Padre Alessio Geraci
A partire dal cuore ……
Celebriamo oggi la solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, che di fatto conclude quest’anno liturgico, nel quale come anno B, ci ha accompagnato il Vangelo di Marco e della sua comunità.
Nella prima lettura di questa grande solennità liturgica che celebriamo oggi, la profezia di Daniele ci mostra una visione notturna avuta dal profeta, una visione che sarà prefigurazione di ciò che avviene con Gesù. In questa visione, utilizzando il linguaggio e il genere letterario “apocalittico”, troviamo «uno simile a un figlio d’uomo», che fu presentato al vegliardo. Figlio dell’uomo, lo abbiamo già visto varie volte durante quest’anno liturgico, ci fa pensare a qualcosa di “umano” e ci parla di umanità. Non bisogna mai dimenticare che questo sarà anche il titolo che utilizzerà Gesù per parlare di sé stesso. Il vegliardo è facilmente identificabile: quante volte hanno raffigurato Dio come un anziano, con una grande barba bianca!
In questa visione del profeta Daniele, a questo figlio d’uomo vengono dati dal vegliardo potere, gloria e regno, e tutti i popoli del mondo lo servivano perché il suo potere è eterno e il suo regno non avrà mai fine, non sarà mai distrutto. Ed effettivamente se pensiamo a ciò che stiamo celebrando oggi, Gesù Cristo Re dell’Universo, possiamo vedere come la profezia di Daniele si è realizzata. Gesù Cristo ha ricevuto il potere reale e il suo regno non avrà mai fine. Perché è un regno diverso dagli altri regni: non ci sono in questo Regno sudditi ma fratelli, figli di Dio, e questi non usano né violenza né armi, o meglio…l’unica “arma” che hanno a disposizione è l’amore. Per questo, è un regno che non avrà mai fine: perché è il regno dell’amore e l’amore, non avrà mai fine.
Una descrizione molto bella che ci fa capire chi è questo Re che celebriamo oggi la troviamo nella seconda lettura che ci offre la liturgia questa domenica. Ad offrircela è l’ultimo libro della Bibbia, l’Apocalisse. Il suo autore comincia il frammento di questa seconda lettura, presentando a Gesù come il «testimone fedele». La parola testimone ci fa pensare al dare testimonianza, all’essere stati presenti nel momento di un determinato evento, l’aver visto o udito qualcosa e il potere quindi trasmettere ciò di cui si ha avuto la possibilità di presenziare. Però molte volte durante il corso della storia abbiamo visto testimoni che per paura o sotto minaccia, non sono rimasti fedeli alla verità, a ciò che avevano visto e udito, a ciò che avevano presenziato, finendo così per diventare complici, distorcendo, manipolando la verità, occultando qualcosa o semplicemente stando in silenzio. Gesù Cristo invece è il testimone fedele, Colui che trasmette fedelmente la Verità, perché Lui stesso è la Verità.
E di verità si parla anche nel Vangelo di questa domenica. È l’evangelista Giovanni che ci narra l’incontro tra Ponzio Pilato e Gesù. È un momento drammatico: Gesù è stato arrestato come un malfattore, rinnegato da Pietro e adesso viene condotto, legato, davanti il procuratore romano Ponzio Pilato. Vediamo che la prima cosa che questi chiede a Gesù è: «Sei tu il re dei Giudei?». E Gesù comincia a rispondere con logica: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Per questo, celebrando Gesù Cristo come Re, ricordiamo che Lui non è un re come i re di questo mondo, come il re di Spagna o del Belgio per esempio, o altri simili a loro. La sua è una maniera tutta nuova di essere re, perché il Regno di Dio è un regno totalmente diverso rispetto ai regni di questo mondo: è un regno di pace, di giustizia, di libertà, di verità, di relazioni nuove. È un Regno dove il Re «ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue» come vediamo nella seconda lettura. È un regno dove il re è l’incarnazione dell’amore. All’insistenza di Pilato di fargli confessare che Lui è re, Gesù risponde ammettendolo in maniera indiretta: «Tu lo dici: io sono re». Poi Gesù aggiunge alcune frasi che sono davvero di una bellezza unica: «Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». In questo consiste allora il suo essere re: non si tratta di avere titoli, o di avere “il sangue blu”, di avere un esercito che lo difenda, o di avere corona e scettro reale, ma di essere testimone della verità. E chiunque è dalla parte della verità, ascolta la sua voce, ci dice Gesù.
La domanda che allora ci possiamo fare questa domenica è: ma noi, che voce ascoltiamo? La voce di Gesù che ci invita a rimanere fedeli alla verità, ad essere “portatori sani ed inguaribili” di verità, a dire sempre la verità e ad agire sempre con la verità? O seguiamo la voce dei nostri “capricci”, de nostri interessi, la voce di chi si oppone alla verità perché è il padre delle menzogne?
Mediante il battesimo anche noi siamo stati fatti re, ma purtroppo molte volte o ce lo dimentichiamo o facciamo finta di non saperlo. È tempo allora anche per noi di essere re come Gesù, amando e servendo gli altri senza escludere nessuno dal nostro amore e dal nostro servizio e comprendendo fino in fondo che il vero potere è il servizio.
Tutti gli altri regni cadranno: il regno della violenza, dell’oppressione, delle menzogne e degli inganni, dalla discriminazione, della corruzione, della morte. Ma il Regno di Gesù durerà per sempre perché un Regno di vita. E la vita sempre trionferà!
Permettetemi adesso ricordare che con tutta la Chiesa universale, celebriamo oggi la trentaseiesima giornata mondiale della gioventù, il cui tema scelto dal papa Francesco è: “Alzati! Ti costituisco testimone di quel che hai visto!”.
Per la bellezza del suo contenuto vi invito a leggere il messaggio che il papa Francesco ha scritto in occasione di questa giornata mondiale della gioventù. Vorrei qui riportare solo alcune frasi che sono a mio avviso, particolarmente belle:
«Oggi l’invito di Cristo a Paolo è rivolto a ognuno e ognuna di voi giovani: Alzati! Non puoi rimanere a terra a “piangerti addosso”, c’è una missione che ti attende! Anche tu puoi essere testimone delle opere che Gesù ha iniziato a compiere in te. Perciò, in nome di Cristo, ti dico:
– Alzati e testimonia la tua esperienza di cieco che ha incontrato la luce, ha visto il bene e la bellezza di Dio in sé stesso, negli altri e nella comunione della Chiesa che vince ogni solitudine.
– Alzati e testimonia l’amore e il rispetto che è possibile instaurare nelle relazioni umane, nella vita familiare, nel dialogo tra genitori e figli, tra giovani e anziani.
– Alzati e difendi la giustizia sociale, la verità e la rettitudine, i diritti umani, i perseguitati, i poveri e i vulnerabili, coloro che non hanno voce nella società, gli immigrati.
– Alzati e testimonia il nuovo sguardo che ti fa vedere il creato con occhi pieni di meraviglia, ti fa riconoscere la Terra come la nostra casa comune e ti dà il coraggio di difendere l’ecologia integrale.
– Alzati e testimonia che le esistenze fallite possono essere ricostruite, che le persone già morte nello spirito possono risorgere, che le persone schiave possono ritornare libere, che i cuori oppressi dalla tristezza possono ritrovare la speranza.
– Alzati e testimonia con gioia che Cristo vive! Diffondi il suo messaggio di amore e salvezza tra i tuoi coetanei, a scuola, all’università, nel lavoro, nel mondo digitale, ovunque».
Buona domenica!
Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci, mccj