Padre Giovanni Taneburgo
Inizio l’omelia con una frase che mi pare indichi chiaramente il tema della Liturgia Eucaristica di questa domenica, un tema prettamente missionario: ‘Amare significa ricevere il dono della vita e condividerlo con gli altri’.
La domanda rivolta da un dottore della legge a Gesù, è una domanda che ciascuno di noi dovrebbe farsi spesso: “Che cosa devo fare per entrare nella vita eterna?” Quel dottore della legge non era sincero. Infatti rivolse quella domanda a Gesù per metterlo alla prova. Che ingenuo, non sapeva che non poteva far cadere Gesù in una trappola. E Gesù con chiarezza parlò di amore di Dio e del prossimo come condizione per entrare nella vita eterna; prossimo inteso in senso nuovo. Gli Ebrei, consideravano “prossimo” soltanto i compatrioti e i proseliti. Con la parabola del buon Samaritano, Gesù, dando un esempio concreto, proclamò per il dottore della legge e proclama per noi che ogni persona è prossimo di ogni altra persona. E specificando il pensiero di Gesù, dobbiamo dire che ogni seguace di Cristo deve farsi prossimo di tutti. Quindi, piuttosto che chiederci “Chi è il mio prossimo?”, ciascuno di noi deve chiedersi come essere prossimo di tutti. Vediamo allora cosa fa Gesù. Al sacerdote e al levita preoccupati più della purezza della legge che di quell’uomo gravemente ferito, Egli contrappone un terzo viandante, un Samaritano, da essi considerato estraneo, come l’unico che dimostra un amore vero, disinteressato ed efficace, organizzando con cura i soccorsi, in modo da rimettere il malcapitato in forza e renderlo autosufficiente.
Concludendo la parabola, Gesù chiede al suo interlocutore: “Chi di questi tre ti sembra che si sia comportato come prossimo (compagno) di chi è caduto nelle mani dei briganti?” Lo scriba risponde: “Chi ha avuto compassione di lui”. Allora Gesù gli dice: “Va e anche tu fa così”. Gesù fa capire che ciò che conta è agire amando; amando e dando la vita con fede e a costo di sudore, di coraggio e di sacrifici per il bene di tutti. Gesù ci fa capire anche che non è possibile pensare di amare Dio, se non si ama anche il prossimo. Non è possibile avere la vita se non si ama. Questa è l’affermazione di San Giovanni (1 Giovanni 3,14): “Chi non ama rimane nella morte”. Solo chi ama vive veramente perché si mette a servizio degli altri e accoglie proprio tutti.
Potremmo considerare la parabola del buon Samaritano che abbiamo commentato brevemente, come un sunto stupendo di tutto il Vangelo. Infatti l’amore per Dio e per il prossimo in termini concreti è ciò che ci definisce come seguaci di Cristo Gesù. E’ lui il buon Samaritano che ama l’umanità tutta e ci manda continuamente nel mondo affidandoci una missione d’amore che dà la vita. Non lasciamo che questo mandato scivoli su di noi. Chiediamo al Signore la grazia di imitare la Sua compassione e la Sua misericordia, amando tutti senza pensare alla lingua, al ceto sociale, alla razza, al partito o alla ideologia; senza pensare a qualsiasi cosa che può dividere. L’amore allora sarà la nostra identificazione e la nostra stessa vita, dando gioia al Cuore di Dio Padre che non ci lascia mai soli nella lacrime e nella notte.
Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano
Bene..farci prossimo