“Io muoio, ma la mia opera non morirà ”.
Pronunciate sul letto di morte, sembrano le parole di un povero illuso, espressione di un pio quanto vano desiderio. Sono invece una profezia. Quando Comboni muore, i suoi missionari sono solo 35: 14 in Sudan, 5 al Cairo e 16 a Verona. Le suore 41, di cui solo 22 professe. Pochi mesi dopo, la bufera della rivolta mahdista in Sudan sembra spazzare per sempre tutto ciò che è stato costruito in anni di fatiche. Missioni distrutte, padri, fratelli e suore prigionieri del Mahdi, alcuni morti… Umanamente, un disastro. Ma il seme caduto nel solco è buono, e dopo la tempesta rispunta. Proprio come aveva detto il fondatore: “Le opere di Dio nascono e crescono ai piedi della Croce”.
L’istituto femminile si consolida. Quello maschile nel 1885 si trasforma in congregazione religiosa ed assume un nuovo nome: Figli del Sacro Cuore di Gesù. Il riferimento al Cuore di Gesù raccoglie uno degli elementi fondamentali dell’eredità carismatica di Comboni. E così i due istituti crescono e si espandono, riaprendo le missioni del Sudan, aprendo nuove case in Egitto e poi spingendosi più a sud, verso l’Uganda e il cuore dell’Africa, realizzando il sogno incompiuto del fondatore. Lavorano fianco a fianco, ma col passar del tempo ogni istituto risponde a richieste che provengono da ogni parte, anche in paesi diversi. I primi decenni del 1900 sono caratterizzati in Europa da nazionalismi spinti e contrapposti, che sfociano nella prima grande guerra mondiale. I missionari non sono esenti da questo fenomeno, e l’istituto maschile ne soffre le conseguenze.
Nel 1923 Roma ne accetta la divisione in due istituti distinti, ciascuno con un suo nome e le sue missioni. Per mezzo secolo i Figli del Sacro Cuore di Gesù (FSCJ), con casa madre a Verona, e i Missionari Figli del Sacro Cuore (MFSC), in prevalenza di lingua tedesca, si sviluppano e lavorano indipendentemente. Alla fine, il richiamo al comune fondatore e carisma conduce tutti alla riunione nella casa comune dell’Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù (MCCJ), sancita nella festa del Sacro Cuore del 1979.
Nel frattempo, verso gli anni ’50, dal ceppo della famiglia comboniana, ormai presente anche in America, sboccia una nuova realtà, espressione originale e moderna della dimensione missionaria vissuta nella realtà secolare della vita e del lavoro di ogni giorno: sono le Missionarie Secolari Comboniane. Finalmente, nell’ultimo ventennio, attorno ai Comboniani e alle Comboniane che lavorano in vari continenti spuntano gruppi di laici che si sentono chiamati ad assumere in prima persona l’impegno della missione secondo lo spirito e il carisma di Comboni.
È il movimento dei Laici Missionari Comboniani, che si esprime con modalità diverse a seconda dei vari paesi di origine. Le pagine che seguono riassumono schematicamente la storia delle istituzioni ed espressioni ufficiali comboniane. Ma la famiglia comboniana ha un’ulteriore dimensione più ampia e fondamentale, un’appartenenza che abbraccia tutte le migliaia di familiari, parenti, benefattori, amici e collaboratori a vario titolo, che in mille modi, con la loro preghiera, offerta e sacrificio sostengono l’opera missionaria iniziata da Comboni e portata avanti oggi nel mondo dai suoi figli e figlie. Tutti animati da una forte passione per la missione, uniti in una sola, grande famiglia. E così, la storia e la missione di Daniele Comboni continuano.

 

MISSIONARI COMBONIANI DEL CUORE DI GESÙ

L’Istituto dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù ha origine dal carisma di Daniele Comboni, il quale aveva avvertito che i tempi per la rigenerazione dei popoli africani erano ormai maturi. Dopo aver cercato invano di coinvolgere vari istituti per la realizzazione del suo Piano per la rigenerazione dell’Africa, Daniele Comboni decise di fondare a Verona, il l° giugno 1867 l’Istituto per le Missioni della Nigrizia.
Si trattava di un istituto di diritto diocesano, composto di sacerdoti e “fratelli coadjutori” di diverse nazionalità, senza voti religiosi, ma vincolati da un giuramento di appartenenza e di fedeltà all’Istituto e alla missione.
La sua finalità era 1’evangelizzazione dell’Africa. Le prime Regole sono del 1871. Per la realizzazione del Piano, il 1° gennaio 1872 Comboni fonda a Verona anche l’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia.
Mons. Comboni morì a Khartoum il 10 ottobre 1881, prima di poter consolidare le sue istituzioni che aveva concepito su scala internazionale. Dopo che le missioni furono distrutte durante la rivolta mahdista, il suo successore, mons. F. Sogaro, nel 1885 chiese ed ottenne dalla Santa Sede che l’Istituto fosse trasformato in Congregazione religiosa con il nome di “Filii Sacri Cordis Jesu”. La direzione fu affidata ad alcuni sacerdoti della Compagnia di Gesù che aiutarono l’Istituto comboniano a rafforzare la forma di vita consacrata con voti. Le prime professioni avvennero nel 1887. La Congregazione ricevette 1’approvazione ufficiale mediante il Decretum laudis del 7 giugno 1895. Il primo Capitolo Generale della Congregazione si tenne nel 1899.
Il 19 febbraio 1910 furono approvate definitivamente le costituzioni nelle quali si stabiliva che lo scopo dell’Istituto è la conversione dei popoli dell’Africa centrale e “di altri popoli che venissero affidati all’Istituto
dalla Sacra Congregazione di Propaganda Fide”.
A causa di tensioni che emersero all’interno dell’Istituto, la Sacra Congregazione di Propaganda Fide, con riluttanza, il 27 luglio 1923 decise la divisione dell’Istituto in due Congregazioni, di cui una, composta
in gran parte di membri italiani, mantenne il nome originario di Figli del Sacro Cuore di Gesù (FSCJ), e 1’altra, con membri in maggioranza di lingua tedesca, prese il nome di Missionari Figli del Sacro Cuore di Gesù” (MFSC).
Ambedue gli Istituti si svilupparono autonomamente, anche se la spinta internazionale si allentò.
Ciononostante, sia la finalità che la vocazione missionaria rimasero sostanzialmente immutate. In risposta alla voce dello Spirito che indicava la maturazione di nuovi tempi per l’America Latina, e alla S. Sede che chiedeva il coinvolgimento di tutta la Chiesa missionaria, nuovi campi di lavoro venivano aperti in quel continente.
Il desiderio della riunione, mai spento, e la presenza crescente della memoria del fondatore ricevettero nuovo stimolo dal Concilio Vaticano II.
Il 2 settembre 1975 i due capitoli generali, convocati in sessione congiunta ad Ellwangen/Jagst (Germania), decisero in base ad un ordinamento giuridico speciale la riunione delle due Congregazioni in un unico Istituto.
La decisione fu ratificata dalla stragrande maggioranza dei membri dei due Istituti attraverso un referendum.
Il 22 giugno 1979, solennità del Sacro Cuore di Gesù, giorno dell’apertura del XII Capitolo Generale speciale, con un decreto della Sacra Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli fu sancita ufficialmente la riunione delle due Congregazioni comboniane. Il nuovo nome dell’Istituto riunito è: “Missionari Comboniani del Cuore di Gesù” (MCCJ).
Rileggendo la loro storia, i missionari comboniani riconoscono che 1’azione dello Spirito Santo da cui,  attraverso il fondatore, il loro Istituto trae origine, li ha guidati ad una maggiore comprensione e alla realizzazione dell’ispirazione originaria.
Questa storia è stata portata avanti dall’umile sacrificio dei confratelli che hanno dedicato tutta la loro vita per il Vangelo. (Dalla “Introduzione storica” della Regola di Vita dei MCCJ)

SUORE MISSIONARIE COMBONIANE

L’Istituto delle Suore Missionarie Comboniane, Pie Madri della Nigrizia, fondato a Verona il 1° gennaio 1872, ha origine dal carisma di mons.
Daniele Comboni che con profonda intuizione riconobbe alla donna consacrata un particolare ruolo da svolgere nell’azione missionaria della Chiesa. Per attuare il suo Piano, Comboni, aveva già fondato il 1° giugno 1867 l’Istituto maschile per le Missioni Africane.
L’Istituto delle Pie Madri della Nigrizia ebbe inizi incerti e difficili soprattutto per la mancanza di una persona atta a reggerlo. L’entrata di Maria Bollezzoli, il 6 settembre 1874, segnò per l’Istituto un momento decisivo.
Ella ne divenne la prima superiora generale: dopo la morte del fondatore raccolse nelle sue mani il nascente Istituto incitandolo a seguirne le orme, lo sostenne nel durissimo periodo della Mahdia e seppe guidarlo con fede riconoscendolo come opera voluta da Dio.
In seguito l’Istituto si sviluppò in diverse tappe, segnate dagli eventi, dai Capitoli Generali e dal governo delle successive superiore generali.
Dopo la morte di madre Bollezzoli (1901), le Pie Madri dall’Egitto e dal Sudan, primi ed unici campi di missione, passano anche in Etiopia e si spingono fino ai grandi laghi dell’Africa Centrale, in Uganda, realizzando finalmente il grande sogno di Comboni.
Negli anni 1930-60 l’Istituto conosce la massima espansione: si moltiplicano il numero e le opere delle missionarie comboniane. La Congregazione si estende in altri paesi d’Africa (Zaire, Mozambico, Kenya e Centrafrica); raggiunge gli Stati Uniti e l’America Latina (Brasile, Ecuador); entra nel Medio Oriente (Giordania, Israele, Golfo Persico); si estende in Europa (Gran Bretagna, Spagna, Portogallo) soprattutto con centri per la formazione di nuovi membri.
Dall’inizio del 1970 fino ad oggi con nuove aperture sia in America Latina (Messico, Perù) sia in Africa (Ciad, Zambia), la Congregazione alla luce del carisma riscoperto e riaffermato nei Capitoli speciali si impegna soprattutto a dare priorità all’attività di evangelizzazione e di animazione missionaria. Inizia il processo di ridimensionamento di opere e di attività non rispondenti al carisma e alle necessità del tempo; cura la preparazione spirituale, professionale e missionaria dei membri; dà attenzione all’unità nella pluralità emergente nell’Istituto per la diversificazione sia dei campi di attività missionaria che della provenienza culturale dei membri.
Il contatto con la nostra storia, ripreso con interesse negli anni del dopo Concilio che lo aveva indicato come premessa e garanzia di un sicuro ritorno alle origini, ci ha portato a riconoscere l’azione dello Spirito Santo e l’importanza della nostra risposta nella vita e sviluppo dell’Istituto.
Esso infatti è attualmente quello che la grazia di Dio e la nostra risposta lo hanno reso nel corso del tempo.
La storia della Congregazione, con le sue luci ed ombre, eroismi e quotidianità, fedeltà e inadempienze, è stata scritta dalla vita delle Sorelle che ci hanno preceduto nella stessa vocazione; continua ad essere scritta giorno per giorno, da ognuna di noi che, seguendo l’ispirazione originale del fondatore, stiamo dedicando l’esistenza perché a nessun popolo manchi la luce del Vangelo.
(Dalle Costituzioni, Introduzione storica)

MISSIONARIE SECOLARI COMBONIANE

L’Istituto delle Missionarie Secolari Comboniane è sorto in Italia negli anni ’50. Desiderose di collaborare e condividere da laiche l’ideale missionario, varie persone, accompagnate da p. Egidio Ramponi e da altri
Comboniani, compiono un cammino di progressiva identificazione vocazionale, espresso anche dai nomi con cui si chiamano: “zelatrici missionarie” all’inizio, poi “ausiliarie” ed infine “missionarie”. La novità della forma – laiche consacrate – e la pluralità delle esperienze locali fanno sì che l’Istituto assuma lentamente ma decisamente una sua precisa identità.
Assunta la sua fisionomia definitiva, l’Istituto viene eretto canonicamente dal vescovo di Rimini il 6 gennaio 1969 ed ottiene l’approvazione pontificia il 22 maggio 1983.
Nate nel solco del carisma di Daniele Comboni, le Missionarie Secolari Comboniane ne vivono la spiritualità. Gli elementi fondamentali della comune vocazione, attorno a cui trovano unità tutti i membri dell’Istituto, sono: la consacrazione attraverso la professione dei consigli evangelici, vissuta nella secolarità e nella cooperazione alla causa missionaria.
Le Missionarie Secolari Comboniane si riconoscono nel carisma degli istituti secolari. Questo caratterizza profondamente lo stile e il loro modo specifico di vivere la consacrazione e la vocazione missionaria ad gentes.
Sono chiamate ad essere nelle realtà del mondo come “sale e lievito” per trasformarle dal di dentro secondo lo spirito del Vangelo, ed è con questo spirito che sono “anima e fermento” di missionarietà in tutti gli ambienti sociali ed ecclesiali in cui sono presenti.
“Come Daniele Comboni considerava un aspetto essenziale della sua vocazione risvegliare la coscienza missionaria di tutta la Chiesa, così le Missionarie Secolari Comboniane, ispirandosi al suo esempio di iniziativa e di coraggio, si dedicano in modo prioritario all’animazione missionaria” (Direttorio 74-78.1).
La finalità specifica dell’Istituto si esprime in particolare attraverso:
– “l’offerta e la testimonianza della vita, la preghiera e il sacrificio di ogni missionaria;
– le iniziative di animazione missionaria e di promozione vocazionale nell’Istituto e nell’ambiente in cui ciascuna vive;
– la collaborazione con quanti operano perché ad ogni uomo sia portato l’annuncio d’amore di Cristo e per gli ideali del Regno (bene comune, giustizia, dignità dell’uomo);
– l’invio di membri in missione, per un servizio diretto, espressione anche visibile della vocazione missionaria dell’Istituto” (Direttorio 2.1).
Nel corso degli anni, accanto alla testimonianza e al lavoro vissuto dai membri nel loro paese d’origine, l’Istituto ha inviato per qualche tempo alcune missionarie anche in paesi di missione come il Brasile, l’Ecuador, la Colombia, la Costa Rica, il Congo ed il Camerun.

LAICI MISSIONARI COMBONIANI

È cominciato come un timido tentativo, intorno al 1975. Poi si è andato sviluppando in varie forme e in diversi paesi. Oggi, il fenomeno dei Laici Missionari Comboniani (LMC) è una realtà in movimento, che sta trovando a poco a poco un posto ed una sua fisionomia più precisa all’interno della grande famiglia missionaria comboniana.
A qualcuno, abituato a considerare la missione come vocazione e compito esclusivo di sacerdoti, religiosi e suore, la cosa può sembrare una novità.
In realtà, per la famiglia comboniana è semplicemente un ritorno alle origini. All’intuizione e convinzione di Comboni, per il quale la missione è compito di tutta la Chiesa e di tutti nella Chiesa. Per il suo vicariato dell’Africa Centrale, infatti, egli chiama ed accoglie anche laici, uomini e donne, europei e africani. A loro, come ai sacerdoti e alle religiose, chiede di dedicarsi totalmente e senza riserve alla missione. Più di cent’anni più tardi, il Concilio Vaticano II rilancia con maggior chiarezza ed autorevolezza la stessa idea, riconoscendo in pieno la vocazione e il dovere missionario dei laici nell’evangelizzazione del mondo.
Sull’onda di questa nuova consapevolezza missionaria, un numero crescente di laici, celibi o sposati si sente chiamato ad assumere la propria responsabilità attraverso un impegno di animazione missionaria delle Chiese locali e della società a cui appartengono, nei gruppi parrocchiali, nell’ambiente di lavoro e in movimenti che promuovono la giustizia e la pace. La loro testimonianza laicale e familiare, lo stile evangelico e controcorrente della loro vita, aperto ai bisogni e diritti di tutti i popoli del mondo, specialmente di quelli abbandonati ed esclusi, diventano un modello di riferimento e uno strumento di evangelizzazione.
Fra quanti vivono con coerenza la dimensione missionaria del loro battesimo, alcuni – sia celibi che sposati – si sentono chiamati anche ad impegnarsi direttamente in un servizio missionario laicale sul campo, lasciando la patria e mettendosi al servizio della Chiesa locale in un altro paese.
Dopo un periodo di discernimento in cui verificare e maturare la loro vocazione missionaria, i Laici Missionari Comboniani iniziano allora un cammino di preparazione specifica che li porta alla partenza in vista di un impegno preciso, nel contesto di un contratto a tempo determinato con la realtà ecclesiale che li riceve e alla quale presteranno servizio.
Il tipo di servizio dipende dalle qualifiche professionali dei laici e dai bisogni della comunità di destinazione, e viene vissuto non semplicemente come un lavoro di volontariato ma come risposta alla propria vocazione missionaria. Per questo il laico missionario continua ad essere tale e si impegna per la missione anche quando rientra in patria, al termine del suo contratto.
Fra i tanti gruppi di laici missionari, quelli comboniani si caratterizzano per la condivisione del carisma e spiritualità di San Daniele Comboni.
La sua vita ed esperienza diventano fonte e criterio di ispirazione per lo stile di servizio missionario dei Laici, che in genere lavorano in stretta collaborazione e corresponsabilità con i missionari e le missionarie comboniani.
La grande varietà di situazioni dei paesi e continenti in cui è presente la famiglia comboniana ha fatto sì che siano sorti gruppi di Laici Missionari Comboniani con modalità e caratteristiche diverse. All’organizzazione e alle strutture più marcate di alcune esperienze fa riscontro una maggior flessibilità di altre, specialmente quelle che stanno muovendo i primi passi. Il tempo e l’esperienza contribuiranno a precisare ancora meglio gli elementi essenziali e irrinunciabili di una comune identità comboniana laicale.
Ciò che fin d’ora emerge e si impone come necessario patrimonio comune nel confronto fra i diversi gruppi e nel servizio di coordinamento internazionale che li accompagna, è una forte passione per la missione ed un chiaro riferimento al carisma ed esperienza di Daniele Comboni. Da questo scaturisce un’ultima caratteristica, molto importante per i LMC che vanno in missione: la vita in comunità. Si va dall’esperienza tedesca dei Missionare auf Zeit, che vivono inseriti nella comunità religiosa, a quella più comune di chi vive in comunità con altri laici, lavorando in collaborazione con gli altri membri – sacerdoti, fratelli e suore – della famiglia comboniana, o con agenti pastorali della Chiesa locale, formando con loro una vera “comunità apostolica”.
Senza contare tutti i Laici che vivono la loro vocazione e servizio missionario in patria, ci sono attualmente oltre 150 Laici Missionari Comboniani che sono in missione in altri paesi, dall’Europa (Germania, Italia, Portogallo, Spagna) all’Africa (Angola, Benin, Centrafrica, Ghana, Kenya, Mozambico, Sudan e Sudafrica) all’America (Brasile, Guatemala, Ecuador, Messico, Perù, Stati Uniti).
I dati segnalati nella mappa a pag. 24 sono indicativi di un fenomeno che in realtà, anche per la variabilità, durata e cessazione di impegni e contratti, è in continua evoluzione.
In Italia, l’insieme dei laici che collaborano e sono legati alla famiglia comboniana si distingue in due categorie: i Laici Comboniani (LC), e i Laici Missionari Comboniani (LMC), cioè coloro che si sentono chiamati a partire per la missione.
Tutti fanno riferimento alla comunità comboniana più vicina, sia per l’attività di animazione missionaria che svolgono sia per un cammino di formazione e crescita nella spiritualità comboniana. Per l’accompagnamento, discernimento e preparazione specifica dei LMC che intendono partire per la missione, esistono un incaricato ed un servizio di coordinamento a livello nazionale.