Tempi difficili e faticosi nella Chiesa

“L’Arca di Noé aveva in sé il corvo e la colomba: Se l’arca prefigura la chiesa, è inevitabile che – nel diluvio del male e del mondo – la chiesa contenga ambedue questi generi: i corvi che cercano i propri interessi e le colombe che cercano la gloria di Dio e il bene dell’umanità”.
Benedetto XVI, varie volte, da cardinale e da Papa, ha citato questo pensiero di S. Agostino. E sempre lui, in occasione della Via Crucis al Colosseo del 2005, parlava del male che s’annida nella chiesa, e dell’eterno scontro tra bene e male in vari angoli della barca di Pietro. Il simbolismo del corvo e della colomba non può essere smentito: anche noi siamo stati testimoni e forse, qualche volta, anche attori del lievito non buono presente nella chiesa di Cristo.
L’anziano Papa Ratzinger sembrava pessimista, ma non lo era. Era ed è realista, e uomo di fede; e nei suoi scritti continua a dichiarare che la chiesa é sempre in mano a Cristo Gesù, che guida la sua barca e, a tempo debito, calmerà i venti e le acque agitate del lago . Papa Ratzinger, poi, non era il tradizionalista senza visioni per il futuro. I mass madia avevano distrutto il suo profetismo e le sue intuizioni. Da Papa continuò nella sue ricerche per una pastorale per gli esclusi. Aveva tentato di formare delle commissioni per studiare la possibilità di ricuperare sacerdoti sposati, che manifestavano desiderio e impegno di tornare a esercitare il sacerdozio; per poter arricchire la chiesa con ministeri affidati alla donna; per riflettere su una pastorale per venire incontro ai divorziati e omosessuali. E, soprattutto, una commissione che studiasse ambiti importanti di pastorale in mano ai laici. Questi progetti, pensati da Giovanni Paoli II e trasmessi a Papa Benedetto, sono stati ripresi da Papa Francesco. Tutto ciò per dire che la chiesa è attenta, e in continua ricerca del bene dei suoi fedeli.

CORVI E COLOMBE: Nel processo del sinodo ci saranno corvi e colombe , interessi personali più che comunitari; ci saranno, come sempre, divisioni, create da chi non ascolta la sensibilità degli altri e si trincera in interessi e chiese nazionali. Ricordiamo che alcune nazioni e culture guardano con occhi storti alla cultura latina e gridano “basta con Roma”. Paura di scisma ? Arturo Paoli, anni fa, aveva scritto: “Viviamo già in mezzo a vari scismi, perdendo il tempo in difendere idee personali, in creare altri dogmi mentre la chiese si svuotano, i seminari chiudono e istituti religiosi agonizzano o spariscono”. Aggiungiamo anche che c’è anche una chiesa in ginocchio che chiede perdono troppe volte e si lascia calpestare. Gli ultimi pontefici si sono umiliati cercando comunione e riconciliazione. Ma rimane sempre una domanda sospesa: quanti hanno chiesto perdono alla chiesa cattolica per tutte le sofferenze e ingiustizie subite? Quanti anno ringraziato la chiesa cattolica, sempre in prima linea nel difendere i diritti umani, nell’aiutare i poveri, i dimenticati, gli emigrati; nel rispondere alle emergenze in ogni nazione e in tutto il mondo. Chi ringrazia sacerdoti, vescovi, religiose e cristiani laici che, in nome di Cristo si sono donati, spesso fino alla morte e alla morte di croce?

VENTI CONTRARI: Papa Benedetto e Papa Bergoglio, a turno, hanno parlato con preoccupazione della barca della chiesa, che, col vento contrario della storia, naviga da tempo in un mare agitato. Ma Dio si presenta al momento giusto. Certamente stiamo vivendo un momento non facile per la chiesa. Un’ora che San Paolo descrive con poche parole: “I giorni non sono buoni” (Ef. 5,16). Il nemico più astuto e pericoloso è accovacciato dentro la chiesa, dentro la comunità cristiana e che si manifesta in contraddizioni gravi al Vangelo, quali l’arroganza, l’esercizio di un potere opprimente, la corsa a posizioni di potere, l’inimicizia e le calunnie che distruggono la dignità dei confratelli e di ogni persona. Tutto questo stanca e debilita la chiesa come magistero e come comunità. Fanno danno alla chiesa anche i gruppi che si sono formati, mordendosi e sbranandosi a vicenda. Tra i diversi gruppi segnaliamo gli idealisti che vivono in una realtà che non esiste; poi coloro che vivono nel passato che non c’è più. Abbiamo, inoltre, i rivoluzionari, che guardano sempre alla autorità con sospetto. E il gruppo degli scaltri, del vino nuovo in otri vecchi, che modificano il linguaggio ma rimangono ancorati a dottrine rigide. Sono apparsi nuovamente i papisti che sognano il Pontefice come un imperatore o domatore dei vescovi; i ribelli che vogliono che vescovi e cardinali vadano contro il Papa; gli anarchici che pensano di fare a meno dei Papi, Vescovi e sacerdoti, e anche suore. E i fondamentalisti dell’extra ecclesia nulla salus”, che si credono padroni della verità e non sanno ascoltare nessuno, dimenticando che il vangelo e la chiesa sono cammini verso l’unità e l’ecumenismo. Il sinodo deve affrontare i venti contrari, consci che i tempi di una Chiesa intoccabile, di autorità infallibili e di prestigio sono finiti. Siamo obbligati a riconoscere che la chiesa non desta più venerazione come prima; e così viene circondata da molta diffidenza; si arriva persino a offendere la chiesa con azioni giudiziarie. E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che si é scatenato un processo di persecuzione, di ridicolizzazione e di delegittimazione della chiesa cattolica in tutto l’occidente, e non solo.

INSIEME NELLA STESSA BARCA: Che fare dunque? Non è difficile sapere cosa si deve fare, anche se il Vangelo ci suggerisce la via da percorrere. Un Sinodo deve proprio aprire il Vangelo, e nella parola di Dio scoprire le strade giuste da seguire per vivere e rendere sempre più credibile la Chiesa di Cristo. Il Sinodo deve fare l’esperienza di una nuova Pentecoste, di un’ora opportuna per la purificazione della chiesa, bruciando la zizzania e guardando al grano abbondante e di qualità (Mt 13). Questa è anche un’ora di umiliazione, ma solo dall’umiliazione si impara a lasciarsi nutrire da un’umiltà intelligente che difende la verità, costi quel che costi; é un’ora di correzione da parte di Dio, nella quale non dobbiamo dimenticare la parola di S, Paolo: “È per la vostra correzione che voi soffrite!” (Eb 12,7). Questa è un’ora in cui siamo chiamati a rimanere con il Signore per combattere la battaglia della fede. Siamo chiamati a rimanere insieme, uniti da quel Vangelo che vogliamo predicare con una vita di autenticità.

 P. Teresino Serra