Padre Alessio Geraci

A partire dal cuore ……

Nella prima lettura di questa venticinquesima domenica del tempo ordinario, il profeta Amos ci aiuta a farci capire che Dio non vuole la povertà, ma la giustizia.

E se guardiamo un attimo alla realtà mondiale oltre che italiana, c’è povertà nel mondo proprio perché nonc’è giustizia. Le due cose sono strettamente legate. E Dio attraverso la voce profetica di Amos, denuncia la situazione di ingiustizia della società di quel tempo, dove i poveri venivano umiliati e oppressidove il povero veniva venduto «per un paio di sandali».

Enoi oggi, facciamo risuonare la nostra voce profetica, denunciando in nome di Dio ogni situazione di ingiustizia subita dai poveri nelle nostre città? O per noi le ingiustizie sono solo quelle che riguardano la nostra squadra del cuore quando l’arbitro annulla un goal o non concede un calcio di rigore?

Non viviamo più ai tempi del profeta Amos, ma i poverispecialmente in questo tempo di pandemia, guerre, di profonda incertezza economica politica e sociale,sono ancora oggi, oppressi, sfruttati, umiliati, emarginati, “cosificati”.

E Dio, oggi come allora, è Colui che si prende cura dei poveri, Colui che agisce in difesadella loro dignità, della loro vita, del loro benessere. Lo fa attraverso di me, di te, di noi, comunità di discepoli missionari.

Questo è ciò che il popolo di Israele ha sperimentato in quel momento, e possiamo vederlo riflesso nel Salmo di questa domenica, al quale ci uniamo con tutto il cuore: «Chi è come il Signore, nostro Dio,che siede nell’altoe si china a guardaresui cieli e sulla terra?Solleva dalla polvere il debole,dall’immondizia rialza il povero,per farlo sedere tra i prìncipi,tra i prìncipi del suo popolo».

Sì, cari fratelli e sorelle… perché il sogno di Dio è che le disuguaglianze, le discriminazioni, e quindi la povertà scompaiano.

La domanda però che ci dobbiamo fare è: cosa facciamo noi per far sì che ciò accada?

Nella seconda lettura, Paolo, scrivendo a Timoteo, ci comunica ancora una volta il disegno di Dio: che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità.

Questa, dunque, è la volontà di Dio: che tutti siano salvati e quindi che nessuno si perda, che nessuno “lasci il gruppo” dei salvati, per usare un’immagine di WhatsApp.

Dio vuole che tutti giungano alla conoscenza della verità, e noi sappiamo bene dal Vangelo che Gesù è la Verità, la Via e la Vita. E chi lo segue non cammina nelle tenebre.

Paolo ci dice anche che uno soloè Dio, e uno è il mediatore tra Dio e gli uomini: Cristo Gesù. È a Lui allora che dobbiamo rivolgerci. E Paolo ci esorta a farlo «alzando al cielo mani pure, senza collera e senza contese».

È il momento giusto, cari fratelli e sorelle, per rivedere la nostra vita: come preghiamo? Abbiamo le mani pulite, pure, o anche se sembrano pulite, in realtà non lo sono? Quali sentimenti portiamo dentro i nostri cuori quando si tratta di pregare?

Siamo, anche quando preghiamo, cercatori e animatori di unità o di divisione?

Nel Vangelo Luca ci racconta una parabola di Gesù che ci fa capire l’importanza delle relazioni.

La parabola ruota attorno ad un amministratore, il cui padrone scopre la sua cattiva gestione e per questo motivo viene licenziato. Una situazione molto comune oggi: le pagine dei nostri giornali sono piene di cattiva gestione da parte degli amministratori pubblici. Ma ciò che brilla per la sua assenza nella nostra realtà, sono i licenziamenti di coloro che sono stati giudicati colpevoli di cattiva gestione. Questo amministratore disonesto è ormai senza lavoro e fa una cosa molto saggia: riconosce i suoi limiti; sa vedere dentro di sé, e vedere con verità. Riconosce che andare a lavorare la terra non può perché non ha forza, andare a mendicare non vuole perché si vergogna. E allora cosa ne sarà della sua vita ora che ha perso il lavoro? Decide quindi di scommettere tutto sulla sua astuzia: mosso dagli interessi, inizia a chiamare i debitori del suo ex padrone, e riduce i loro debiti, per ottenere gratitudine e favori futuri. Il suo ex padrone riconobbe a questo dipendente che aveva licenziato, l’astuzia con cui aveva agito. Questo Vangelo ci spinge a chiederci che tipo di amministratori siamo, fedeli o disonesti? E nelle nostre relazioni interpersonali, ci comportiamo anche noi così, agendo per interesse, con calcoli, con doppi e tripli fini, o con trasparenza e sincerità?

Nel Vangelo di questa domenica Luca ci riporta anche alcuni detti di Gesù tra i quali il famoso «non potete servire Dio e la ricchezza». Dobbiamo riconoscere che spesso, come semplici credenti o come agenti pastorali o ministri ordinati, ci siamo lasciati prendere dal desiderio di possedere i beni, e in questa maniera, Dio è passato al secondo posto nella nostra lista delle priorità, perché il primo…. era già occupato dal denaro e dalla smania di possedere i beni materiali! Gesù ci dice anche che «nessun servitore può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro». È come in una relazione: se è vero che servono molte cose perché la relazione funzioni e duri, è anche vero che senza la fedeltà tutto crolla. Servire Dio significa vivere con la fiducia che Lui non ci abbandonerà mai; significa essere e rimanere liberi. E vivere con gratitudine e fedeltà questa relazione con Lui. Invece, servire il denaro significa diventarne schiavi, con la mente e il cuore sempre preoccupati di ottenere più soldi, o di come difendere ciò che si possiede. Il denaro è in realtà un idolo, e come tutti gli idoli chiede grandi sacrifici; chi serve il dio denaro finisce per dimenticare il Dio della Vita. Devi scegliere allora da quale parte stare, dalla parte di Dio, che è Padre, o dalla parte del denaro, che diventa idolatria. Chiediti oggi quale atteggiamento idolatrico e antievangelico devi togliere dal tuo cuore per essere veramente degno di fiducia e pienamente fedele. Lasciati guidare oggi da Gesù, la fedeltà personificata: «chi è fedele in cose di poco conto, è fedele anche in cose importanti».

Buona domenica!

Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci