D’APICE P. ANGELO

 

P. Angelo è arrivato a Milano alla fine di luglio dell’anno scorso. È arrivato dal Messico malandato nella salute.

Chi era p. Angelo?

È una figura particolare di missionario … insegnante, educatore, musicista, scrittore, evangelizzatore … il tempo e quanto ha lasciato scritto diranno meglio la sua azione missionaria.

Vorrei ricordare di lui alcune cose:

• È cresciuto benedetto da Dio. Il fatto che fosse stato battezzato dal servo di Dio p. Bernardo Sartori lo rendeva speciale anche perché ai genitori, nel giorno del battesimo, P. Sartori disse: “Questo bambino sarà un missionario!”. Cosa che poi avvenne e questo lo legava in modo speciale a questo grande missionario.

• La sua vita era innestata nella vita del Comboni come un tralcio che porta frutto ovunque si trovasse in Italia, in Messico, in Kenya …

• Era un padre dal cuore buono. In Kenya aveva battezzato un vecchio Turkana di nome Paolo. Dopo il battesimo questo anziano gli disse: “Tu sei il mio papà”. “Come posso esserlo che sono più giovane di te?”, gli rispose p. Angelo. L’anziano gli rispose: “Il Signore si è servito di te per darmi la vita dell’anima”.

• La missione e la fatica. Mi ha colpito la lettera scritta ad un amico in cui gli raccontava del suo ritorno in Messico: “Stavo così bene a Ciudad Constitucion. Mi misi al lavoro come se avessi 35, 40 anni di meno. Dopo 36 anni trovavo un Messico cambiato. Cominciai a visitare i malati e mi accorsi che chi stava in piedi, era più malato di quelli che stavano a letto: divorziati, unioni libere ed allora cominciai a visitare queste famiglie.

In un anno regolarizzai 61 coppie … alcuni erano nonni. Ci furono dei casi in cui si sposarono i genitori, la figlia e un’altra figlia, già sposata in chiesa, fece con il marito da testimone ai genitori, alla sorella e al cognato. La gente era contentissima, dicevano: è arrivato il padre di cui avevamo bisogno … devi rimanere con noi”.

Ma la vita non era semplice in quel tempo per tante incomprensioni ed episodi ingrati che viveva sulla sua pelle. P. Angelo metteva tutto nelle mani del buon Dio … e concludeva così: “Continua a pregare per me perché possa riprendere il mio ministero con gioia”.

• La voglia della missione: in diverse occasioni scriveva e ripeteva a voce lo stesso concetto: “Ho detto al Signore che se vuole che faccia ancora del lavoro per Lui, che mi faccia stare bene. Non è necessario che torni in Messico o in Africa, anche qui in Italia c’è molto lavoro da fare”.

• Missionario in ogni istante: anche qui al Centro “P. Ambrosoli”, p. Angelo si è dato da fare … ultimamente traducendo in spagnolo un libro sul Comboni …e questo era un modo per offrire il suo contributo e per non sprecare il tempo lamentandosi delle sue malattie.

• P. Angelo si è commiatato da suo fratello e da noi con un “Arrivederci in Cielo!”. Ora farà ritorno nella sua terra, si fermerà un momento davanti alla Mediatrice per poi essere salutato da tanta gente nella Cattedrale di Troia .. non è un saluto ma un accompagnarlo perché possa entrare nella vita vera, dove con p. Sartori intercederà per le Chiese del Messico, del Kenya, dell’Italia, per l’Istituto e per tutti noi.