LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO
1 – 15 febbraio 2022
Il primo mese l’abbiamo vissuto nel clima di incertezza causa pandemia coronavirus, una incertezza che è andata crescendo e che minaccia ci impadronirsi di ciascuno di noi.
Da Messico Dalia, una signora di ormai quasi 70 anni, nonna e bisnonna scrive
“Oggi mi sono svegliato molto migliorata. Credo che tutto già sia passato.
Per me questo periodo in cui anch’io sono stata contagiata dal Covid è stato un ritiro spirituale. Non mi sono mai sentita sola. Al contrario mi sono sentita assistita e protetta dal mio Padre Dio e dai suoi angeli. Credo che abbia chiesto ai suoi angeli di proteggermi e assistermi. Lo lodo e lo benedico per questa benedizione che mi ha donato. Ho passato questi giorni ricordando e pregado per ognuno dei miei fratelli e sorelle e credo che sto facendo qualcosa di più di quanto avrei fatto se fossi stata sana. Bene. Sento che la mia vocazione è pensare negli altri e pregare per ciascuno”.
Da Gioia del Colle Domenico un anziano che è caduto e che non è più autosufficiente ha avuto la forza di telefonare a noi missionari assicurandoci la sua preghiera, la sua sofferenza e il suo aiuto materiale che “finché vivrò” non deve mancare.
Da Troia Michele un ingegnere motivato dalla Lettura Popolare della Bibbia sta trovando nuove motivazioni per non lasciarci vincere dalla difficoltà e perché “voglio essere una persona autentica”.
Da Bologna Linda ci comunica che è stata trovata positiva e pertanto la sua partenza per la missione in Kenya è rinviata di almeno un mese.
Ma la notizia più significativa è quella che giunge dalla Sicilia, da Modica dove da circa 6 anni è presente una comunità formata da membri di diversi istituti missionari e da laici. Ecco cosa ci comunica suor Dorina:
- In Comunità abbiamo sr. Raquel ( Consolata) , P. Gigi Maccalli dello SMA, la sottoscritta delle Comboniane, Gladys Rotich del Kenia e Hassen Tunisino. Sembra che presto giunga un Comboniano. In totale saremmo in sei.
- Al momento siamo responsabili di una scuola di Italiano per migranti, una ventina di partecipanti. Seguiamo una famiglia siriana arrivata da poco con i corridoi umanitari. Seguiamo una piccola Comunità di accoglienza migranti della Caritas a Modica e i presìdi di Pachino e Ispica. Sr. Raquel è impegnata anche nel carcere di Noto. Abbiamo infine laboratori educativi per i figli di migranti.
Un’iniziativa che solo la fantasia missionaria poteva sognare e solo l’amore può portare avanti.
Un’iniziativa questa di Modica che vogliamo accompagnare pregando, conoscendola meglio e collaborando. Grazie agli istituti missionari maschili e femminili che ci si stanno impegnando.
Noi missionari non vogliamo carità, vogliamo giustizia. E non dimentichiamo che per noi cristiani giustizia non è dare a ciascuno ciò che ciascuno merita ma ciò di cui ciascuno ha bisogno.
Abbiamo terminato il mese di gennaio con la domenica di solidarietà con i lebbrosi, domenica ideata da Raoul Follereau e portata avanti qui in Italia dall’associazione AIFO.
Nella parrocchia della Mediatrice il 29/01 abbiamo iniziato un cammino di riflessione sul Sinodo.
Terminiamo il mese di gennaio in compagnia di p. Luigi Falone che a 87 anni ha il coraggio di tornare in Brasile a Curitiba. Grazie per averci fatto visita.
Febbraio lo iniziamo partecipando alle 17,30 del 01/02 a una Messa sulla vita religiosa a Biccari.
Il 4 e 5 avremo la visita del nostro superiore provinciale p. Fabio. Purtroppo non potrà ancora essere presente p. Anastasio che continua le cure di riabilitazione a Foggia.
I giorni seguenti contiamo di riprendere il cammino visitando parrocchie e gruppi.
Tutti noi impegniamoci nel rinnovare gli abbonamenti a Nigrizia e a Piemme!
Tutti noi impegniamoci a collaborare. Vi dico che le richieste di aiuti sono molte ma soprattutto sento che se non condividiamo chi si impoverisce siamo noi!
INTESA SANPAOLO IT52G0306909606100000105858 – Missionari Comboniani – Troia; CCP 12031712 Missionari Comboniani – Troia FG. Inviateci il vostro indirizzo postale.
Un abbraccio fraterno. SIAMO MISSIONE. P. Ottavio
Appendice
Padre Zanotelli: “Niente santini per lui: il mio amico Don Tonino Bello fu un profeta” di Antonella Gaeta
Il padre comboniano ricorda l’amico vescovo di Molfetta, con il quale divise le battaglie per la pace: “Aveva colto il nodo fra armi e ambiente”. Il 27 gennaio gratis con Repubblica Bari il libro dedicato a Don Tonino
“Io sono le persone che ho incontrato. Sembra tutto un caso, ma poi scopri che nulla è a caso”, ha scritto una volta padre Alex Zanotelli il missionario comboniano, il guastatore, il pacifista. Lui e don Tonino Bello, in una gara di atletica, sarebbero i maratoneti che si passano il testimone, non una ma due volte. Pressoché coetanei, nella vita sono stati sodali, connessi con il segnale della pace agognata, mai domi, la maggior parte del tempo scomodi.
Padre Zanotelli, quando vi siete conosciuti?
“Sono stato per un anno e mezzo a Lecce dai Comboniani e spesso venivo invitato per parlare ai preti durante ritiri organizzati dal vescovo di Ugento. Sarà stato nel ’75, nel ’76, Tonino a quei tempi si occupava dei seminaristi. Io non mi ricordavo di lui, ma un frate una volta mi disse che Tonino mi ascoltava sempre con tanta attenzione e prendeva nota di quel che dicevo. Poi fui chiamato a dirigere la rivista, Nigrizia, mi trasferii a Verona e lasciai la Puglia”.
Fece a quei tempi anche gesti molto coraggiosi nei suoi confronti.
“Certo. Prima di partire, avevo finito un libro, La morte promessa, e gli chiesi di scrivere la prefazione, il mio editore disse, “ma no, è un vescovo non può fartela, soprattutto adesso che sei sotto attacco”. E, invece, lo fece, un testo che non mi aspettavo, s’intitolava “La Pasqua in agguato”, ed è uno dei suoi più belli. Diceva, tra le altre cose, che nel mio libro si leggeva “ardente un grande amore per la Chiesa … sicché a nessuno è lecito leggere sotto la sassaiola delle sue provocazioni, risentimenti contro la ‘madre’, sconfessioni del ‘grembo’, ricusazione di tenerezze verso l’antico ‘volto’ di lei””.
Poi, lei partì missionario in Africa, ma don Tonino di certo non la dimenticò.
“Per niente. A un certo punto si era messo in testa di fare questa rivista, Mosaico di pace, per continuare la lotta sulle armi, e mi chiese di dirigerla. Io gli dissi di no, ero lontano, avevo tanti problemi per la testa, ma lui mi rispose che non accettava il mio rifiuto: a quel punto non potevo più dirgli di no, e anche questo Tonino l’ha pagato tantissimo. Una volta monsignor Bettazzi mi disse che il tumore allo stomaco gli era venuto da tutta questa opposizione ricevuta per la questione delle armi; lui aveva sempre il sorriso sulle labbra ma questa cosa gli macinava nello stomaco. Nel dicembre dell’87, prima di partire per l’Africa, il segretario generale di Pax Christi mi chiamò e mi invitò ad andare a Reggio Calabria per la Marcia della pace, mi fece capire che Tonino affrontava un momento brutto e che dovevo esserci. Quando finimmo e lui stava per tornarsene a Molfetta con l’autobus, ci parlammo, stava male dentro. Ma che succede, Tonino? E lui mi confessò che soffriva a sentirsi trattato certe volte come un estraneo nella Chiesa a cui teneva così tanto. È stata l’ultima volta che l’ho visto di persona e sono sempre stato grato al Signore di avermi fatto incontrare una figura così bella”.
Da qualche settimana don Tonino è venerabile, ci auguriamo che diventi santo.
“L’importante è che non se ne faccia un santino e che si ricordi sempre quanto ha sofferto e quante volte è stato rifiutato dagli stessi vescovi, che tante diocesi abbiano il coraggio di chiedere perdono. Altrimenti con il santino va a finire che se ne fanno dimenticare la lotta e la sofferenza. Ricordo ancora le sue parole: “Noi non siamo notai dello status quo, noi siamo sentinelle che annunciano tempi nuovi”. Ricordiamocelo a Sarajevo, ricordiamoci quanta fatica ha fatto per far comprendere che la soluzione non era la guerra ma il dialogo”.
Ancora oggi.
“Oggi le cose sono anche peggiori, quei discorsi non si possono più fare, ti prendono per pazzo. Oggi in Europa c’è sentore di guerra. In Ucraina scoppierà qualcosa, non c’è verso. E in Italia, si spendono 30 miliardi l’anno in armi, soldi tolti a scuole e a ospedali: follia. Chi parla più di queste cose? Siamo rimasti in quattro. Tonino era stato profetico, aveva visto anche un nesso tra armi e ambiente, sulla Murgia. Quello che ha rappresentato deve venir fuori quando lo fanno santo, sarà il momento di dire le cose con ancora più forza”.