Noi della comunità comboniana di Troia ci sentiamo discepoli in cammino, Chiesa in cammino insieme ai nostri amici, assieme a te che ci conosci e ci sostieni, a volte, da molti anni.
E ci sentiamo molto in comunione anche con la tua famiglia e parentela. Sono molte le famiglie di Troia che contano un missionario o una missionaria.

È camminando lungo le sponde del lago di Galilea che Gesù chiama i suoi primi discepoli. E andando di villaggio in villaggio incontra le persone.
Non si ferma mai, neppure di fronte alla condanna e al cammino del Calvario. Né la morte, né la tomba sono in grado di trattenerlo. Si presenta vivo e non ci sono porte chiuse che non possa attraversare. Ai suoi discepoli lascia la missione di andare e annunciare a tutti i popoli.
Così, noi camminiamo con la chiesa di Lucera-Troia, delle diocesi della Capitanata e delle regioni vicine.
Camminiamo con le persone che qui sono nate e che ora vivono altrove.
Camminiamo anche con le persone che stanno arrivando, alcune anche da altri continenti. Siamo Chiesa missionaria. Siamo missione.

In questo 2022, anno della Famiglia, anno del Sinodo, la comunità comboniana di Troia sta soffrendo con padre Anastasio Tricarico, che da oltre due mesi si trova in una struttura ospedaliera di riabilitazione. Lo attendiamo di ritorno ristabilito.
Cambiano le persone, e la comunità continua. In questi stessi mesi la nostra comunità ha visto partire padre Ottavio e arrivare padre Antonio Benetti. Padre Antonio era stato con noi qui a Troia, la prima volta, nel 1972. Da quel suo primo incontro con il nostro territorio sono trascorsi ben 49 anni, 20 dei quali padre Antonio li ha vissuti in Inghilterra e Irlanda; 16 in Sudafrica e 13 in Italia. Questi tre periodi della sua vita padre Antonio li definisce semplicemente così: «In Sudafrica ho amato e sofferto nelle città e nei villaggi. In Inghilterra e Irlanda ho condiviso con i giovani e anche in parrocchia la bellezza della vocazione missionaria. In Italia, con i miei confratelli, non mi sono mai stancato di dire a tutti: siamo missione».
Allora, bentornato a Troia, padre Antonio.

Mentre accogliamo te, padre Antonio, salutiamo padre Ottavio che ci ha lasciati per Modica, una cittadina nel più profondo sud della Sicilia.
La comunità missionaria di Modica è nata nel 2016 come comunità che possiamo definire nuova perché formata da membri di diversi istituti missionari maschili e femminili e da laici che si dedicano esclusivamente all’accoglienza dei migranti.
Al momento la comunità è responsabile di una scuola di italiano per migranti; segue una famiglia siriana arrivata da poco con i corridoi umanitari; segue una piccola Comunità di accoglienza migranti della Caritas a Modica e i presìdi di Pachino e Ispica. Suor Raquel è impegnata anche nel carcere di Noto. Organizza laboratori educativi per i figli di migranti.
Un’iniziativa, questa di Modica, che solo la fantasia missionaria poteva sognare e solo l’amore può portare avanti. «Noi missionari non vogliamo carità, vogliamo giustizia. E non dimentichiamo che per noi cristiani giustizia non è dare a ciascuno ciò che ciascuno merita ma ciò di cui ciascuno ha bisogno», è solito dire padre Ottavio.
Padre Ottavio, che il 12 aprile avrà 81 anni, a chi gli chiede come si sente, piace rispondere: «Dicendo sì e andando a Modica non mi sento per nulla un eroe ma solo e semplicemente un missionario chiamato a prendere il largo” se non voglio pescare solo molluschi, ma pesce e in abbondanza».
Noi missionari presenti a Troia sogniamo di navigare insieme a voi che ci leggete, sempre verso nuovi orizzonti con la forza di Dio e con il nostro sì.
A tutte e a tutti, l’augurio più bello di una santa Pasqua di Risurrezione.
Gesù vive e noi con Lui.