Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

La 34° Domenica del Tempo Ordinario è l’ultima dell’Anno Liturgico. Con Domenica prossima inizierà il Tempo dell’Avvento, cioè la preparazione della venuta del Figlio di Dio nella carne, a Natale.

La Festa di Cristo Re è stata istituita da Papa Pio XI nel 1925. Il Mondo viveva tempi difficili. Nel 1917 era scoppiata la Rivoluzione Bolscevica in Russia, che sarà all’origine della dittatura marxista-leninista e che provocherà immani tragedie e milioni di morti. Ancora oggi i partiti comunisti, figli della rivoluzione russa, sono al potere, come in Cina, a Cuba , in Nicaragua… Anche in Italia le forze politiche che si ispirano alla dittatura comunista hanno ancora un grande potere. Il Fascismo e il Nazismo, usciti dalla tragedia della Prima Guerra Mondiale (1914-1918), definita da Papa Benedetto XV una “inutile strage”, ci hanno portato alla seconda guerra mondiale (1939-1945), guerra che ha avuto il suo apice nella “shohah”, cioè lo sterminio di milioni di Ebrei e di minoranze non conformi all’ideologia dominante. Papa Pio XI, con l’istituzione della Festa di Cristo Re, ha voluto porre rimedio a tutte queste calamità, ponendo il Cristo al centro della storia come l’unico vero Salvatore dell’umanità.

E’ vero, tutti siamo peccatori, da Adamo (Genesi 3, 1-19) in poi. Ma, come insegna Jean Corbon, biblista libanese, il giudizio di Dio concerne gli Ebrei e anche tutti i popoli della Terra. Giustamente san Paolo ha affermato: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità. Uno solo infatti è Dio e uno solo anche il Mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Timoteo 2, 4-5). Per questo il Concilio Vaticano II (1962-1965) ha potuto insegnare: “Quelli che senza colpa ignorano il Vangelo di Cristo e la sua Chiesa, e che tuttavia cercano sinceramente Dio e, con l’aiuto della grazia, si sforzano di conoscere, con le opere la volontà di Lui, conosciuta attraverso il dettame della coscienza, possono conseguire la salute eterna” (Lumen gentium, n° 16).

Alcuni hanno affermato, partendo da questo insegnamento, che l’evangelizzazione del Mondo (= annuncio del Vangelo) non sarebbe più necessaria (perché tutti sono salvati). Eppure Gesù ha detto: “Andate in tutto il Mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato” (Marco 16, 15-16). La risposta chiara a questa apparente contraddizione ci viene dall’esortazione apostolica di Papa Francesco dal titolo EVANGELII GAUDIUM (= la gioia del Vangelo), pubblicata il 24 novembre del 2013, proprio nella Festa di Cristo Re. Il Papa ci dice che il Vangelo è un annuncio di gioia, è come un invito al banchetto, nel Regno di Dio. Non è l’imposizione di una ideologia, ma l’invito a una festa. .Durante l’udienza generale del 15 novembre 2023, Papa Francesco ha affermato: “Il Vangelo è atteso anche oggi … La società, che lascia deserti gli spazi del senso religioso della vita, ha bisogno di Gesù… Questo è il momento favorevole dell’annuncio del Vangelo”.

Il Vangelo di oggi (Matteo 25, 31-46) ci parla del giudizio finale. Questo testo è preceduto dalla parabola del servo fidato (Matteo 24, 45-51), da quella delle dieci vergini (Matteo 25, 1-12) e anche da quella dei talenti (Matteo 25, 14-30). Tutte ci invitano alla vigilanza e alla operosità nella vita attuale.

Gesù, parlando del giudizio finale, ci invita ad accettare il suo Vangelo, ma anche a vedere il nostro atteggiamento verso il prossimo, perché con la misura con la quale misuriamo gli altri saremo misurati pure noi (Matteo 7, 1-2).

Allora su che cosa saremo giudicati? Qual’è questa misura? Si tratta delle opere di carità e di misericordia. Il resto non conta: non contano le Messe ascoltate, i rosari recitati, le processioni, le quarantore, le offerte per la costruzione di chiese, ecc. Anche se tutto ciò è buono, se lo facciamo per rendere gloria a Dio. Dobbiamo cercare Gesù, che è il Salvatore. E dove lo troviamo? Negli umili, nei poveri, negli “scarti” dell’umanità. Egli ha detto: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Matteo 25, 40). Nel povero accolto, nutrito, vestito, visitato, curato, abbeverato noi assicureremo la nostra salvezza. Il giudizio finale si basa quindi su quello che noi facciamo all’altro. Ogni altro è sempre l’Altro (= Gesù). Il primo comandamento (= amare Dio) è uguale al secondo (= amare il prossimo). L’ha detto Gesù stesso (Matteo 22, 38-39).

Il Signore Gesù si è fatto nostro prossimo, sotto il segno del Figlio dell’uomo, quello del Crocifisso, che ha il volto di tutti i poveri del Mondo. Ai piedi della Croce ci scopriamo tutti fratelli e sorelle. E’ lì che scopriamo e vediamo l’amore del Padre, manifestato in Gesù Crocifisso.

Solo sulla cima del monte Calvario possiamo capire il discorso di Gesù come è raccontato dal Vangelo di oggi. Se faremo quello che ci invita a fare, saremo sicuri della nostra salvezza.

San Giovanni della Croce (1542-1591) diceva giustamente: “Alla fine della vita saremo giudicati sull’amore”.

San Daniele Comboni (secolo XIX) si è sempre preoccupato di annunciare il Vangelo di Gesù in Africa Centrale con le parole e con le opere. Infatti egli ha scritto a suo cugino Eugenio, il 24 dicembre 1879: “La vita del Missionario è carità”. E il santo medico Giuseppe Moscati (1880-1927) ha aggiunto: “La carità salverà il Mondo!”.