Padre Giovanni Taneburgo

 

Se volessimo esprimere con poche parole il significato profondo della solennità dell’Epifania, potremmo dire: E’ la festa della luce di Cristo Gesù che splende nelle tenebre del mondo per tutti coloro che si aprono a Lui; è la festa dell’universalismo della fede, della vocazione missionaria e della cattolicità della Chiesa che annuncia il mistero della salvezza a tutti i popoli rappresentati dai pastori e dai Magi. Così la Chiesa si fa madre accogliente di tutti, senza distinzione di etnie, lingue, culture e condizioni sociali. E’ in queste espressioni che possiamo raccogliere il significato profondo l’Epifania del Signore.

Naturalmente da sempre, le reazioni alle rivelazioni stupende che Dio fa di se stesso in Cristo Gesù sono diverse. Consideriamo le diverse reazioni presentate nel passo evangelico di oggi:

  • Reazione numero 1: I capi dei sacerdoti e gli scribi conoscevano esattamente il luogo dove sarebbe nato il Messia: Betlemme di Giudea. La loro reazione però fu di indifferenza, di passività sfacciata. Come mai? Perché la luce era spenta nelle loro menti e nei loro cuori che non vibravano per le promesse annunciate nelle Scritture.
  • Reazione numero 2: I Magi videro la stella e prontamente dall’oriente si misero in movimento verso Gerusalemme in cerca del Messia. Il Vangelo ci dice che “la stella che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua Madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra”. Il loro interesse e impegno per incontrare il Messia era stato premiato. E la gioia che provarono fu quella gioia che soltanto la fatica e il sacrificio vissuti nell’amore possono dare.
  • Reazione numero 3: Erode, all’udire la notizia della venuta del Messia, rimase turbato e con lui tutta Gerusalemme. Ma come si può essere turbati per la nascita di un bambino? Direi che non si può, eppure Erode e gli abitanti di Gerusalemme rimasero turbati. Che stranezza e che crimine ciò che farà Erode per la sua paura pazzesca del bambino: farà uccidere un grande numero di bambini innocenti pensando di poter uccidere anche il bambino Gesù.

Torniamo ai Magi. Con il desiderio di trovare il Messia, essi si misero in camino. Si fecero pellegrini per l’aspettativa di qualcosa che potesse appagare la speranza dei loro cuori per un mondo più umano e più giusto. Credo che come me, anche voi sperate di trovare i criteri per dare pienezza di senso alla vita. Ecco allora le domande: “Di chi possiamo fidarci? A chi affidarci? Chi può offrirci risposte appaganti alle tante attese dei nostri cuori? Chiediamo allo Spirito Santo che ci illumini perché abbiamo a scrutare, riconoscere e seguire i segni con i quali Il Padre ci chiama verso la luce che risplende in Cristo Gesù e che siamo chiamati a riflettere con spirito missionario, per il beneficio di tutti, in comunione con la Chiesa. Notiamo che il Vangelo ci dice che i Magi fecero ritorno al loro paese per un’altra strada. Una strada indicata non più da una stella ma da Colui che avevano incontrato. Anche per noi l’incontro con Gesù ci fa percorrere una strada diversa da quella che abbiamo precorso fino ad ora. La percorriamo con entusiasmo rinnovato assieme a Gesù con le indicazioni e con tutti gli altri doni che Lui ci da.

Per intercessione della Madonna, Dio Padre ci dia la grazia di adorare Gesù, mettendolo sempre al primo posto nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nei nostri piani. E che come i Magi, abbiamo a offrire a Gesù Bambino oro, incenso e mirra: l’oro della nostra adorazione, l’incenso della nostra venerazione e la mirra delle nostre sofferenze, offrendo così tutta la realtà di ciò che siamo e di ciò che abbiamo.

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano