Padre Alessio Geraci
A partire dal cuore ……
Celebriamo oggi la solennità dell’Epifania del Signore; la manifestazione del Signore ci dice una cosa molto importante: anche se ci sono, specialmente in questo tempo di pandemia, tenebre, incertezza, confusione, dolore, disorientamento, difficoltà, morte…tutte queste cose non hanno e non avranno mai l’ultima parola.
Per questo è necessario accogliere e fare nostro l’invito del profeta Isaia, che la liturgia ci propone nella prima lettura: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te».
La Parola di Dio oggi ci dice questo: alzati! Ci sono molte cose che per troppo tempo ci lasciano lì, come sdraiati sul pavimento: egoismo, idolatria, corruzione, vanagloria, mancanza di umiltà, menzogne, tradimenti, orgoglio, pettegolezzi, pregiudizi. E oggi questa Parola si fa viva in noi: Dio ci dice di alzarci, di smettere di vivere nelle tenebre, di far risplendere la sua luce. Concludiamo quasi il ciclo natalizio con quest’invito bellissimo, anche a riconoscere che solo Dio è la vera luce capace di farci uscire dalle nostre tenebre. E noi, come figli di Dio, siamo e dobbiamo sempre essere questo riflesso della luce di Dio, e quindi essere in grado di illuminare gli altri e portare gli altri fuori dalla loro oscurità.
Questa prima lettura ci fa capire che la realtà profetizzata da Isaia secoli fa è la stessa realtà che viviamo quotidianamente nella nostra vita: le tenebre coprono la terra e la nebbia fitta avvolge i popoli. Ma dobbiamo andare oltre ed avere la speranza che diventa certezza in questo tempo natalizio, che questa Luce che viene a visitarci è più forte delle tenebre e che quando nei nostri cuori facciamo spazio a Dio, allora si attualizzano le parole di Isaia: «Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore». Si riferisce al vedere il Signore, al riconoscerlo. E all’inizio di questo nuovo anno, il 2022, vale la pena chiederci, cos’è che fa palpitare i nostri cuori. È come una persona innamorata quando vede la persona amata… il suo cuore trabocca di gioia e inizia ad avere battiti irregolari, pieno di emozione. Allo stesso modo, vedere il Signore, riconoscerlo, sapere che è nato per noi per condurci alla vera felicità, deve farci battere il cuore.
Paolo scrivendo agli Efesini, nella seconda lettura di questa liturgia, ci parla di questa valenza universale della salvezza: ci dice infatti l’apostolo delle genti che anche altri popoli condividono la stessa eredità, e sono membra dello stesso corpo e partecipano alla promessa in Gesù Cristo, per mezzo del Vangelo.
Matteo, nel Vangelo che la liturgia ci offre in questa solennità, ci rivela un dato centrale: Gesù è nato a Betlemme al tempo del re Erode. Questo dato è fondamentale per comprendere l’umanità di Gesù: l’Incarnazione avviene in un tempo storico preciso, al tempo del re Erode, e in uno spazio geografico preciso: Betlemme. Da notare che Betlemme significa “casa del pane”, e se vogliamo vedere la vita di Gesù, Egli è stato Pane spezzato per tutta l’umanità, specialmente per i più poveri e abbandonati.
Gesù è nato per tutti, specialmente per gli esclusi e gli scartati, ed è nato anche per ricordarci che coloro che la società e la religione chiamano “impuri” sono proprio loro i destinatari privilegiati di questa Buona Notizia.
E noi, che cosa ti offriremo, Signore? Specialmente in questo tempo di pandemia, i nostri dolori, le nostre sofferenze, le nostre lacrime, la nostra solitudine, le nostre speranze… non abbiamo né oro né incenso né mirra da offrirti Signore… abbiamo solo il cuore spezzato dal tradimento, dalla solitudine, dall’inganno, dalla mancanza di lavoro e di salute, da tutto ciò che questa pandemia ha causato… il nostro cuore è l’unica cosa che abbiamo e possiamo offrirti… accogli Signore quello che siamo, abbraccia i nostri limiti e trasforma la nostra vita, tutta la nostra vita, guarisci il nostro cuore, asciuga le nostre lacrime, disegna sulle nostre labbra tanti sorrisi sinceri e fa sì che, mentre Tu continui a scaldare i nostri cuori, anche noi possiamo dare colore e calore alla vita di chi ci circonda!
I magi ci dicono il vangelo, furono avvertiti in sogno di non tornare dove era Erode, e andarono nella loro terra per un’altra strada.
Oggi sembriamo essere sempre più “zingari di professione” come cantava Eros Ramazzotti nel 1984. Ma è necessario assumere la posizione evangelica dei magi e dei pastori: essere pellegrini. Essere in movimento, avere un obiettivo finale chiaro, ma sempre aperti a novità e incontri inaspettati. Come magi e pastori, anche noi oggi facciamo un pellegrinaggio verso un obiettivo preciso: conoscere questo Bambino che è nato per noi e per la nostra salvezza. Forse ci viene chiesto qualcosa di più dei magi e dei pastori: saper servire, annunciare Cristo con la testimonianza della nostra vita, in un dinamismo missionario che ci rende discepoli missionari. Ma come ai magi, ci viene chiesto di non tornare indietro…iniziare un percorso avendo chiaro dove voler andare e dove non voler tornare, dove non voler andare. Come i magi, anche a noi viene chiesto di aprire sentieri, di cercare altri sentieri. Basta con frasi come “non c’era alternativa”, “era l’unica opzione che avevo”. C’è sempre un’altra via, c’è sempre un’alternativa alla violenza, alla vendetta, all’odio, al pettegolezzo, al machismo, alla globalizzazione dell’indifferenza. E la nuova strada che ci viene proposta in questo 2022 è la via della pace, della riconciliazione, del perdono, della globalizzazione della tenerezza, del riconoscerci fratelli e sorelle di tutti, per tutti e con tutti. È la strada che questo Bambino viene a indicarci.
Seguiamo questa strada allora!
Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci
Ciao, p.Luigi, mi sei stato compagno amabilissimo per sette anni a Rebbiò e a Crema. Che il Signore ti abbia…
Mi è piaciuto moltissimo e concentra tutto il senso della vita dell' uomo
L'ho incontrato più volte a Firenze, negli anni prima del sacerdozio, ci siamo scritte delle lettere, sono andata a trovarlo…
Ciao, padre Graziadio. E’ giunta l’ora per te, di riscuotere per l’eternità, il giusto compenso per quel granfe amore che,…
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