𝐏. Antonio Solcia

Trezzano Rosa, d. Milano (I) 18.7.1936 – 24.3.2023 Milano


P. Antonio era da qualche mese membro della comunità comboniana di Bruzzano (Milano). Il mattino del 24 marzo, i confratelli non vedendolo arrivare per la preghiera, si sono allertati. P. Antonio era a letto, respirava ma non rispondeva. Portato al pronto soccorso, gli è stata constata una emorragia cerebrale. Prima di mezzanotte, p. Antonio è spirato.

Ha svolto il suo apostolato missionario soprattutto in Uganda, dal 1962 fino al 2017 quando è tornato in Italia per motivi di salute.

“Vieni servo buono e fedele”, P. Antonio è stato veramente un servo-missionario buono e fedele. R.I.P.

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Antonio nasce a Stezzano Rosa, provincia di Milano, il 18 luglio 1936, in una famiglia contadina con cinque figli. I genitori sono ferventi cattolici e molto impegnati in parrocchia. Antonio frequenta le scuole elementari in paese fino alla quarta elementare. La mattina presto, è regolarmente in chiesa come chierichetto. Ha già più volte espresso sia ai suoi genitori che al parroco il desiderio di diventare un sacerdote missionario.
Dietro invito del parroco, Antonio scrive una lettera all’Istituto Missioni Africane di Verona, dicendosi pronto a entrare in una delle scuole apostoliche che l’istituto gestisce in Nord Italia. In ottobre 1946, entra nell’allora “Piccolo seminario” di Crema per iniziare la quinta elementare. A scuola è brillante. A ottobre 1950 passa nel seminario di Brescia per i due anni di ginnasio e i tre di liceo.
Il 7 ottobre 1952, entra in noviziato a Gozzano. In giugno 1953, è inviato a Sunningdale, in Inghilterra, per il secondo anno di noviziato, ed emette i primi voti il 9 settembre 1954. Inizia gli studi di teologia nello stesso seminario, dove rimane per tre anni. In luglio 1957, passa allo scolasticato di Venegono. Il 9 settembre 1960, fa la professione religiosa perpetua. Il 18 marzo 1961 è ordinato sacerdote nella cattedrale di Milano dal cardinale Giovanni Battista Montini, futuro Paolo VI.
Assegnato all’Uganda, in giugno torna in Inghilterra per ottenere un diploma che gli consenta di insegnare nell’allora colonia britannica. Nel febbraio 1962 è già a Pakele, diocesi di Gulu, come viceparroco. Ci rimane fino a novembre, quando è destinato a Koboko, diocesi di Arua, incaricato della scuola secondaria, in cui è anche professore. Padre Antonio si rivela subito un bravo insegnante. I ragazzi lo adorano e lui sa farsi voler bene. A volte, trascorre l’intera giornata nella scuola, organizzando per gli studenti incontri, dibattiti, attività varie ed eventi sportivi.
Nel 1965 è chiamato ad insegnare nel Collegio Magistrale di Lodonga (una scuola superiore per preparare maestri per le scuole elementari). Ci rimarrà fino a luglio 1981. Qui padre Antonio dà il meglio di sé come professore e animatore.
Padre Torquato Paolucci, che ha conosciuto da vicino padre Antonio, ricorda che «aveva un amore tutto particolare per i maestri, di cui curava la formazione permanente. Era solito scrivere una circolare a tutti per spingerli a vivere la loro professione come una vocazione importante per la società e la Chiesa. E voleva anche che leggessero Leadership, la rivista mensile pubblicata dai Comboniani in Uganda. Ogni mese ne ordinava 5.000 copie, che poi distribuiva nelle varie scuole».
A luglio 1981, padre Antonio è destinato alla provincia del Kenya, come vicerettore dello scolasticato della Congregazione degli Apostoli di Gesù, a Langata, periferia di Nairobi.
Due anni dopo, può ritornare nella “sua” diocesi di Arua, destinato a Ombaci come insegnante e cappellano della scuola secondaria e consulente diocesano per l’educazione religiosa. Per vari anni, è anche superiore della folta comunità comboniana locale. Nel 1997, si sposta nella vicina Comboni House, a Ediofe, dove può dedicare molto del suo tempo al ministero, pur continuando a tenere lezioni nel vicino seminario. Per un periodo, è anche amministratore diocesano.
A luglio 1998, padre Venanzio Milani, vicario generale, e padre Juan Antonio González Núñez, assistente generale, sono in visita alla provincia d’Uganda. A Ediofe, incontrano padre Antonio e gli propongono un cambiamento: a Roma c’è urgente bisogno di un aiutante del segretario generale, padre Alois Weiss. Padre Antonio, in tutta onestà, dice che non pensa di essere la persona giusta, ma aggiunge: «Se me lo chiedete, obbedisco». La richiesta ufficiale arriva poco dopo, e il 1° luglio 1999 padre Antonio è a Roma, membro della comunità della Curia. Fatica un po’ ad ambientarsi, ma impara presto il lavoro e assolve egregiamente i suoi compiti. Tra le altre cose, dà anche una buona mano a sistemare l’archivio generale.
Il 15 aprile 2001 è di nuovo destinato alla sua amata Uganda e, in ottobre, è di nuovo a Ombaci, incaricato del ministero e delle scuole; alcuni mesi dopo, è anche nominato superiore della comunità. A Ombaci rimane fino a dicembre 2008. Dopo un periodo di vacanze in famiglia, è a Roma per il Corso di Formazione Permanente, di cui si dice «molto entusiasta e profondamente riconoscente». Ma a giugno dell’anno successivo è di nuovo a Ombaci per due anni. In ottobre 2010, viene chiamato alla casa provinciale di Kampala come assistente dell’economo provinciale.
Padre Antonio comincia ad avvertire alcuni acciacchi legati all’età (ha 76 anni). A metà 2012, rientra in Italia per controlli medici. Si ferma per oltre un anno al Centro Ammalati di Brescia. Ma a giugno 2013 è di nuovo pronto per l’Uganda e torna a Lodonga, dove si presta per ogni tipo di ministero, sia nella pastorale parrocchiale che nelle scuole. I confratelli lo scelgono anche come economo della comunità. E quando a Ombaci serve un padre, eccolo pronto ad andarci, rimanendoci fino a giugno 2017, anno in cui torna in Italia, destinato alla comunità-rettoria di Lucca.
Padre Giovanni Taneburgo, superiore della comunità, ricorda in lui «un vero spirito di preghiera e di servizio, anche a costo di sacrificio, soprattutto durante il periodo della pandemia di Covid-19: sempre pronto a procurare anche piccole cose per il benessere della comunità. Era una persona umile, affettuosa, puntuale e discreta, con una capacità rilevante di prendere il secondo posto senza sensi di inferiorità. Aveva anche una fermezza di carattere che lo portava a essere generoso e inamovibile nelle sue convinzioni o gusti personali».
A marzo 2022, padre Antonio chiede di potersi spostare alla Centro Ammalati di Milano. Anche lì c’è una rettoria e può continuare a esercitare un po’ di ministero.
Il mattino del 24 marzo, i confratelli, non vedendolo arrivare per la preghiera, si preoccupano. Qualcuno va a controllare. Apre la porta della stanza e lo trova a letto: respira, ma non risponde. Viene chiamata un’ambulanza che lo porta al vicino pronto soccorso, dove gli viene riscontrata un’emorragia cerebrale. Prima di mezzanotte, muore. Le esequie si tengono nella sua parrocchia di Trezzano Rosa il 27 marzo. La salma è sepolta nella cappella del cimitero comunale riservata ai religiosi.
(Padre Franco Moretti, mccj)