Padre Vincenzo Percassi

Una delle due collette (le due preghiere proposte prima delle letture) nella Liturgia Eucaristica di oggi, ha un’affermazione stupenda che mi riempie di gioia e gratitudine ogni volta che la incontro e la medito. Dice che Dio rivela la sua onnipotenza soprattutto con la sua misericordia e il suo perdono. Santa Teresa di Gesù Bambino di cui la Chiesa fa memoria oggi, visse una vita santa e altamente creativa, seguendo la “piccola via”, cioè riconoscendo la sua piccolezza e abbandonandosi con fiducia alla bontà di Dio, fatta di misericordia e di perdono, come una bimba tra le braccia di sua madre. Tante persone, uomini e donne, hanno seguito la stessa piccola via e hanno raggiunto le vette della santità. Noi potremmo seguire il loro esempio, ispirati dalla Parola su cui meditiamo oggi: aprendoci alla misericordia di Dio, chiedendo perdono per le nostre fragilità e i nostri peccati, impegnandoci per osservare i Comandamenti e per vivere secondo il Vangelo di Cristo Gesù Salvatore.

Veniamo ai particolari di questo stile di vita. Nel passo evangelico, Gesù racconta una parabola semplice e provocatoria che parla di due figli ai quali il padre chiese di andare a lavorare nella vigna. Il primo disse che non ne aveva voglia, ma poi si pentì e andò; il secondo si dichiarò disposto ad andare, ma poi non andò. Gesù fa notare che chi compì la volontà del padre fu il primo. Nelle nostre comunità troviamo facilmente molte persone con gli stessi atteggiamenti dei due fratelli. C’è chi dice di sì alla richiesta di un impegno per non fare cattiva figura, ma poi non fa nulla. C’è chi trova difficile dire di sì, ma poi lo si vede sempre impegnato. Veniamo a noi. Senza dubbio i due figli della parabola, convivono in noi. A volte siamo come il figlio che disubbidisce, ma abbiamo nostalgia dell’obbedienza perché essa dona pace e sicurezza. Altre volte siamo come l’altro figlio; diciamo di sì al Signore come se fosse un padrone esigente, però facciamo l’occhiolino alla libertà di chi dice di no. Agendo così, tra i sì e i no, non impareremo mai ad amare veramente. Ciò che dobbiamo imparare sono i SI’ che vengono dal cuore, e che producono frutti in abbondanza come la conversione e la gioia nel cuore.

Il punto d’arrivo della nostra conversione consiste nell’avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, come ci fa capire la seconda lettura di oggi, presa dalla lettera ai Filippesi. Chiediamo a Dio questa grazia come un grande dono: “O Padre, che prometti vita e salvezza ad ogni persona che desiste dall’ingiustizia, donaci gli stessi sentimenti di Cristo, perché possiamo donare la nostra vita e camminare come fratelli e sorelle verso il tuo regno”. E a Gesù diciamo: “O Gesù, grazie di cuore per averci invitati a lavorare nella tua vigna nonostante le nostre indegnità. Perdona i nostri rifiuti, aiutaci a mantenere docile il cuore, capace di conversione. Aiutaci a cambiare direzione. Vedi se percorriamo una via di menzogna e guidaci sulla via della vita!” Chiediamo tutto questo perché è con i sentimenti di Cristo che vivremo una vita fruttuosa di buone opere, avendo come norma una morale di vera fecondità e dando gioia al cuore di Dio. Dio ha fiducia in noi nonostante i nostri errori e i nostri ritardi. Egli gioisce della trasformazione dei nostri cuori, delle nostre famiglie e delle nostre comunità, grazie al nostro impegno. E cosa fare se pensassimo di essere in ritardo? Non dobbiamo disperare perché qualunque sia stata finora la nostra risposta agli inviti di Dio, abbiamo sempre la possibilità di cambiare, di convertirci. E allora, apriamoci allo Spirito che ci trasforma e ci converte. Posticipare ciò, potrebbe essere dannoso e forse letale.