Padre Alessio Geraci
A partire dal cuore ……
Nella prima lettura di questa ventesima domenica del tempo ordinario, possiamo vedere come il profeta Geremia subisca le pesanti conseguenze dell’annuncio della Parola di Dio, che, va ricordato, è sempre un invito alla conversione, e una Parola di speranza, di incoraggiamento, di vita.
Il profeta non dice ciò che il re o le autorità civili o religiose vogliono sentire. No. Questo è già stato fatto dai falsi profeti. Il vero profeta, inviato da Dio, proclama la verità. E la verità è sempre rivoluzionaria, la verità è sempre qualcosa che mette a disagio. A volte infatti preferiamo una bugia che ci fa sentire meglio, a una verità che ci ferisce. Ma il profeta denuncia. In un certo senso il suo compito è quello di abbattere, di distruggere. Lo vediamo oggi, quanto abbiamo bisogno, qualcuno che denunci la grave malattia che stiamo soffrendo, al di là della pandemia: non vivere da umani. Abbiamo urgente bisogno chequalcuno denunci la corruzione, il machismo, i femminicidi, i privilegi, l’indifferenza, la violenza, le promesse non mantenute dei politici; qualcuno che denunci tutto questo come contrario alla volontà salvifica di Dio.
Il profeta ha non solo il compito di abbattere, ma anche quello di costruire, quello di piantare. Ma può costruire solo dopo che ha distrutto. E uno dei compiti più belli del profeta è quello di “distruggere” tutte le false immagini di Dio che ci siamo creati, frutto delle nostre paure e fobie, delle ideologie, delle “mode”.
Dio ci ha creati per amore e con amore, a Sua immagine e somiglianza, ma noi abbiamo creato un dio a nostra immagine e somiglianza. Un dio quest’ultimo che vigilia sempre e ci controlla; un dio che, come i peggiori arbitri, ci mostrail cartellino rosso al primo errore commesso, un dio vendicativo e punitivo, un dio violento, un dio che non conosce il perdono, un dio invidioso e geloso. Il profeta sa bene che un tale dio non è il suo Dio, non è il Dio che lo ha amato fin dal grembo materno, che lo ha chiamato per amore e lo ha inviato a parlare in suo nome. Ecco perché deve distruggere queste false immagini di Dio. E poi poter costruire, annunciando il vero Dio, il Dio della Vita, che ha un sogno, un progetto: la nostra felicità.
Farlo comporta rischi e pericoli: prima di tutto, non essere creduti. O di essere considerati come Geremia, profeta di disgrazie. Considerati come pericolosi, “sovversivi”, persone che cercano di minare la pace e la serenità.
Ma il profeta sa bene chi lo manda. E in nome di chi parla. Sa bene chi gli dà la forza necessaria per poter svolgere la sua missione.
E noi, come battezzati, come stiamo esercitando la nostra missione profetica?
Con il battesimo siamo stati unti e consacrati anche noi come profeti… lo sappiamo? Ce lo ricordiamo? Sappiamo cosa comporta il nostro battesimo?
Denunciamo, chiamando le cose per nome, confidando in Dio, o abbiamo più paura del giudizio degli altri, del “che dirà, cosa penserà la gente?
Proclamiamo il Dio della Vita, il Dio che abbiamo incontrato, il Dio che ci ama, ci chiama e ci invia? O siamo in grado di annunciare e veicolare solo pettegolezzi?
Il profeta soprattutto è chi confida nel Signore sapendo che non rimarrà deluso. E noi, confidiamo nel Signore? Io credo di sì, e per questo possiamo fare nostri i sentimenti del salmista e con lui possiamo anche noi dire: «io sono povero e bisognoso:di me ha cura il Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore:mio Dio, non tardare».
Nella seconda lettura, l’autore della lettera agli Ebrei ci esorta a deporre tutto ciò che ci ostacola nella nostra vita di fede, specialmente il peccato che «ci assedia». Per fare ciò, propone due cammini. Il primo è guardare «la moltitudine di testimoni» di cui siamo circondati. Sono quelli che hanno vissuto il loro battesimo con coerenza e serietà, sono quelli che chiameremmo santi. Sono quelli che, con il loro stile di vita, sono per noi un esempio, un modello. E anche noi siamo chiamati ad essere testimoni, a testimoniare con entusiasmo, coerenza e passione la nostra fede. Il secondo cammino che ci propone è quello di fissare lo sguardo su Gesù, «colui che dà origine alla fede e la porta a compimento».
Possiamo scoraggiarci a volte nel nostro cammino spirituale, possiamo sentirci soli, o pensare di portare una croce troppo pesante per le nostre forze. Ma non siamo davvero soli. Gesù, continua ad essere con noi, al nostro fianco, e chiede ad ognuno di noi, suoi discepoli missionari, di ascoltare, vivere e annunciare la sua Parola, continuando la sua opera.
Questo, come ci fa capire Gesù nel Vangelo di questa domenica, è motivo di divisione, anche all’interno di una famiglia, come pure nella società.
Luca ci riporta alcune parole di Gesù: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso!». Le Parole di Gesù, parole di vita, sono parole di fuoco, specialmente per coloro che si sono lasciati raffreddare il cuore.
Santa Caterina da Siena diceva:«Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo»; è il fuoco dell’amore, il fuoco della Parola di Dio, che scalda i nostri cuori, che dà nuova vita a ciò che in noi sembra morto.
Ma come comportarsi di fronte all’incomprensione, alle difficoltà, alle tensioni che sorgono a seguito dell’annuncio della Parola di Dio? Seguendo Gesù! Fino alla fine. Con la pratica della nonviolenza attiva e assumendo lo stile di vita delle Beatitudini. Facendo tutto con rispetto. Con il dialogo. Amando e servendo tutti, non considerando nessuno come “nemico” ma tutti come fratelli. Benedicendo sempre e mai maledicendo. Vivendoinsomma in pienezza e coerenza, il nostro battesimo. Confidando sempre nel Dio che non ci abbandona mai!
Buona domenica!
Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci