LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO

Nella prima quindicina del mese abbiamo vissuto momenti che meritano una nostra attenzione. Ne cito solo alcuni con la certezza che ognuno di voi ne ricordi altri. Avremo così molti motivi per lodare e benedire il Signore, per intercedere per chi si trova in situazioni difficili e per rinnovare il nostro impegno missionario. SIAMO MISSIONE!

Ho avuto la possibilità di partecipare alle quarantore a Volturino, anche se l’ultimo giorno ho dovuto rinunciare a causa della neve.

Bello anche un ritiro spirituale con i sacerdoti della diocesi di Lucera-Troia.

Motivanti le corrispondenze con le amicizie per via  email, WhatsApp, telefono e posta.

Quasi ogni giorno, in barba al Covid, sono stato protagonista di incontri belli.

Ne condivido tre.

Stavo camminando lungo il corso che attraversa Troia. Una famiglia, marito, moglie e due figli, si fermano. Mi salutano e mi ringraziano per le riflessioni sul vangelo della domenica. “Li leggiamo insieme come famiglia –dice la mamma – e ci aiutano molto a condividere la nostra fede”.

Sempre sulla stesso corso mi saluta un ragazzo di 14 anni e mi chiede: “Come ha fatto lei a decidere di farsi missionario?”. Il ragazzo mi ha offerto l’opportunità di raccontargli la mia vocazione. Camminando siamo giunti alla nostra abitazione e gli ho lasciato un libretto di testimonianze. Il ragazzo, nemmeno a farlo apposta, si chiama Daniele!

L’ultimo incontro. Un giorno, qualcuno ha dimenticato di chiudere la porta della nostra casa. Troviamo nel corridoio tre famiglie provenienti da Foggia. Li accolgo con gioia. Sono entrati perché hanno letto la scritta: “Seminario dei Missionari Comboniani”. Ci intratteniamo a lungo. Acquistano vari libri missionari e lasciano i loro indirizzi per ricevere ogni mese “Missionari Comboniani”.

Da non dimenticare. Noi  abbiamo firmato la dichiarazione di Pax Christi sul trattato per il bando delle armi nucleari. Documentatevi e firmate! https://www.comboni.org/app-data/files/allegati/3425.pdf

 

Che cosa ci attende?

Il 14 febbraio è giunto tra di noi, sfidando la neve, il nostro padre provinciale, p. Fabio Baldan. Si fermerà con noi alcuni giorni. All’inizio di marzo condivideremo con voi una relazione di questa visita che stiamo vivendo con riconoscenza.

E, infine, ecco l’ultima notizia! Abbiamo condiviso con 7 comunità comboniane l’olio raccolto nei frantoi di Troia grazie alla generosità dei contadini e degli agricoltori. È bello condividere nella gratuità!

Il 17 inizieremo la quaresima che ci porterà all’alleluia pasquale per dire a noi stessi e a tutti: È risorto! Gesù vive!

In questi 40 giorni ci impegniamo a meditare e a vivere il messaggio che papa Francesco ci ha inviato e che riportiamo qui di seguito in appendice.  Che ognuno di noi possa dire: “La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza”.

Dio non esclude, Dio non marginalizza. Mai!

Dedichiamo questa quaresima a chi soffre per il Covid e all’immigrato. Di fronte a paure e leggi che escludono e marginalizzano noi discepoli di Gesù troviamo strade di solidarietà e di accoglienza.

Dobbiamo essere concreti e pertanto a livello personale. familiare, di gruppo e di chiesa, prendiamoci almeno un impegno. Noi comboniani di Troia abbiamo deciso di togliere il vino dalla tavola durante tutta la quaresima e abbiamo lasciato spazio ad eventuali altre scelte personali.

Ma il punto più importante è che le nostre scelte portino alla condivisione. Non rinunciamo per spendere meno o per risparmiare e aumentare i conti in banca più o meno sgonfi.  Rinunciamo per mettere a disposizione del povero gli importi delle nostre rinunce.

Il 23 febbraio tre dei 5 membri della nostra comunità saremo vaccinati e così ci sentiremo più liberi nelle attività.

 

PRENDIAMO PARTE agli incontri organizzati dai comboniani https://cantierecasacomune.it/webinar/ e altri ancora

Non dimentichiamo: I vangeli di ogni giorno https://www.comboniani.org/?page_id=26565

E neppure gli incontri su Laudato si’: https://www.comboniani.org/?page_id=24261

 

ABBONIAMOCI alle riviste NIGRIZIA – PIEMME E COMBONIFEM. Sottoscriviamo due abbonamenti: uno per noi stessi e uno da regalare. Inviateci gli indirizzi postali. Cosa succederebbe se ognuno di noi regalasse un abbonamento per un anno a PIEMME a un ragazzo? A Nigrizia per una famiglia? Semineremmo un futuro di mondialità! Ecco i riferimenti: 

Per Nigrizia l’abbonamento annuo cartaceo e digitale è di euro 35,00 e quello solo in versione digitale di euro 20,00. 

Per Combonifem il cartaceo per un anno è di euro 28,00 e il digitale di euro 14,00. 

Per PIEMME (per ragazzi dagli 8 ai 15 anni) abbonamento  annuo cartaceo con Mondiario euro 28,00; online 10,00.

Inviateci l’indirizzo completo e fate il versamento su uno di questi due conti: Ecco i riferimenti: IT52G0306909606100000105858 INTESA SANPAOLO;    CCP 12031712 intestato a: Missionari Comboniani – Troia  FG

 

SIAMO SOLIDALI con i poveri. Aiutateci ad aiutare. Abbiamo bisogno, e non ce ne vergogniamo, del vostro personale aiuto. Non diamo ai poveri solo ciò che già non ci serve ma qualcosa che ci costa e che ci porta a fare delle rinunce. Contribuiamo con la nostra offerta che possiamo versare sui conti indicati sopra. Il vostro amico p. Ottavio

 

APPENDICI

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO PER LA QUARESIMA 2021

 “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme…” (Mt 20,18).
Quaresima: tempo per rinnovare fede, speranza e carità.

 

 Cari fratelli e sorelle,   annunciando ai suoi discepoli la sua passione, morte e risurrezione, a compimento della volontà del Padre, Gesù svela loro il senso profondo della sua missione e li chiama ad associarsi ad essa, per la salvezza del mondo.

Nel percorrere il cammino quaresimale, che ci conduce verso le celebrazioni pasquali, ricordiamo Colui che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce» (Fil 2,8). In questo tempo di conversione rinnoviamo la nostra fede, attingiamo l’“acqua viva” della speranza e riceviamo a cuore aperto l’amore di Dio che ci trasforma in fratelli e sorelle in Cristo. Nella notte di Pasqua rinnoveremo le promesse del nostro Battesimo, per rinascere uomini e donne nuovi, grazie all’opera dello Spirito Santo. Ma già l’itinerario della Quaresima, come l’intero cammino cristiano, sta tutto sotto la luce della Risurrezione, che anima i sentimenti, gli atteggiamenti e le scelte di chi vuole seguire Cristo.

Il digiuno, la preghiera e l’elemosina, come vengono presentati da Gesù nella sua predicazione (cfr Mt 6,1-18), sono le condizioni e l’espressione della nostra conversione. La via della povertà e della privazione (il digiuno), lo sguardo e i gesti d’amore per l’uomo ferito (l’elemosina) e il dialogo filiale con il Padre (la preghiera) ci permettono di incarnare una fede sincera, una speranza viva e una carità operosa.

  1. La fede ci chiama ad accogliere la Verità e a diventarne testimoni, davanti a Dio e davanti a tutti i nostri fratelli e sorelle.

In questo tempo di Quaresima, accogliere e vivere la Verità manifestatasi in Cristo significa prima di tutto lasciarci raggiungere dalla Parola di Dio, che ci viene trasmessa, di generazione in generazione, dalla Chiesa. Questa Verità non è una costruzione dell’intelletto, riservata a poche menti elette, superiori o distinte, ma è un messaggio che riceviamo e possiamo comprendere grazie all’intelligenza del cuore, aperto alla grandezza di Dio che ci ama prima che noi stessi ne prendiamo coscienza. Questa Verità è Cristo stesso, che assumendo fino in fondo la nostra umanità si è fatto Via – esigente ma aperta a tutti – che conduce alla pienezza della Vita.

Il digiuno vissuto come esperienza di privazione porta quanti lo vivono in semplicità di cuore a riscoprire il dono di Dio e a comprendere la nostra realtà di creature a sua immagine e somiglianza, che in Lui trovano compimento. Facendo esperienza di una povertà accettata, chi digiuna si fa povero con i poveri e “accumula” la ricchezza dell’amore ricevuto e condiviso. Così inteso e praticato, il digiuno aiuta ad amare Dio e il prossimo in quanto, come insegna San Tommaso d’Aquino, l’amore è un movimento che pone l’attenzione sull’altro considerandolo come un’unica cosa con sé stessi (cfr Enc. Fratelli tutti, 93).

La Quaresima è un tempo per credere, ovvero per ricevere Dio nella nostra vita e consentirgli di “prendere dimora” presso di noi (cfr Gv 14,23). Digiunare vuol dire liberare la nostra esistenza da quanto la ingombra, anche dalla saturazione di informazioni – vere o false – e prodotti di consumo, per aprire le porte del nostro cuore a Colui che viene a noi povero di tutto, ma «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): il Figlio del Dio Salvatore.

  1. La speranza come “acqua viva” che ci consente di continuare il nostro cammino

La samaritana, alla quale Gesù chiede da bere presso il pozzo, non comprende quando Lui le dice che potrebbe offrirle un’“acqua viva” (Gv 4,10). All’inizio lei pensa naturalmente all’acqua materiale, Gesù invece intende lo Spirito Santo, quello che Lui darà in abbondanza nel Mistero pasquale e che infonde in noi la speranza che non delude. Già nell’annunciare la sua passione e morte Gesù annuncia la speranza, quando dice: «e il terzo giorno risorgerà» (Mt 20,19). Gesù ci parla del futuro spalancato dalla misericordia del Padre. Sperare con Lui e grazie a Lui vuol dire credere che la storia non si chiude sui nostri errori, sulle nostre violenze e ingiustizie e sul peccato che crocifigge l’Amore. Significa attingere dal suo Cuore aperto il perdono del Padre.

Nell’attuale contesto di preoccupazione in cui viviamo e in cui tutto sembra fragile e incerto, parlare di speranza potrebbe sembrare una provocazione. Il tempo di Quaresima è fatto per sperare, per tornare a rivolgere lo sguardo alla pazienza di Dio, che continua a prendersi cura della sua Creazione, mentre noi l’abbiamo spesso maltrattata (cfr Enc. Laudato si’, 32-33.43-44). È speranza nella riconciliazione, alla quale ci esorta con passione San Paolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Ricevendo il perdono, nel Sacramento che è al cuore del nostro processo di conversione, diventiamo a nostra volta diffusori del perdono: avendolo noi stessi ricevuto, possiamo offrirlo attraverso la capacità di vivere un dialogo premuroso e adottando un comportamento che conforta chi è ferito. Il perdono di Dio, anche attraverso le nostre parole e i nostri gesti, permette di vivere una Pasqua di fraternità.

Nella Quaresima, stiamo più attenti a «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano, invece di parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano» (Enc. Fratelli tutti [FT], 223). A volte, per dare speranza, basta essere «una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza» (ibid., 224).

Nel raccoglimento e nella preghiera silenziosa, la speranza ci viene donata come ispirazione e luce interiore, che illumina sfide e scelte della nostra missione: ecco perché è fondamentale raccogliersi per pregare (cfr Mt 6,6) e incontrare, nel segreto, il Padre della tenerezza.

Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio “fa nuove tutte le cose” (cfr Ap 21,1-6). Significa ricevere la speranza di Cristo che dà la sua vita sulla croce e che Dio risuscita il terzo giorno, «pronti sempre a rispondere a chiunque [ci] domandi ragione della speranza che è in [noi]» (1Pt 3,15).

 

  1. La carità, vissuta sulle orme di Cristo, nell’attenzione e nella compassione verso ciascuno, è la più alta espressione della nostra fede e della nostra speranza.

La carità si rallegra nel veder crescere l’altro. Ecco perché soffre quando l’altro si trova nell’angoscia: solo, malato, senzatetto, disprezzato, nel bisogno… La carità è lo slancio del cuore che ci fa uscire da noi stessi e che genera il vincolo della condivisione e della comunione.

«A partire dall’amore sociale è possibile progredire verso una civiltà dell’amore alla quale tutti possiamo sentirci chiamati. La carità, col suo dinamismo universale, può costruire un mondo nuovo, perché non è un sentimento sterile, bensì il modo migliore di raggiungere strade efficaci di sviluppo per tutti» (FT, 183).

La carità è dono che dà senso alla nostra vita e grazie al quale consideriamo chi versa nella privazione quale membro della nostra stessa famiglia, amico, fratello. Il poco, se condiviso con amore, non finisce mai, ma si trasforma in riserva di vita e di felicità. Così avvenne per la farina e l’olio della vedova di Sarepta, che offre la focaccia al profeta Elia (cfr 1 Re 17,7-16); e per i pani che Gesù benedice, spezza e dà ai discepoli da distribuire alla folla (cfr Mc 6,30-44). Così avviene per la nostra elemosina, piccola o grande che sia, offerta con gioia e semplicità.

Vivere una Quaresima di carità vuol dire prendersi cura di chi si trova in condizioni di sofferenza, abbandono o angoscia a causa della pandemia di Covid-19. Nel contesto di grande incertezza sul domani, ricordandoci della parola rivolta da Dio al suo Servo: «Non temere, perché ti ho riscattato» (Is 43,1), offriamo con la nostra carità una parola di fiducia, e facciamo sentire all’altro che Dio lo ama come un figlio.

«Solo con uno sguardo il cui orizzonte sia trasformato dalla carità, che lo porta a cogliere la dignità dell’altro, i poveri sono riconosciuti e apprezzati nella loro immensa dignità, rispettati nel loro stile proprio e nella loro cultura, e pertanto veramente integrati nella società» (FT, 187).

Cari fratelli e sorelle, ogni tappa della vita è un tempo per credere, sperare e amare. Questo appello a vivere la Quaresima come percorso di conversione, preghiera e condivisione dei nostri beni, ci aiuti a rivisitare, nella nostra memoria comunitaria e personale, la fede che viene da Cristo vivo, la speranza animata dal soffio dello Spirito e l’amore la cui fonte inesauribile è il cuore misericordioso del Padre.

Maria, Madre del Salvatore, fedele ai piedi della croce e nel cuore della Chiesa, ci sostenga con la sua premurosa presenza, e la benedizione del Risorto ci accompagni nel cammino verso la luce pasquale.

Roma, San Giovanni in Laterano, 11 novembre 2020,   Francesco