16 – 31 marzo 2020

LA NOSTRA PRESENZA SUL TERRITORIO

Noi missionari comboniani che siamo in Italia stiamo condividendo con tutti questo momento di difficoltà ma, certamente, momento di novità.

Mi ci sto abituando a passare le giornate in casa e mi stanno anche piacendo. Medito, scrivo ma soprattutto rifletto e prego. Avevo deciso di non celebrare Messa come solidarietà con tutta la comunità cristiana ma dopo pochi giorni ho ripreso sollecitato da molte persone che mi hanno scritto e pregato di celebrare portando con me ognuno di loro. Ogni giorno celebro lodi alle 7,00. Ora media alle 15,00. Messa alle 17,00. Preghiera personale dalle 18,00 alle 19,00. Vi porto con me.

Vorrei che crescesse in ciascuno di noi il sentire che SIAMO MISSIONE. Vorrei che imparassimo a non separare il Padre nostro dal pane nostro. Non cadiamo nella trappola di dimenticare le grandi sfide dei migranti e delle guerre. Non fermiamoci mai al solo ragionamento ma facciamo spazio anche al sentimento, alla passione, alla cordialità, alla tenerezza. Passiamo dal mito del più all’isola del meno perché gli immensi squilibri creati dal capitalismo con il suo mito dell’abbondanza siano sostituiti da una società di opportunità di vita per tutti. In un pianeta finito non è possibile una crescita infinita.

E allora vi ricordo la storiella del colibrì che di fronte alla foresta che bruciava va verso il fuoco e al leone che gli chiede dove stava andando, il colibrì risponde: vado a spegnere l’incendio, do il mio contributo, le due gocce d’acqua che aveva nel becco.

Ognuno di noi le sta dando le due gocce d’acqua per spegnere l’incendio? Che cosa vi chiedo? Le tre cose che vi ho chiesto da sempre e che chiedo a me stesso:

  1. Conoscere. Non possiamo amare ciò che non conosciamo. Leggiamo le riviste missionarie (sottoscriviamo o rinnoviamo l’abbonamento a NIGRIZIA e/o PIEMME) leggiamo qualche libro di testimonianze missionarie o sulle culture e le religioni dei popoli. Siamo ben riforniti. Fatene richiesta.
  2. Amare. Mai sentimenti di indifferenza, mai rimproveri, giudizi, condanne. (Leggi nel vangelo di Giovanni il capitolo 4 sull’incontro di Gesù con la donna di Samaria). Che tutti possano dire di te: “Si vede che tu ci vuoi bene”.
  3. Condividere. Siamo solidali. Anche oggi. Noi missionari abbiamo urgente bisogno di condividere anche i nostri beni materiali e possiamo farlo grazie a ciascuno di voi. Gesù ha detto a quella donna di Samaria: “Dammi da bere”. Ce lo dicono tante persone di molti Paesi del Sud del mondo e anche persone che vivono tra noi. Fa male al cuore non poter offrire qualcosa! Metti da parte ogni giorno qualche risparmio! E se lo credi puoi condividere attraverso di noi (possiamo inviarti il numero di ccp o l’Iban).

In questi 15 giorni non ci sono attività sul territorio ma vorrei fare con voi un’attività dal tavolo della mia scrivania. Ogni giorno presenterò, partendo dal vangelo di Matteo, chi è Gesù attraverso 8 caratteristiche e poi chi è il discepolo con 11 caratteristiche. Il testo lo troverete nel mio facebook o se non potete accedere a questo strumento fatemelo sapere che vi inserirò in un gruppo in wathsapp o vi invierò il materiale via email.

Lascio da parte tutto il resto. Ricordo solo un amico: È morto il primo marzo in Nicaragua Ernesto Cardenal. Aveva 95 anni distillati nella lotta per la giustizia e per la bellezza. Abitava una stanza con un letto, un comodino e un’amaca. Un eremo. Non so dire se il mondo si sia accorto del suo passaggio, ma la terra sì, è stata concimata anche dalla sua poesia e dal suo amore per il vangelo dei poveri. In silenzio qualche albero è cresciuto anche grazie a quella linfa.

p. Ottavio

Il testo di oggi 14 lo inserisco anche qui sotto in APPENDICI.

APPENDICI

Appendice 1

In questi giorni di “io sto in casa” facciamo un cammino di una maggior conoscenza di chi è Gesù e di chi siamo noi i discepoli. Lo facciamo a partire dal vangelo di Matteo che è il vangelo che in quest’anno 2020 si legge le domeniche del tempo ordinario. Gli incontri su Gesù saranno 8. Quelli sul discepolo saranno 11.

Quale il lavoro che si richieste a chi decide di fare questo cammino? Deve leggere i brani citati. Se possibile potrebbe scriverne su un quaderno alcuni o, perché no, tutti!

A dove porta questo impegno? A innamorarci di Gesù e del nostre essere discepoli per realizzare la nostra vocazione: SIAMO MISSIONE.

Cominciamo con il n. 1 su:

Chi è Gesù

1.  È il Figlio di Davide e di Abramo

Per gli ebrei avere un legame con Davide e con Abramo era un onore e una garanzia.

Per screditare Gesù dicevano che non aveva alcun legame con loro. Noi abbiamo insistito che ciò non era vero. Era legato a Davide attraverso Giuseppe (1,16) ed è nato nella città di Davide (2,1).

Abbiamo scritto la sua genealogia indicando 42 generazioni divise in tre blocchi di 14 ciascuna (14= 7+7). Gesù è la pienezza che porta tutto alla pienezza.

Sono i poveri e gli esclusi che lo riconoscono figlio di Davide: i due ciechi (9,27), la cananea (15,22); i ciechi (20,30-31); le folle (12,22 e 21,9-15).

Gesù non si dà mai questo titolo: lo accetta e vi dà un significato nuovo: liberatore non con la violenza (20,20-28).

Gesù realizza la sua missione senza trionfalismi regali e i due ciechi subito dopo lo chiameranno semplicemente: “Signore” (20,29-34).

Nella genealogia di Gesù c’è il nome di 5 donne tutte discriminate e emarginate ma coraggiose e lottatrici. In queste donne condanna ogni tipo di maschilismo, moralismo e autoritarismo.

Gesù è figlio di Davide e come Davide viene dalla periferia, Beato chi capisce questo, sarà persona giusta come Giuseppe (1,19).

Gesù è anche figlio di Abramo. Con Abramo Dio ha fatto un’alleanza di salvezza per tutti i popoli (Gen, 12,1-3). Gesù è venuto per tutti (8,11-13).

Appendice 2

La preghiera vera non è mai evasione. Per Gesù la preghiera era momento forte di identificazione con il Padre e di adesione coerente e fiduciosa al Suo piano di salvezza. Tale cammino di trasformazione interiore è lo stesso per Gesù, per il discepolo e per l’apostolo. La preghiera, vissuta come ascolto-dialogo di fede e di umile abbandono a Dio, ha la capacità di trasformare la vita del cristiano e del missionario; essa è l’unica esperienza fondante della missione. La preghiera ha il suo momento più vero quando sfocia nel servizio al prossimo bisognoso. Era tassativo il San Oscar A. Romero, vescovo e martire in El Salvador (+24.3.1980) nel dichiarare: “Una religione di messe domenicali, ma di settimane ingiuste, non piace al Signore; una religione piena di preghiere, ma senza denunciare le ingiustizie, non è cristiana”. È questa la dimensione missionaria della preghiera, che Benedetto XVI spiegò in una bella catechesi quaresimale: “La preghiera è garanzia di apertura agli altri. La vera preghiera non è mai egocentrica, ma sempre centrata sull’altro. La vera preghiera è il motore del mondo”.