Padre Giovanni Taneburgo

 

Durante la settimana scorsa ho rivisitato le note scritte anni fa durante un corso di Esercizi Spirituali. Ho cercato queste due frasi: Il vero amore non si tira mai indietro e, prima o poi, viene crocifisso. E la seconda: La sofferenza fa fiorire la vita e fa crescere l’amore. Ho voluto riprendere queste due frasi perché possono essere considerati come due principi e anche come la conclusione di questa omelia per la nostra vita di seguaci di Cristo.

Ci chiediamo: perché Gesù fece l’annuncio della sua passione, morte e risurrezione subito dopo la professione messianica di Pietro: “Tu sei il Cristo”? Il motivo è chiaro: per sradicare la concezione trionfalistica e quindi deformata che i giudei, gli apostoli includi, avevano del Messia. Inoltre, per presentare la condizione dei suoi seguaci che è la stessa del loro Salvatore. Ecco allora che Gesù “cominciò a insegnare che il Cristo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni risorgere”. Come abbiamo sentito ancora nel passo evangelico, “Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo. Ma egli, voltatosi e guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro e disse: Va dietro di me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini’. Poi Gesù, dinanzi a tutti i suoi discepoli e alla folla da Lui convocata, disse: “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuol salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà”. Così Gesù parla della croce a me, a voi e a tutti i suoi seguaci.

Consideriamo allora la nostra croce! E’ la croce della sofferenza che non è innanzi tutto sofferenza fisica, ma sofferenza nell’intimo per superare i mali che ci disturbano nel nostro seguire Cristo, anzi che non ci permettono di seguirlo. Ecco una lista che potrebbe essere anche più lunga e che ci ricorda quella data da Gesù stesso nel passo evangelico di due domeniche fa: l’egoismo, la pigrizia, l’indifferenza, la sensualità, l’avidità, la malvagità, l’invidia, la calunnia, la superbia, l’orgoglio, la stoltezza.

Pensiamo anche alla sofferenza fisica che, come il detto dice, è una lama a doppio taglio: può aiutarci a crescere se mettiamo amore nel dolore come ha fatto Gesù, e può anche portarci all’imprecazione contro Dio, contro tutti e tutto e addirittura alla disperazione. Siamo chiamati a seguire l’esempio di Gesù che attraversò la sua sofferenza con pazienza e amore.

E’ così che Gesù ci presenta un’ascesi liberatrice che non chiede di rinunciare alla nostra vita terrena con i suoi valori umani che sono anche cristiani, come la gioia e la serenità. Non ci chiede di scegliere questa vita terrena o l’altra, ma di celebrare questa vita alla luce dl Vangelo, amando Dio e il prossimo, e considerandola subordinata e orientata verso l’altra. Tutto ciò suona strano a chi segue la logica che non è quella evangelica, che proclama il massimo godimento senza nessuna restrizione e propone la felicità senza percorrere la strada che ad essa conduce, la strada di Cristo Salvatore.

La nostra sorte finale, nel contesto della Volontà di Dio, è la condizione gloriosa di Cristo Gesù; ma questa realtà stupenda presuppone il seguirlo con la nostra croce in spalla e nel cuore. Che la Madonna e San Daniele Comboni che visse e operò con una passione forte per la croce, intercedano per noi perché il nostro seguire Cristo sia senza ambiguità alcuna.

Giovanni Taneburgo

Missionario Comboniano