Padre Giovanni Taneburgo

 

Oggi la Parola di Dio ci presenta due donne che oltre ad essere vedove e povere, erano bersaglio dell’ingiustizia e dello sfruttamento nella società di allora perché considerate indifese e insignificanti. Ma c’è un grande però: la loro statura morale era impressionante perché veramente credenti e generose, e come ci fa capire il Salmo responsoriale, erano oggetto preferenziale dell’attenzione di Dio che “rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie degli oppressi”. Così le due donne furono ricompensate con il favore divino. La prima lettura ci ha parlato di una vedova di Zarepta, città fenicia a sud di Sidone (oggi nel Libano). Vittima della fame causata da una grande siccità, era molto povera, ma fidandosi della Parola dell’uomo di Dio, condivise con lui il suo ultimo pane e la sua generosità venne premiata da Dio.

La seconda donna, povera e vedova pure lei, ci è stata presentata dal passo evangelico. Ella mise nella cassetta delle elemosine del tempio di Gerusalemme quel poco che possedeva: ‘due spiccioli cioè un quattrino’. Per questo gesto di grande fede e generosità Gesù, dopo aver chiamato a sé i suoi discepoli, la lodò: “In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quello che aveva per vivere”.

Queste due povere vedove ci fanno da maestre di fede e di generosità; infatti ci fanno capire che il significato e il valore di ciò che si dona dipendono da ciò che c’è nel cuore di ogni persona. La risposta che Dio dà al loro gesto poi, ci fa capire che il modo di valutare le diverse realtà che Dio ha è opposto a quello che gli esseri umani, noi inclusi, hanno. La valutazione di Dio per i gesti, come quelli delle povere vedove, non è nel contesto solito della quantità, ma si riferisce alla qualità del cuore. Ogni dono offerto a Dio deve essere espressione del dono di sé; così pure ogni dono offerto agli altri. E’ per questo motivo che ogni persona che vuol dare un dono vero, piccolo o grande, deve avere nel cuore amore, umiltà e povertà di spirito. Virtù che mancavano nei cuori di quei tanti ricchi di tra la gente che Gesù osservava per vedere il modo con cui gettavano le monete nel tesoro bel tempio. Un giorno San Vincenzo de’ Paoli disse: ”Per fortuna ci sono i poveri per i poveri; soltanto loro sanno dare”.

In missione, sia in Uganda che nelle Filippine, ma anche qui in Italia, ho incontrato tante persone, soprattutto mamme povere, che davano ai bisognosi tempo, attenzione, cura e tutto quanto avevano per vivere. Quando chiedevo loro: “E a voi e alle vostre famiglie chi ci penserà? Ecco la risposta semplice, pronta e sincera: “Ci penserà il Signore!” E poi si davano da fare. Come si dice, si facevano in quattro anche per le loro famiglie, soprattutto i loro anziani e i loro bambini. Che lezioni di fede, di generosità e di spirito di sacrificio!

Nella seconda lettura abbiamo sentito come Gesù salvò l’umanità, offrendo se stesso, dando la sua vita perché tutti potessero avere ogni bene: luce, perdono, verità, speranza, gioia, vita per sempre. Egli continua a offrire se stesso per la Chiesa, per noi e per tutti in modo privilegiato nell’Eucarestia e attraverso il suo Amore Misericordioso.

Ringraziamo Dio Padre per averci donato Cristo Gesù, e in Lui e con Lui, Maria, Mamma sua e Mamma nostra, e tante persone generose nel dono di sé. Che da loro abbiamo a imparare l’altruismo perché abbiamo a donarci interamente ai tutti. Amen.

Giovanni Taneburgo
Missionario Comboniano