LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO

Il 2020 si è chiuso con una crisi umana ed economica globale senza precedenti. Milioni di nuovi poveri sono in arrivo.

 

L’enorme disuguaglianza tra i sempre più potenti e le popolazioni cresce.

Nel mondo 8 uomini, da soli, posseggono 426 miliardi di dollari, la stessa ricchezza della metà più povera del pianeta, ossia 3,6 miliardi di persone. Ed è dal 2015 che l’1% più ricco dell’umanità possiede più del restante 99%. L’attuale sistema economico favorisce l’accumulo di risorse nelle mani di una élite super privilegiata ai danni dei più poveri (in maggioranza donne). E l’Italia non fa eccezione se, stando ai dati del 2016, l’1% più facoltoso della popolazione ha nelle mani il 25% della ricchezza nazionale netta.

E allora?

Se penso alla mia vita, come spero che ognuno di voi pensi alla propria, mi sento un granello di sabbia. Mi sento una foglia. Fra qualche anno, chi la vita me l’ha regalata lo sa, dirò un bel ciao a questo mondo che ho amato, che amo e che non voglio cessare di amare.

E questo addio lo darà ciascuno di  noi!

Vogliamo dirlo, questo addio, con le parole di quel tale che si chiamava Simeone (Simeone significa: Dio ha ascoltato: ”Ora puoi  lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace…” (Luca 2,29-32) . Ma potremo dirlo se il colore della nostra vita è il colore dell’amore!

In questo 2021 chiedo al Signore di non essere per nessuno di voi occasione di perdita di tempo. Ma di essere  un amico che dice a tutti costruiamo l’amore, facciamo l’amore. Purtroppo questa espressione, facciamo l’amore, è stata impoverita riducendola a una relazione sentimentale e sessuale. Nessuno arrossisce dicendo: facciamo la pace . Nessuno arrossisce dicendo: facciamo amicizia, un progetto, …

2021: l’anno in cui costruiamo e facciamo l’amore. (se questa battuta non la tieni per te mi scomunicano!).

E come facciamo l’amore?

Lo facciamo come ce lo indica papa Francesco, portavoce del Vangelo di Gesù.

Lo facciamo dicendo SI alla cultura della cura. Dicendo NO alla cultura dello scontro, dello scarto, dell’indifferenza.

Prendiamoci cura delle persone, di noi stessi, della natura, del Vangelo.

Niente spazio allo scontro ma solo al dialogo e alla collaborazione.

Niente spazio allo scarto ma solo alla valorizzazione.

Niente spazio all’indifferenza ma solo al “mi interessa” o diciamo, con don Lorenzo Milani: “I Care”.

“Torneremo di nuovo a incontrare amici e riprendere le attività? Per le persone dinamiche è un supplizio. Come trovare entusiasmo?”.

Credo che lo stato d’animo di Raffaella che si pone queste domande  sia quello di molti di noi. 

Eppure una risposta può e deve darla ciascuno di noi.

Lo facciamo aprendoci e dicendo si ad alcuni impegni. Ne elenco 3. Non ci sono più gli impegni di p. Ottavio ma i nostri.

 

  1. PRENDIAMO PARTE ad alcuni incontri in video conferenza, incontri webinar. Vi suggerisco gli incontri organizzati dai comboniani https://cantierecasacomune.it/webinar/

Valorizziamo: madrugada.macondo@gmail.com        Oppure:    https://www.google.com/search?q=rete+interdiocesana+nuovi+stili+di+vita&rlz=1C1AVUC_enIT867IT870&oq=rete+interdiocesana+nuovi+stili+di+vita&aqs=chrome..69i57.14036j0j15&sourceid=chrome&ie=UTF-8

O anche a EMI: https://www.emi.it/categoria-prodotto/eventi/

Non dimentichiamo: I vangeli di ogni giorno https://www.comboniani.org/?page_id=26565

E neppure gli incontri su Laudato si’: https://www.comboniani.org/?page_id=24261

 

  1. ABBONIAMOCI alle riviste NIGRIZIA – PIEMME E COMBONIFEM. Sottoscrivi un abbonamento per te e uno da regalare. Inviaci gli indirizzi postali. Cosa succederebbe se ognuno di noi regalasse un abbonamento per un anno a PIEMME a un ragazzo? Seminerebbe per un futuro di mondialità! Ecco i riferimenti:  

Per Nigrizia l’abbonamento annuo cartaceo e digitale è di euro 35,00 e quello solo in versione digitale di euro 20,00. 

Per Combonifem il cartaceo per un anno è di euro 28,00 e il digitale di euro 14,00. 

Per PIEMME (per ragazzi dagli 8 ai 15 anni) abbonamento  annuo cartaceo con Mondiario euro 25,00; online 10,00.

Inviateci l’indirizzo completo e fate il versamento su uno di questi due conti: Ecco i riferimenti: IT52G0306909606100000105858 INTESA SANPAOLO;    CCP 12031712 intestato a: Missionari Comboniani – Troia  FG

 

  1. SIAMO SOLIDALI con i poveri. Aiutaci ad aiutare. Abbiamo bisogno, e non ce ne vergogniamo, del tuo aiuto. Non dare ai poveri solo ciò che già non ti serve ma qualcosa che ti costa e che ti porta a fare delle rinunce. Contribuisci con la tua offerta che puoi versare sui conti indicati sopra.

 

Dando con gioia e con generosità fai un regalo a te stesso.. Te lo assicuro. Il tuo amico p. Ottavio

APPENDICI

Il cibo sarà un’arma legittima di guerra

“Non stiamo aiutando l’Africa e gli africani. È un grande autoinganno delle persone con buone intenzioni”. L’economista Benny Dembitzer ha trascorso 35 anni lavorando per organizzazioni governative e non governative, il che gli consente di assumere una feroce critica contro i governi disfunzionali e la rivalità tra le organizzazioni internazionali. Ha appena pubblicato El hambre del vecino. África arde, el Norte observa (La fame del vicino. L’Africa brucia, il Nord guarda). Intervista.

Leggendo all’inizio del suo libro, il J’accuse (io accuso), c’è da pensare che la soluzione è lasciare l’Africa in pace, pensando ai danni perpetrati dall’Occidente dalla colonizzazione ad oggi?

Non esiste una soluzione semplice. Viviamo in un mondo così complesso che anche il non intervento, ad esempio sulla questione del cambiamento climatico, sarebbe peggiore. Siamo chiari, lasciare l’Africa da sola non è la soluzione. Sì, si dovrebbe cambiare il modo in cui ci avviciniamo all’Africa, evitando lo scontro.

È possibile per l’Occidente cambiare il modo in cui si vede e si trattano i paesi dell’Africa?

Si può cambiare il modo di avvicinarsi, di stare davanti agli africani. Sostengo un cambiamento di comprensione: cercare di far capire che la situazione in Africa, le sue sfide, la crescente povertà, la malnutrizione, il numero di bambini nati con un peso ridotto e che non si riprenderanno per tutta la vita, tutto ha un’origine e si sta perpetuando. Questa relazione non cambia in un anno o due, ma può cambiare.

Quali dovrebbero essere i primi passi?

Fare una netta differenza tra gli aiuti di emergenza e lo sviluppo a lungo termine, perché i due sono spesso confusi. Quello che fa la Croce Rossa Internazionale è meraviglioso, lo stesso di può dire di altre organizzazioni, ma se dai alla gente il cibo devi accettare che esse smetteranno di coltivare, a meno che non prometti di comprare il loro raccolto o di aiutarli a coltivarlo. Se continui a darglielo, cambi il modo in cui hanno sempre vissuto. Inoltre, occorre distinguere tra l’aiuto a breve termine, che è per i casi disperati, e quello a lungo termine, che deve essere affrontato in modo diverso.

L’esistenza di organizzazioni internazionali che cercano di sradicare la fame non aiuta?

Il Programma Mondiale per il Cibo (World Food Program – WFP) fornisce cibo, ma non è stato creato per aiutare i più poveri, ma perché gli Stati Uniti potessero sbarazzarsi del loro cibo in eccesso. Nel mio libro, La fame del vicino. L’Africa brucia e il Nord osserva, menziono quattro rapporti in cui risulta che nel 1963, durante il volo che portò Eugene McCarthy a Roma, insieme al Segretario di Stato Nord Americano per l’Agricoltura, per rappresentare il governo degli Stati Uniti all’incontro annuale della FAO, i due discussero del bisogno di aumentare il cibo nel mondo e della necessità di sbarazzarsi del surplus di alimenti negli USA, generato dai prezzi garantiti agli agricoltori nord-americani. Ne discussero durante le sei ore di volo. Appena sbarcati a Roma, chiamarono il presidente Kennedy e gli dissero che pensavano di proporre la creazione di un’istituzione che acquisti il cibo in eccesso da paesi come Stati Uniti, Canada, Australia, tra gli altri, per darlo a paesi con un deficit alimentare. E Kennedy diede il suo consenso.

 

Impegni per le comunità: un orizzonte ecumenico
A conclusione del Convegno ecumenico «Il tuo cuore custodisca i miei precetti» (Milano, 19-21 novembre 2018), voluto dalla Commissione Episcopale per l’Ecumenismo e il Dialogo e promosso dall’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo interreligioso della CEI, assieme alle Chiese cristiane che sono in Italia, si è giunti a formulare alcune indicazioni per le nostre comunità. Possono diventare riferimenti per le iniziative in questo periodo:
• comunicare la bellezza del creato;
• denunciare le contraddizioni al disegno di Dio sulla creazione;
• educare al discernimento, imparando a leggere i segni che il creato ci fa conoscere;
• dare una svolta ai nostri atteggiamenti e abitudini non conformi all’ecosistema;
• scegliere di costruire insieme una casa comune, frutto di un cuore riconciliato;
• mettere in rete le scelte locali, far conoscere le buone pratiche eco-sostenibili e promuovere progetti sul territorio;
• promuovere liturgie ecumeniche sulla cura del creato in particolare per il «Tempo del Creato»;
• elaborare una strategia educativa integrale, che abbia anche dei risvolti politici e sociali;
• operare in sinergia con tutti coloro che nella società civile si impegnano nello stesso spirito;
• le Chiese cristiane sappiano promuovere scelte radicali per la salvaguardia del creato.
In che misura le nostre comunità sono sensibili a queste necessità impellenti per evitare il peggioramento della situazione del creato, che pare già al collasso? Gli stili di vita ci portano a riflettere sulle nostre relazioni, consapevoli che la famiglia umana si costruisce nella diversità delle differenze. Proponiamo alcune opposizioni su cui riflettere nelle nostre comunità come invito urgente a nuove relazioni: accettare/omologare; accogliere/escludere; dominare/servire. Queste scelte risultano essere propositive per uno stile di vita in cui prevalga il senso sul vuoto, l’unità sulla divisione, il noi sull’io, l’inclusione sull’esclusione. (Roma, 24 maggio 2020   La Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace  La Commissione Episcopale per l’ecumenismo e il dialogo)-