Padre Alessio Geraci

A partire dal cuore ……

Oggi celebriamo con tutta la Chiesa universale la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, un altro grande mistero d’amore.

Nel frammento della prima lettera di Paolo ai Corinzi che laliturgia ci offre questa domenica come seconda lettura, possiamo apprezzare come alla base di ciò che celebriamo ogni domenica e in ogni Eucaristia, ci sia una tradizione viva, che Paolo stesso ha ricevuto e che, a sua volta, ci trasmette. Conosciamo benequesta tradizione di cui parla Paolo: «il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me».Ricordiamo questo momento in ogni Eucaristia che celebriamo, nel momento in cui il sacerdote, in nome di tutta la comunità, invoca lo Spirito Santo per trasformare il pane nel Corpo di Cristo, e il vino nel Sangue di Cristo.

Penso che sia molto importante sottolineare l’aspetto dell’azione di grazie, della benedizione. Gesù l’ha fatto, prendendo il pane e il vino; e noioggi siamo in grado di farlo? Quando mangiamo qualcosa, in compagnia o da soli, facciamo la preghiera di benedizione del cibo, ringraziando per quello che mangiamo, o ci vergogniamo di farlo? Siamo liberi o “schiavi” del“cosa diranno dopo, cosa penseranno se mi vedonofare il segno della croce, pregare prima di mangiare?Dobbiamo imparare sempre più arendere grazie a Dio, e questo è il significato della parola greca Eucaristia: rendere grazie. Questa domenica è un’occasione importante per ringraziare Dio per il dono che Gesù ci fa. Se ricordiamo dove è nato Gesù, Betlemme, e cosa significa questa parola, “casa del pane” … capiamo che cosa è stata tutta la sua vita: essere pane spezzato per tutti.

E noi, seguaci, discepoli di Gesù Cristo, dobbiamo fare lo stesso, “spezzarci” per gli altri.  Questo è anche il significato del «Voi stessi date loro da mangiare» che troviamo nel Vangelo di Luca in questa domenica. Nell’Eucaristia Gesù si offre a noi non perché siamo i migliori, i santi, i giusti, i “puri”, quelli che lo meritano, ma al contrario, perché abbiamo bisogno di questo cibo.Papa Francesco, a riguardo, ci scuote con queste parole:«L’Eucaristia, sebbene costituisca la pienezza della vita sacramentale, non è un premio per i perfetti ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli. Queste convinzioni hanno anche conseguenze pastorali che siamo chiamati a considerare con prudenza e audacia. Di frequente ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa paterna dove c’è posto per ciascuno con la sua vita faticosa»(EG 47).

Tornando al Vangelo, Luca oggi ci presenta questa domenica due atteggiamenti di Gesù: parlare del Regno di Dio e guarire chi ne aveva bisogno. Due aspetti che per Gesù sono strettamente legati: il Regno di Dio non è qualcosa di teorico ma al contrario, di molto concreto!

Tanta era la fame di Dio, di parole nuove e liberatrici, di nuove relazioni, che erano radunati attorno a Gesù più di 5000 persone.Oggi riempiamo gli stadi per assistere a un concerto o per assistere a una partita di calcio, e paghiamo, a volte molto, per poter entrare e partecipare all’evento.In quel tempo la gente seguiva Gesù, perché il suo modo di parlare era diretto, profetico, carismatico, nuovo. In questo tempo di pandemia e di guerra, di profonda incertezza politica, economica e sociale, ci rendiamo conto sempre più di quanto abbiamo bisogno di riscoprire la fame e la sete della Parola di Dio, l’importanza di accogliere il Regno e farlo espandere sempre di più.

La giornata era ormai terminata, e i discepoli si avvicinarono a Gesù per fare una richiesta, piuttosto strana: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo». Questa richiesta, ci dice Luca, i discepoli la fanno con la motivazione di essere in un luogo deserto. Ma forse, la fanno anche perché sono stanchi e vogliono riposare un po’, e per farlo è necessario che la folla vada via.

La risposta di Gesù, però, cambia i piani dei discepoli. Le risposte di Gesù ci invitano sempre a uscire dalla nostra zona di comfort, ci invitano a metterci in gioco, a vivere da protagonisti e a non accontentarci di essere semplici spettatori, “panchinari” nel gioco della vita. Gesù dice ai suoi discepoli, di ieri, oggi e domani: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma i discepoli non capiscono. Fanno calcoli. E quando facciamo calcoli, perdiamo la cosa più bella che abbiamo: la spontaneità. Loro partono dalla realtà concreta che hanno intorno a loro: ci sono più di 5000 persone e hanno solo 5 pani e due pesci. Gesù, invece, ancora una volta, riparte dal cuore: i discepoli hanno 5 pani e due pesci,pochi è vero ma sufficienti se si sanno e vogliono condividere. Perché la chiave di tutto è sempre la parola condividere. I discepoli forse vogliono mandare via la folla perpotere mangiare da soli e tranquilli, ciò che avevano: 5 pani e due pesci. Gesù indica un’altra strada: se ti lasci coinvolgere nel cambiamento, se esci dallo spogliatoio, dalla panchina o magari dalla tribuna e “giochi” per gli altri, tutto è diverso.Se vuoi tutto per te, e i problemi degli altri non solo non ti toccano ma quasi ti ostacolano… Gesù ti invita ad entrare nella logica e nella dinamica del Regno, dove tutto è condiviso.  Pertanto, chi segue Cristo devo essere campione nel condividere ciò che è e ciò che ha, con gli altri. Perché così facendo, vivremmo come Gesù vuole che viviamo. E continueremo a vivere, attualizzandolo, il “miracolo” della condivisione: «tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste». Se condividiamo, nessuno rimane a mani vuote, con il cuore vuoto, ma tutti diventiamo più ricchi. Se condividiamo, se sappiamo passare dall’ io al noi, costruiremo qui e ora il Regno di Dio.

Gesù è veramente presente e lo incontriamo davvero nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia, ma è altrettanto presente e lo incontriamo veramente nel Santissimo Sacramento del Fratello (Mt 25, 40). Solo che noi ce lo dimentichiamo spesso. E a volte accade che passiamo ore e ore in Adorazione Eucaristica in chiesa, e una volta usciti dalla chiesa, non sappiamo riconoscere il volto di Cristo in quello dei nostri fratelli e sorelle. Che non ci accada anche a noi!

Buona domenica!

Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci