vicariato od una Prefettura apostolica nell’Africa Centrale assi­stita dalla Società di Maria di Vienna.

 

D. D. Comboni