Padre Alessio Geraci
A partire dal cuore ……
Nel Vangelo di questa trentaduesima domenica del tempo ordinario, Gesù ci mette in guardia su uno dei pericoli più grandi nel quale possiamo cadere come discepoli suoi: il narcisismo spirituale. Ci troviamo ancora nel capitolo 12 di Marco e la prima cosa che questa domenica ci dice l’evangelista è che Gesù insegnava. Questo, come abbiamo già ricordato in varie opportunità, è uno dei compiti più importanti di Gesù, quello di insegnare, di chiarire, di fare ed essere luce in un mondo che spesso cammina al buio e che sembra aver smarrito la bussola per dirigersi alla vera e duratura felicità.
Gesù però non insegna solo ai suoi discepoli ma si dirige verso la folla, nel tempio: il suo messaggio quindi è per tutti. E comincia il suo discorso dicendo: «Guardatevi dagli scribi». Come abbiamo visto anche domenica scorsa, gli scribi erano gli esperti della Legge, coloro che avevano studiato la Legge e quindi per la loro condizione si consideravano i “detentori” della verità, disprezzando tutti gli altri. Con loro dice Gesù, bisogna fare attenzione. Vediamo perché: «amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere» ci dice Gesù.
Gli scribi, visto che conoscevano bene la Legge, erano chiamati a prestare servizio alla Legge ma in realtà si stavano servendo della Legge per fare i loro interessi.
E Gesù non vuole che la folla segua i loro esempi, perché ciò che Gesù vuole è che non cerchiamo privilegi, che non ci serviamo della Parola di Dio ma che rimaniamo sempre fedeli al Vangelo e quindi sempre a servizio degli altri.
Non è molto difficile attualizzare questo testo e vedere negli scribi molti membri della Chiesa, sacerdoti, religiosi, agenti pastorali laici, che invece di servire il Vangelo, si sono serviti del Vangelo, cercando riconoscimenti, applausi, privilegi e benefici grazie al loro abito religioso, o al servizio che svolgono. Tutto questo alle spalle del popolo che dovrebbero servire, spesso approfittando della bontà della gente.
Dobbiamo imparare a chiedere perdono per questi esempi negativi che diamo come Chiesa a volte, e ricordarci che abbiamo sempre bisogno di ascoltare e seguire l’unico Maestro che è Gesù, e seguire solo il suo esempio.
Il Vangelo questa domenica tocca un altro tema molto importante: la vera condivisione.
Gesù è seduto proprio di fronte al tesoro del tempio: ha scelto un luogo strategico per potere osservare i diversi comportamenti della gente. E infatti Gesù osserva. Molti ricchi davano generose offerte con molte monete, parte del loro superfluo. Invece una donna, vedova e povera, gettò solamente due monetine. Con Gesù la logica di questo mondo non vale. I ricchi hanno dato molto ma ci dice Gesù che questa povera vedova ha messo più di tutti perché nella sua povertà ha dato tutto quanto aveva per vivere.
La vera condivisione si realizza quando, in spirito di solidarietà fraterna, si condivide qualcosa di importante, qualcosa a cui facciamo fatica a rinunciare, in beneficio di altri.
C’è un detto molto bello che dice: “È veramente tuo solamente ciò che condividi”. Ed è vero. E noi? Come condividiamo? Dando solamente del nostro superfluo? Che cosa condividiamo? E che cosa facciamo fatica a condividere? Non è solamente a livello materiale, economico: a volte le cose più preziose ed importanti che possiamo condividere non hanno prezzo, come per esempio il tempo e lo spazio.
Nel frammento del primo libro dei re che la liturgia ci offre come prima lettura questa domenica, troviamo un’altra vedova, povera: la vedova di Sarepta, che accoglie e serve con generosità il profeta Elia, fidandosi delle parole che Dio attraverso il profeta le rivolge. E così assiste al “miracolo”: con un pugno di farina e con un poco di olio che la vedova aveva e che condivide mettendolo a disposizione di Elia, mangiano tre persone; Dio, fedele alla sua parola, ricompensa la vedeva che aveva creduto alle parole del profeta. Il vero miracolo è la condivisione e quando davvero condividiamo di cuore, tutto è possibile. Perché alla base di tutto questo c’è quello che ci dice il salmo questa domenica: «il Signore rimane fedele per sempre, rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati. Il Signore libera i prigionieri». Questa è stata l’esperienza del popolo di Israele e questa è anche la nostra esperienza che anche noi tramandiamo alle generazioni future.
Chiediamo allora in questa domenica, specialmente in questo tempo di pandemia, la grazia di sapere condividere con gioia e generosità ciò che siamo e ciò che abbiamo.
Buona domenica!
Con la missione nel cuore
Padre Alessio Geraci
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