Padre Giovanni Taneburgo

 

La parabola che per tradizione era chiamata parabola del figliol prodigo, da un po’ di anni, è chiamata PARABOLA DEL PADRE MISERICORDIOSO. Il motivo è stupendo: essa è un’autentica radiografia del Cuore di Dio. E’ anche una sintesi della storia della salvezza e della storia personale di ogni credente che apre il proprio cuore a Dio. Così in un mondo dove ci sono tante immagini distorte e dannose di Dio, questa parabola ci presenta l’immagine più vera, e direi unica, del Padre di nostro Signore Gesù Cristo che è anche nostro Padre. Un Padre il cui nome, come ha detto Papa Francesco, è MISERICORDIA. Un Padre che dimostra continuamente un amore pazzesco, al di là di ogni aspettativa, di ogni sogno e di ogni valutazione umana.

Analizziamo la parabola in alcuni particolari sorprendenti che, accolti nel profondo dei nostri cuori, scacciano ogni paura e ogni turbamento, donano vera fiducia e abbandono, e fanno crescere sempre più in noi un desiderio grande di celebrare l’Amore misericordioso di Dio. Eccoli:

  1. Per il figlio più giovane chiedere al padre la parte del patrimonio che credeva gli aspettava, era mancanza di buon senso e di rispetto. Eppure, il padre non ostacolò la decisione del figlio libertino e acconsentì alla sua richiesta.
  2. Il padre era anziano, eppure corse incontro al figlio con energia giovanile. Hermes Ronchi dice: “L’uomo cammina, Dio corre”.
  3. Un anziano non si muoveva mai incontro a un giovane. Il farlo era ritenuta cosa umiliante per l’anziano e non educativa per il giovane. Ma più che l’attenzione alla cultura, a quel papà interessava accogliere quel suo figlio scapestrato con un abbraccio ricco di affetto e di perdono.
  4. Il padre non sottopose il figlio a nessun esame di coscienza. Non gli chiese come s’era ridotto in quel modo, né se fosse tornato per amore verso di lui o per no morire di miseria e di fame. Non gli disse nemmeno: “Bada di non fare di nuovo una cosa simile, perché sarebbe la fine. Lo accolse con amore fatto di gioia e di perdono

Consideriamo ora l’atteggiamento del padre nei confronti dell’altro giovane dal cuore non di figlio e di fratello, ma di mercenario incapace di perdono, di accoglienza e di gioia. Anche con lui il padre ebbe misericordia e con tenerezza lo pregò di entrare e di unirsi alla festa per suo fratello ritornato sano e salvo. Il testo della parabola non ci dice se si unì al papà, al fratello e a tutti gli altri che stavano festeggiando oppure no. Se rimase nella sua testardaggine senza quindi gioire con gli altri, direi: a che gli serviva aver lavorato per tanti anni ubbidendo a suo papà se rimase nella tristezza e nell’isolamento? Essere una persona che mentre si ritiene perfetta, è puritana; mentre è osservante, è dura; mentre è fedele, è senza amore, significa essere una persona le cui presunte virtù non valgono niente. Non valgono né per sé, né per gli altri.

Veniamo a noi! Siamo sinceri: nessuno di noi è perfetto, e se crediamo di non esserci mai messi nelle situazioni deplorevoli del figlio più giovane, allora probabilmente siamo vissuti con gli atteggiamenti del figlio maggiore, cioè con cuore da mercenari e senza musica dentro. Io non so, ma ciò che è certo è il fatto che tutti abbiamo bisogno della misericordia di Dio che viene accolta mediante una conversione vera. Nella seconda lettura della Celebrazione Eucaristica di oggi, in nome di Cristo, San Paolo ci dice: “Lasciatevi riconciliare con Dio”. Facciamo ciò adottando i criteri del bene e lo spirito del Regno di Dio nella prospettiva pasquale. E’ alla Pasqua che ci prepariamo vivendo questa Quaresima.

Ho apprezzato moltissimo la preghiera penitenziale presieduta ieri in San Pietro da Papa Francesco. In essa c’è stata la possibilità della confessione individuale con anche l’assoluzione. Da quanto tempo non abbiamo avuto questa esperienza stupenda della confessione e dell’assoluzione? Non si potrebbe cercare di averla a presto, prima di Pasqua?

Che la Madonna ci ispiri e ci aiuti!

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano