In memoria

P. Mercoli è un missionario, guardando al Vangelo, che ha corso per incontrare il Signore, il Risorto.

Aveva fatto, inizialmente, la scelta di essere fratello comboniano per quasi 30 anni. Le esperienze di missione lo hanno portato prima in Sud Sudan per oltre 10 anni, poi in Burundi ….

Guardando agli anni che ha lasciato questi due Paesi, dovevano essere stati gli anni dell’espulsione di molti o di tutti i missionari presenti in quei territori …

Penso che sia stato il lavoro e le esperienze maturate a far nascere in lui il desiderio di essere missionario in un altro modo più specifico: come prete.

Prete, non per salire di grado ma per un’esigenza più alta e per completare qualcosa che era già in lui e che forse, inizialmente, non aveva visto o colto.

I superiori accolsero la sua domanda e con un altro gruppo di missionari, già formati sul campo, si è messo a studiare teologia affrontando certamente prove e difficoltà.

Nel ’76 è diventato prete ed è stato mandato per un breve periodo in Centrafrica.

P. Luigi ha svolto il suo ministero per lo più in Italia, dopo queste esperienze di missione. Si mise a servizio dei più deboli e poveri, un ministero che lo porterà più volte a Lourdes con gli ammalati, in pellegrinaggio.

P. Luigi era un prete che si metteva a servizio della gente, ascoltandola e offrendo un baglio di notevole esperienza e tanta umanità.

Poi, con l’avanzare degli anni, i dolori si sono fatti sentire, soprattutto alle anche … la fatica di camminare e la sordità che cominciava ad acutizzarsi l’hanno portato a lasciare anche il ministero della riconciliazione, che offriva per diverse ore in santuario. Questo servizio dell’ascolto e della riconciliazione era quella consolazione che poteva esercitare come sacerdote e che lo teneva arzillo e impegnato, in questi ultimi anni qui a Milano.

Era ligio al dovere e agli impegni … i suoi breviari usati e il libretto delle preghiere eucaristiche, ci dicono di un uomo che pregava molto e che voleva seguire la liturgia comunitaria passo a passo ….

L’affezione a Maria era il suo modo per trovare forza e per vivere quotidianamente affidando i suoi malanni e le malattie altrui a Colei che è Madre e nelle cui mani metteva la sua vita.

Era un missionario legato profondamente alle sue origini, alla sua parrocchia, alle vicende dei preti con i quali aveva condiviso tratti di esperienze ambrosiane e di cui si sentiva orgoglioso….

Ora dal cielo spero che regali a noi e a Dio, con più magnanimità, quei sorrisi “contati” o quelle battute che offriva per entrare poi in una amicizia silenziosa ma molto attenta.