Padre Alessio Geraci
A partire dal cuore ……
Siamo giunti alla grande festa missionaria di Pentecoste. È la festa dello Spirito Santo.È la festa della Chiesa. È la festa di tutti i figli e le figlie di Dio perché grazie allo Spirito Santo, ci riconosciamo figli amatissimi di Dio. È la nostra festa quindi!
Il Vangelo di questa grande solennità liturgica, che chiude il periodo pasquale, ci presenta lo Spirito Santo come Paraclito, ossia il Difensore, il Consolatore. Dice infatti Gesù ai suoi discepoli: «se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre».
Come dimostriamo concretamente quindi che amiamo Gesù? Osservando i suoi comandamenti! Che poi, vale sempre la pena ricordare… Gesù ha sintetizzato la sua rivoluzione d’Amore in un comandamento “nuovo” che racchiude in sé tutto il suo messaggio: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi! Mettere in pratica questo comandamento lasciatoci da Gesù, equivale inequivocabilmente ad amare Gesù. E amare Gesù significa inequivocabilmente amare tutti gli altri (ma proprio tutti!) con lo stesso amore con il quale Lui ci ama. Per cui, vivere in pienezza questo comandamento “nuovo”, dire quindi di amare davvero Gesù, significa concretamente non escludere nessuno da quest’amore, ricevuto e condiviso.
Dice ancora Gesù: «se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui». Osservare le sue parole è interiorizzarle, assumerle, farle proprie. Non con la ragione, ma con il cuore. Non si tratta quindi di concetti, di teorie, di idee, di qualcosa di astratto. Anzi! Perché le parole di Gesù ci parlano di amore, rispetto, fraternità, uguaglianza, onestà, sincerità, compassione, solidarietà, vita… e tutto questo non è teorico, ma molto concreto. Osservare le sue parole è custodirle nell’intimo del nostro cuore, perché dimorino sempre con noi, e “fioriscano” in opere concrete, ma soprattutto è metterle in pratica, viverle… e aiutare gli altri a conoscerle, a custodirle, a viverle e ad annunciarle.
Il Padre e il Figlio, che sono una cosa sola, verranno ad abitare in chi custodisce e mette in pratica le parole di Gesù. Ci riconosceranno quindi come discepoli di Gesù non dai titoli accademici in teologia che possiamo ottenere, non da come ci vestiamo, non dalla partecipazione ai vari pellegrinaggi o dall’appartenenza a qualche confraternita o qualche movimento o gruppo parrocchiale/diocesano, non dalle foto di copertina che possiamo avere con il papa o con il vescovo, non dalla nostra conoscenza“a memoria” di tutta la Bibbia o di tutti i canoni del diritto canonico o di tutto il catechismo, ma osservando e vivendo ognuna delle parole di Gesù. Attenzione: ognuna di loro. Non dobbiamo quindi farecome se fossimo in un ristorante, con il menu, scegliendo solo quello che più ci piace, o ci conviene, o ci risulta più facile vivere. Ma osservare, vivere, mettere in pratica e trasmettere tutte edognuna delle parole che Gesù ci ha insegnato e che i Vangeli ci tramandano…
Il Vangelo di questa domenica ci parla di dimora… e mi fa pensare al primo capitolo di Giovanni, dove l’evangelista parlando dell’Incarnazione, ci dice che il Verbo ha stabilito la sua dimora in mezzo a noi. È bello poter pensare al nostro Dio come a Qualcuno dimolto concreto, che ha deciso di irrompere nella storia e nella storia personale di ognuno di noi, venendo ad abitare in mezzo a noi. Dio viene ad abitare con noi. Dovremmo davvero provare una grandissima gioia nei nostri cuori sapendo che il progetto, il sogno, il piano di Dio è di dimorare con noi.Dio vuole stare con noi, perché si diletta in mezzo a noi, ama la nostra compagnia. E noi, vogliamo stare con lui?
Gesù continua a rassicuraci: «il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Lo Spirito Santo, con i suoi doni, ci aiuta a rimanere fedeli all’invio ricevuto: è Lui che ci ricorda tutto ciò che Dio ha fatto per noi e attraverso di noi; è Luiche ci ricorda tutte le parole di Gesù, tutti i suoi insegnamenti. È Lui che viene in nostro aiuto quando non sappiamo cosafare, cosa dire,come agire. È Lui che viene in nostro aiuto, come avvocato, quandopensiamo che non ci sia più rimedio, che ormai sia troppo tardi per poter risolvere la situazione. È Lui che ci conforta nei momenti di tristezza e di maggiore difficoltà.
È Lui che ci ricorda chi siamo, specialmente quando lo dimentichiamo, o quando ci convinciamo, a causa del giudizio della gente, e della nostra bassa autostima, di essere i nostri errori, i nostri fallimenti, i nostri peccati; lo Spirito viene in nostro aiuto e ci ricorda che siamo peccatori perdonati, chiamati per nome, figli amatissimi ed inviatisulle strade del mondo, specialmente verso le periferie esistenziali e geografiche.
Ma dobbiamo sempre ricordare che il vero protagonista della missione non siamo noi, ma lo Spirito Santo.È Lui che è in grado di aprire nuovi sentieri dove prima non ce n’erano. È Lui che è in grado di illuminare le menti e i cuori. È Lui che ci avvolge in un abbraccio senza fine capace di riscaldare la nostra anima fredda, di riempire il nostro vuoto, di rinnovarci.
Lo Spirito Santo ci invia a costruire ponti e ad abbattere muri, per essere noi stessi dei ponti, creando relazioni autentiche e spontanee, essendo una presenza amica per tutticoloro che si incontreranno con noi. Ci invia per essere una buona notizia per gli altri e non solo per annunciare buone notizie.
Nella prima lettura, San Luca, negli Atti degli Apostoli, ci racconta il momento “centrale” della Pentecoste, quando nella casa dove erano riuniti i discepoli, lo Spirito Santo «apparve come un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano.Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi».È il fuoco dell’amore, capace di superare le paure e di farci annunciare le meraviglie del Signore in altre lingue, anche se credo che la lingua fosse in realtà una sola: la lingua dell’amore, un linguaggio che tutti possono comprendere. E grazie allo Spirito Santo, tutti coloro che erano lì in quel momento, provenienti da tutte le parti del mondo, cominciarono ad ascoltare l’annuncio delle meraviglie di Dio, ognuno nella propria lingua. La domanda di oggi è: proclamiamo le meraviglie di Dio… o quando dobbiamo parlare, proclamiamo noi stessi, lodando le nostre capacità, i nostri successi?
Che lo Spirito Santo ci insegni con sapienza e creatività tutto ciò che ancora non sappiamo (e che vorremo sapere!) e ci ricordi quanto è bello seguire Gesù, in modo tale da essere discepoli missionari gioiosi ed appassionati!
In risposta a questa Parola che il Signore ci dona oggi, con il salmista anche noi possiamo cantare: «Benedici il Signore, anima mia!Sei tanto grande, Signore, mio Dio!».
Lo Spirito Santo guidi sempre la nostra vita e laconduca alla piena felicità!
Buona festa di Pentecoste!
Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci
Ciao, p.Luigi, mi sei stato compagno amabilissimo per sette anni a Rebbiò e a Crema. Che il Signore ti abbia…
Mi è piaciuto moltissimo e concentra tutto il senso della vita dell' uomo
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