Padre Alessio Geraci

A partire dal cuore ……

In questa domenica, la seconda dell’ottobre missionario e la ventottesima del tempo ordinario, le letture della liturgia ci fanno comprendere chiaramente l’importanza della gratitudine.

Nella prima lettura, il secondo libro dei Re presenta la storia di Naaman il Siro, che soffriva di lebbra. Vale la pena ricordare la gravità di questa malattia, perché a livello sociale creava esclusione, e chiunque la portasse sulla pelle, era considerato impuro e quindi emarginato.

Il profeta Eliseo rivolge a Naaman una parola che di per sé è motivo di speranza e di salvezza per coloro che hanno fede e si abbandonano nelle mani provvidenti di Dio. Infatti, Dio attraverso il profeta Eliseo dice a Naaman di andare a fare il bagno sette volte nel fiume Giordano. Naaman confida nella Parola di Dio trasmessa attraverso il profeta Eliseo e va al fiume e fa il bagno sette volte. E immediatamente la lebbra scompare dalla tua pelle. La prima cosa che fa è rivolgersi al profeta Eliseo e con il cuore pieno di gratitudine fa una meravigliosa confessione di fede, che acquista più valore se consideriamo che la troviamo sulle labbra di una persona che non appartiene al popolo di Israele. Ecco le sue parole: «Ecco, ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele».Noi, che ci consideriamo con orgoglio credenti, sappiamo fare pubblicamente confessioni e professioni di fede del nostro Dio?

Molte volte ciò che ci manca è la testimonianza, è la capacità e la volontà di condividere le nostre esperienze di fede, le nostre esperienze di conversione.

Ma molte volte ciò che ci manca è soprattutto la gratitudine. Chiediamo a Dio nella preghiera, anche con fiducia, ma una volta ottenuta la grazia, non siamo in grado di ringraziare, non siamo in grado di avere un cuore “memorioso” e grato. Ed è importante ricordare sempre tutte le meraviglie che il Signore ha operato e continua ad operare in noi e attraverso di noi. E questo ci porterà ad avere un cuore grato, capace non solo di chiedere a Dio, ma soprattutto di rendere grazie a Lui.

Con il Salmo di questa domenica, chiediamo a Dio la grazia della conversione. Mi piace, infatti, pensare che quando il salmista dice «cantate al Signore un canto nuovo»,la nostra risposta concreta non può essere quella: la conversione. Deve essere una conversione quotidiana e che tutti possano vedere. Perché la conversione è cambiare vita, cambiare stile di vita, cambiare abitudini e mentalità. È lasciare morire ciò che in noi è vecchio per rinascere in Cristo, con Cristo e per mezzo di Cristo. È pensare non come pensa la società, ma come pensa Dio. È andare controcorrente perché i valori che Gesù ci ha proposto per questa società sono considerati vecchi, desueti, inutili. Ma sono proprio questi valori che umanizzano questa società. Valori come la solidarietà, la fraternità, la gratuità, il rispetto, la gentilezza, la tenerezza, l’onestà, la lealtà… valori che nella nostra società brillano per la loro assenza. Il Salmo termina esortando tutta la terra a lodare il Dio della Vita per la sua misericordia e fedeltà. In questo mese missionario, è bello leggere questo salmo in chiave missionaria: tutta la terra potrà lodare l’unico vero Dio solo quando conoscerà il suo nome e le sue opere. E perché ciò avvenga, è necessario che noi che seguiamo Gesùcome suoi discepoli, diventiamo discepoli missionari, annunciando con la nostra vita, l’amore misericordioso di Dio, la sua infinita tenerezza, la sua perenne fedeltà. Siamo tutti chiamati adessere missionari,in virtù del nostro battesimo!

E se abbiamo qualche dubbio su quale debba essere l’oggetto della nostra missione, nella seconda lettura di questa domenica, troviamo alcune risposte. Paolo, scrivendo a Timoteo, dice a lui, e a tutti noi, alcune parole molto importanti:«ricòrdati di Gesù Cristo,risorto dai morti,discendente di Davide,come io annuncio nel mio vangelo». In poche parole, Paolo riesce ad entrare nel Mistero: Gesù è il centro della nostra predicazione. E guai se non fosse così!

Per prima cosa bisogna credere ciò che annunciamo. Altrimenti, la nostra predicazione sarà vana e sterile. Chi crede qualcosa, lo annuncia con passione. Chiediamoci, se nella nostra predicazione, con gesti e parole, mettiamo passione, o semplicemente diciamo o facciamo tutto “meccanicamente”, quasi senza credere troppo a ciò che annunciamo. Il popolo santo e fedele di Dio si rende conto quando l’evangelizzatore è stato toccato dalla Parola di Dio e si è lasciato evangelizzare. Non possiamo evangelizzare senza prima lasciarci evangelizzare!

Paolo, con l’annuncio della Buona Notizia, soffre le catene del carcere, ma ci dice una cosa molto, molto importante: la Parola di Dio non è incatenata!La Parola di Dio vola libera, è in grado di creare ponti dove altri creano muri. La Parola di Dio unisce, guarisce, vivifica.

Lo vediamo nel Vangelo di questa domenica. Gesù è in cammino verso Gerusalemme, passando tra la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, dieci lebbrosi gli gridarono: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Questi dieci lebbrosi stanno chiedendo a Gesù che “entri” nella loro drammatica situazione di malati ed esclusi, ed assuma questa loro situazione come se fosse la sua. È una richiesta che facciamo a Gesù anche noi oggi e che significa, specialmente in questo tempo di pandemia e di guerre, chiedergli di entrare nella nostra vita, di assumere come sue le nostre pene, le nostre fatiche, di “farsi carico” della nostra realtà, di “vivere” i nostri tormenti, perché è solo vivendo che si può capire davvero. Gesù allora disse ai dieci lebbrosi: «Andate a presentarvi ai sacerdoti» e quando i lebbrosi erano ancora in cammino, furono guariti, ormai senza più la lebbra come fedele compagna di vita. Ma solo uno dei dieci che erano stati guariti, tornò indietro e lodava Dio, prostrandosi ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Luca ci dice che chi ha avuto questa cuore memorioso e grato era un Samaritano, apparteneva quindi ad un popolo profondamente disprezzato dai Giudei. Gesù prendendo la parola si meravigliò che dei dieci lebbrosi guariti solo uno avesse avuto questo cuore grato e memorioso, e al Samaritano disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!». Chiediamo oggi la grazia di avere anche noi un cuore memorioso e grato.

Buona domenica!

Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci