Dopo oltre mezzo secolo la Somalia torna a far parte del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. L’ultima volta fu nel 1971-72, durante il regime di Siad Barre.

A partire dal 1° gennaio 2025 e per un anno prenderà il posto del Mozambico come membro non permanente africano, insieme ad altri quattro nuovi paesi: Pakistan, Panama, Grecia e Danimarca che sostituiranno Malta, Ecuador, Giappone e Svizzera.

L’elezione, avvenuta ieri con un’ampia maggioranza, rappresenta l’ennesimo riconoscimento internazionale per la Somalia e per il presidente Hassan Mohamud che prima della sua nomina aveva promesso portare il paese verso una nuova rinascita.

Una rinascita iniziata lo scorso novembre con l’ingresso nella Comunità dell’Africa orientale (EAC), seguito un mese dopo dalla rimozione, dopo oltre tre decenni, dell’embargo ONU sulle armi, e proseguita poi con la cancellazione di 4,5 miliardi di dollari di debito con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, e di oltre 2 miliardi con il Club di Parigi.

Sarà interessante ora vedere come, nel Consiglio dei 15, Mogadiscio si porrà riguardo ai conflitti in Sudan e Rd Congo, e su crisi politiche come quella in Sud Sudan. Ma anche riguardo a paesi come l’Etiopia con cui da gennaio si è registrata un’escalation di tensione, dopo la firma, da parte di Addis Abeba, di un memorandum d’intesa con lo stato-regione indipendentista del Somaliland per la concessione di un porto commerciale.

Su questo fronte è di pochi giorni fa annuncio della cacciata delle truppe etiopi dal paese al termine del mandato della Missione di transizione dell’Unione Africana (ATMIS) a dicembre.

Articolo di Nigrizia