CON GLI OCCHIALI DI DIO  

In un ponte ferroviario, vicino alla stazione di Bologna, tempo fa è apparsa una scritta in inglese zoppicante: “Nuovamente alluvioni! Dio ha bisogno di occhiali!”. Bestemmia o disperazione? Forse anche noi abbiamo delle domande legittime di fede da porre a Dio: Dio, ci sei? E se ci sei, dove sei? Non vedi le nostre sofferenze e le nostre lacrime? Perché non ascolti la nostra preghiera?  Anche nei salmi troviamo questo grido di dolore e di fede: Signore, non nasconderti, mostrami il tuo volto, non abbandonarmi ( S. 26)  “O Dio,  non startene in silenzio!” (Sal 83,2); “Dio della mia lode, esci dal silenzio!” (Sal 109,1). “Dov’è Dio?” È la domanda di molti in questi giorni apocalittici che stiamo vivendo. Siamo circondati da guerre, guerriglie, terremoti, alluvioni, frane e morti tragiche. Ci troviamo impotenti e silenziosi davanti ai 13 mila bambini uccisi nella striscia di Gaza. E non dimentichiamo che la cultura della morte è vicina a noi, anzi, tra di noi: negli ultimi 10 anni, 63 mila emigranti sono annegati nel Mediterraneo. E pochi giorni fa altri 66 migranti hanno perso la vita nel mar Ionio; tra loro 26 bambini. Non sono numeri, sono persone! E se saltiamo il Mediterraneo e giungiamo alla terra del Sudan ci troviamo in mezzo a un’enorme tragedia umana totalmente dimenticata. Il 15 aprile 2023 segna un anno dallo scoppio della guerra in Sudan: un conflitto su cui una buona parte di mondo ha chiuso gli occhi, tranne Papa Francesco, che non perde occasioni per ricordarlo. 

DIO DOVE SEI?

 

Dov’è Dio? È la domanda ogni volta che siamo scossi da qualche evento superiore a noi.  Rimaniamo sconcertati vedendo il male che abbonda nel mondo, senza che Dio sembri prendere parte all’angoscia di quanti sono vittime degli eventi tragici. A volte sembra che Dio sia cieco di fronte a tanta sofferenza. Spesso non troviamo una risposta chiara sull’agire di Dio e neanche un cammino sicuro da seguire. Eppure, anche se Dio è silenzioso e non spreca parole, ci conduce nella momentanea oscurità della nostra fede. L’apparente silenzio di Dio di fronte agli eventi di questo mondo ha sempre pesato sulla mente degli uomini. Dio ci vede bene, anzi ci offre i suoi occhiali, gli occhiali della fede. Vedere la vita con gli occhi della fede significa ricevere da Dio i colori con cui leggere la realtà. Dobbiamo ricordare sempre di indossare gli occhiali di Dio per interpretare quello che ci circonda. Così saremo capaci di distinguere luce da tenebra, benedizione da maledizione. Dio fornisce a tutti questo paio di occhiali e vuole che li indossiamo ogni giorno.

CON GLI OCCHIALI SBAGLIATI: 

Ma anche lo Spirito del male si diverte a distribuire i suoi occhiali oscuri in tutto il mondo e a ogni persona, ad ogni uomo e donna che si son proposti di portarli con cura. Sono persone che, con egoismo diabolico, da sempre si credono padroni del pianeta e divengono tiranni della natura, creando devastazioni e appropriandosi tragicamente delle terre e delle sue risorse; sono persone che pensavano di prendere in giro la natura, deridendo i piani per salvaguardare il creato e difendere la popolazione dai pericoli derivanti. Per fortuna nel mondo c’è un esercito di uomini e donne di ogni cultura e religione che hanno rifiutato gli occhiali della indifferenza e si sono messi gli occhiali dell’amore e della buona volontà per stare insieme e fare causa comune con chi soffre. Hanno optato per stare con i dimenticati, i perseguitati, i fuggitivi e gli esiliati. Ma la domanda resta nel cuore di molti di noi: “Come può un Dio buono permettere il male?” Perché il Dio Onnipotente ci sembra assente? Una domanda quanto mai complessa. In sostanza è come chiedersi perché esiste il male nel mondo? Una giovane ebrea, convertita al cattolicesimo, Edith Stein, ha lasciato una profonda verità: “Non so dove mi porta Dio, ma so che Egli mi conduce e, se passo per valle oscura, lui mi darà sicurezza. Io mi fido di lui anche se non capisco e soprattutto quando non capisco”. Edith nel 1942 viene deportata nel campo di sterminio di Auschwitz, dove muore nella camera a gas Il 9 agosto 1942.

  CON GLI OCCHIALI DEL PAPA

 Il Papa è uomo di spiritualità biblica e non farà mai silenzio davanti alle tragedie umane di questi giorni. Il Papa ha parlato con forza e coraggio: “Interroghiamoci tutti su queste ultime tragedie umane. È un momento di vergogna per tutti, particolarmente per i Cristiani! Preghiamo per questi fratelli e sorelle e per tanti che continuano a morire nel mare delle ingiustizie. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare, ma preferiscono guardare da un’altra parte e preparare un piano per rimandare indietro chi è già arrivato alla terra sognata. Non accetteremo mai che chi cerca speranza muoia senza ricevere soccorso”. Papa Francesco, poi, con parole sue, continua a ricordare che la Vita non è amata. I giochi di potere calpestano anime e corpi sotto una violenza mai vista prima. La vita non è amata nei bambini, adolescenti i giovani che crescono nella paura, nella insicurezza e nell’incertezza. La vita non è amata in milioni e milioni di esseri umani che agonizzano nei campi dei profughi, dove la stessa mano del potere, che li ha cacciati dalla loro terra, manda aiuti umanitari dal cielo e armi dal mare. Il Papa fa sentire la sua voce quotidianamente avvertendo che le armi non sono mai bianche, ma rosse di sangue, che le bombe non sono mai intelligenti, che i campi non si seminano con le mine e non si combatte per la pace con la guerra.

P. Teresino Serra