Padre Romeo Ballan
“Dare dalla nostra povertà”: criterio di missione
XXXII Domenica del T. O.
Anno B – 7.11.2021
1Re 17,10-16
Salmo 145
Ebrei 9,24-28
Marco 12,38-44
Riflessioni
Nella selva del Brasile, un missionario chiese un giorno a un indio della etnia Yanomami: “Chi è buono?” E l’indio gli rispose: “Buono è colui che condivide”. Una risposta in sintonia con il Vangelo di Gesù! Ne danno testimonianza le due donne, vedove e povere, ambedue esperte nella fatica per vivere, protagoniste del messaggio biblico e missionario di questa domenica.
In terra di pagani, a nord della Palestina, la vedova di Sarepta (I lettura), nonostante la scarsità di viveri in epoca di siccità, condivide acqua e pane con il profeta Elia, che sta fuggendo dalla persecuzione del re Acab e della regina Gezabele. Quella vedova, ormai stremata (v. 12), si è fidata della parola dell’uomo di Dio e Dio non le fece mancare il necessario per vivere lei, suo figlio e altri familiari (v. 15-16). A dispetto della malvagità della coppia regale, la protezione di Dio si manifesta a favore del suo inviato (Elia) e dei poveri.
La scena si ripete sulla spianata del tempio di Gerusalemme, luogo ufficiale del culto, dove san Marco (Vangelo) presenta due scene contrastanti. Da un lato, gli scribi: i presunti sapienti della legge, gonfi di vanità fino all’ostentazione (fanno sfoggio di vestiti lussuosi, cercano i saluti e i primi posti), presuntuosi fino a manipolare Dio con lunghe preghiere, e persino voraci divoratori delle case delle vedove (v. 40). Dovrebbero essere le guide del popolo, ma con la loro vita presentano una falsa immagine del Dio della Bibbia. Perciò Gesù dice alla folla di guardarsi dagli scribi (v. 38). Dall’altro lato, Gesù guarda e osserva (v. 41) il gesto furtivo di una vedova povera che, con la massima discrezione, senza farsi notare, getta nel tesoro del tempio due monetine, che era “tutto quanto aveva per vivere” (v. 44). Sono pochi centesimi, ma di valore immenso. Lei non dà tante cose, come i ricchi, ma dà molto, tutto, come dice il testo greco: “tutta la sua vita”. Tante persone di buon senso avrebbero suggerito alle due vedove di tenere per sé il minimo necessario per sopravvivere, ma esse vanno contro ogni logica umana: non chiedono nulla, danno ciò che hanno. Si fidano di Dio.
“Il discepolo è colui che dà al Signore il necessario e non il superfluo. Dio non ama vivere di briciole. Non si può imparare a dare tutto se non attraverso la frequentazione assidua, perseverante e quotidiana di Colui che si è consegnato totalmente per noi” (p. Fidèle Katsan, comboniano). Il profitto e la gratuità sono messi a confronto. Gli scribi ostentano una religiosità per profitto personale: anche nel fare opere buone cercano il loro interesse, sono vittime della cultura dell’apparire. Gesù, al contrario, esalta nella vedova la gratuità, l’umiltà e il distacco: essa si fida di Dio e a Lui si abbandona per la sua stessa sopravvivenza. Come Cristo che ha sacrificato se stesso in riscatto per tutti (II lettura, v. 26). (*) La bilancia di Dio misura la qualità, il cuore, non la quantità. La santa madre Teresa di Calcutta ci insegna che “non importa quanto si dà, ma quanto amore si mette nel dare”.
Per il Regno di Dio non è importante dare molto o poco; l’importante è dare tutto. Già il Papa S. Gregorio Magno (secolo VI) affermava: “Il Regno di Dio non ha prezzo; vale tutto ciò che si possiede”. Bastano anche due spiccioli, o “anche un solo bicchiere d’acqua fresca” (Mt 10,42). Il dono offerto dalla propria povertà è espressione di fede, di amore, di missione. Così si sono espressi i vescovi della Chiesa latinoamericana nella Conferenza di Puebla (Messico, 1979), parlando dell’impegno per la missione universale: “Finalmente è arrivata l’ora, per l’America Latina, di… proiettarsi al di là delle proprie frontiere, ad gentes. È vero che noi stessi abbiamo bisogno di missionari; ma dobbiamo dare dalla nostra povertà” (Puebla n. 368). L’impegno per la missione, dentro e fuori del proprio Paese, è concreto ed esigente: occorrono mezzi materiali e spirituali, ma occorrono soprattutto persone disponibili a partire e a offrire la propria vita per il Regno di Dio.
La povera di Sarepta e la vedova del Vangelo ripropongono oggi la sfida di una missione vissuta con scelte di povertà, nell’uso di mezzi poveri, fondata sulla forza della Parola, libera dai condizionamenti del potere, in mezzo agli ultimi della terra, in situazioni di fragilità, nella debolezza propria e dei collaboratori, nella solitudine, nell’ostilità… Paolo, Saverio, Comboni, Teresa di Lisieux e tanti altri missionari, hanno vissuto la loro vocazione all’insegna della Croce, affrontando sofferenze, ostacoli e incomprensioni, nella convinzione che “le opere di Dio devono nascere e crescere ai piedi del Calvario” (San Daniele Comboni).
Il missionario pone al centro della sua vita il Signore crocifisso, risorto e vivente, perché ritiene che la potenza di Cristo e del Vangelo si rivela nella debolezza dell’apostolo e nella precarietà dei mezzi umani. San Paolo ce ne dà una chiara testimonianza nelle sue sofferenze personali e apostoliche (cfr. 2Cor 12,7-10). Nelle situazioni di povertà, abbandono e morte, il missionario scopre in Cristo crocifisso la presenza efficace del Dio della Vita e scopre una moltitudine di fratelli e di sorelle da amare e da valorizzare, portando loro il Vangelo, messaggio di vita e di speranza.
Parola del Papa
(*) «Questa donna va a deporre nel tesoro del tempio soltanto due monetine, tutto quello che le restava e fa la sua offerta cercando di passare inosservata, quasi vergognandosi. Ma, proprio in questa umiltà, ella compie un atto carico di grande significato religioso e spirituale. Quel gesto pieno di sacrificio non sfugge allo sguardo di Gesù, che anzi in esso vede brillare il dono totale di sé a cui vuole educare i suoi discepoli… Fratelli e sorelle, le bilance del Signore sono diverse dalle nostre. Lui pesa diversamente le persone e i loro gesti: Dio non misura la quantità ma la qualità, scruta il cuore, guarda alla purezza delle intenzioni».
Papa Francesco
Angelus domenica 11 novembre 2018
Sui passi dei Missionari
7 (In questa o in altra data): “Domenica del Ringraziamento” a Dio per i frutti della terra.
7 S. Prosdocimo (s. III), ritenuto il fondatore della comunità cristiana intorno a Padova (Italia), di cui fu primo vescovo, estese l’evangelizzazione nel Veneto occidentale. Tra le persone da lui convertite spicca santa Giustina, martire († 304), che si festeggia il 7/10.
- SdD. Francis Michael Duff (1889-1980), irlandese, laico sposato, fondatore della Legione di Maria (1921), movimento laicale con solida spiritualità (recita del Rosario, devozione a Maria, allo Spirito Santo e al Cuore di Cristo), testimonianza di vita cristiana, impegno missionario fra i cattolici e verso i non cattolici.
8 B. Giovanni Duns Scoto (1265-1308), francescano scozzese, professore di teologia presso le Università di Cambridge, Oxford, Parigi e Colonia, dove morì. Approfondì in particolare lo studio dell’Incarnazione del Verbo, e fu un pioniere difensore dell’Immacolata Concezione di Maria. È dottore della Chiesa.
9 Dedicazione della Basilica Lateranense, costruita dall’imperatore Costantino, consacrata pubblicamente dal papa Silvestro (324) in onore di “Cristo Salvatore”. È la chiesa «Madre e capo di tutte le chiese dell’Urbe e dell’Orbe», come è scritto su una pietra della facciata. È la cattedrale del Papa in quanto vescovo di Roma, che, secondo sant’Ignazio di Antiochia († 107), “presiede a tutta l’assemblea della carità”.
- Ricordo della caduta del Muro di Berlino (1989), avvenimento simbolo di rapporti nuovi fra i popoli, specialmente fra l’Est (comunista) e l’Ovest (capitalista).
10 S. Leone Magno (c. 390-461), Papa (440-461), dottore della Chiesa per la dottrina cristologica ai tempi del Concilio di Calcedonia (451). Salvò l’Italia dagli Unni di Attila e gli abitanti di Roma dai Vandali di Genserico (455). Fu il primo Papa che ebbe il titolo di Magno (grande).
11 S. Martino di Tours (316-397), nato in Pannonia (odierna Ungheria), seguì il padre in Italia nel servizio delle armi, che però abbandonò dopo il battesimo a 18 anni, per dedicarsi alla vita monastica e allo studio della Bibbia. Eletto contro sua volontà vescovo di Tours (371), evangelizzò la Francia rurale, con fama di taumaturgo. Fu uno dei primi ‘santi non martiri’, a ricevere culto liturgico.
- B. Vincenzo Eugenio Bossilkov (Bulgaria 1900-1952), martire, religioso passionista e vescovo di Nicopoli, ucciso in carcere a Sofia per la sua ferma comunione con la Chiesa di Roma. Due giorni dopo, tre sacerdoti agostiniani dell’Assunzione furono martirizzati in carcere a Sofia.
12 S. Giosafat-Giovanni Kuncewicz (1580-1623), sacerdote monaco dell’Ordine di S. Basilio. Divenne arquimandrita della Santissima Trinità di Vilna (1614), vescovo di Vitebsk (1617) e arcivescovo di Polotsk (odierna Bielorussia) nel 1618. Fu il grande difensore delle Chiese ‘uniate’, cioè le comunità ecclesiali con riti e sacerdoti greco-russi, ma in comunione con la Chiesa di Roma. A causa di ciò, un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spade e moschetto, facendo di lui il primo martire dell’unione dei greco-russi con la Chiesa cattolica di Roma.
13 S. Leandro di Siviglia (c. 540-600), monaco e vescovo di Siviglia. Fu l’anima del III Concilio di Toledo (589), convocato dal re Recaredo, che abiurò l’eresia ariana e diede impulso alla conversione generale del regno visigoto. Nell’omelia di chiusura del Concilio, Leandro commentò: «Nuovi popoli sono nati d’un tratto per la Chiesa. Quelli che prima ci facevano soffrire con la loro durezza, ora ci consolano con la loro fede».
14 V Giornata mondiale dei Poveri, istituita da Papa Francesco (2016), “come segno concreto dell’Anno Santo della Misericordia”. -Tema per il 2021: «I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7).
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A cura di: P. Romeo Ballan – Missionari Comboniani (Verona)
Sito Web: www.comboni.org “Parola per la Missione”
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Ciao, p.Luigi, mi sei stato compagno amabilissimo per sette anni a Rebbiò e a Crema. Che il Signore ti abbia…
Mi è piaciuto moltissimo e concentra tutto il senso della vita dell' uomo
L'ho incontrato più volte a Firenze, negli anni prima del sacerdozio, ci siamo scritte delle lettere, sono andata a trovarlo…
Ciao, padre Graziadio. E’ giunta l’ora per te, di riscuotere per l’eternità, il giusto compenso per quel granfe amore che,…
Ciao Santina, perdona il ritardo nel risponderti. Sarebbe bello potersi conoscere. Ti lasciamo qui scritti i contatti in modo da…