Padre Alessio Geraci

A partire dal cuore ……

In questa ventiquattresima domenica del tempo ordinario, il Vangelo ci mette davanti una domanda fondamentale a cui siamo chiamati a rispondere con sincerità: chi è Gesù per te, per me, per noi oggi?

L’evangelista Marco ci presenta ancora una volta Gesù in cammino: adesso lo vediamo con i suoi discepoli in cammino verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo: la missione non si accampa, non si ferma, non è qualcosa di statico ma al contrario è qualcosa di molto dinamico…

E strada facendo, Gesù realizza un “sondaggio”: chiede ai suoi discepoli l’opinione della gente su di Lui. E i discepoli gli rispondono, secondo le opinioni ascoltate: per alcuni Gesù è uno dei profeti, per altri è Elia, per altri ancora è Giovanni il Battista.

Ascoltando queste risposte, Gesù si fa un’idea dell’opinione della gente, ma adesso la sua domanda si fa più personale, intima, diretta: si dirige infatti al cuore di coloro che hanno lasciato tutto e l’hanno seguito. E ai suoi amici discepoli Gesù rivolge questa domanda: «Ma voi, chi dite che io sia?». Gesù sta quindi chiamando i suoi discepoli a compiere un’azione semplice ma allo stesso tempo molto importante: aprire la “porticina” del cuore e rispondere a questa domanda, affinché la risposta sia spontanea, vera, diretta.

Prende la parola Pietro, come sempre: lui è il “portavoce” dei discepoli, colui che prende la parola nei momenti in cui bisogna prenderla! Pietro risponde per lui ma forse anche per gli altri discepoli presenti: «Tu sei il Cristo». Poche parole ma che esprimono una risposta ben chiara: Gesù è il Messia tanto atteso! Pietro può arrivare a questa risposta anche grazie all’esperienza di aver “fatto strada” con Gesù. E così si è reso conto che le parole del Maestro, i suoi gesti, le sue opere, il suo stile di vita….tutto in Gesù manifesta che è stato unto ed inviato da Dio.

Ma Gesù dopo questa risposta proibisce a Pietro e agli altri discepoli di condividere questa notizia con la gente. È il famoso “segreto messianico”. L’idea che la gente ed in particolare i discepoli hanno del Messia è totalmente diversa da quella che ha e che vive Gesù. Infatti, Gesù è il Messia che non viene ad essere servito, che non cerca applausi, riconoscimenti e consensi, ma che viene a servire perché è il missionario del Padre, e chi ha visto Lui ha visto il Padre!

Adesso Gesù comincia a condividere con i suoi discepoli ciò che sarà della sua vita. Lo fa affinché non abbiano idee erronee nei loro cuori, dopo averlo riconosciuto come Messia: «e cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva soffrire molto, ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere».

Ma Pietro, prendendo Gesù in disparte, lo rimprovera: “questo non ti succederà mai”, sembra quasi ascoltare la sua voce. Pietro pensa così di difendere il Maestro, l’Amico, il Messia. Ma la risposta di Gesù a Pietro è pubblica, affinché tutti gli altri discepoli possano sentire: «Va’ dietro a me, Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini».

Pietro, considerato come il miglior amico di Gesù, adesso chiamato da Gesù “Satana”. Perché? La funzione di Satana è dividere, separare, ma anche quella di fare deviare il cammino. E Pietro sembra agire proprio come se volvesse far deviare Gesù dal cammino della croce.

Dopo queste parole a Pietro, Gesù si dirige a tutti, non solo ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua».

La domanda di questa domenica allora potrebbe essere: e noi che vogliamo seguire Gesù, siamo disponibili a rinunciare ogni giorno a noi stessi, a prendere la croce ogni giorno e a seguire l’unico Maestro e Signore?

A questa domanda potremo rispondere solamente se abbiamo già risposto alla domanda iniziale: chi è Gesù oggi per noi? E per rispondere a questa domanda non dobbiamo rispondere come Pietro quel giorno, o come hanno risposto i papi, i vescovi, i santi, come rispondono gli esperti in teologia, etc. Ma anche noi dobbiamo aprire la porticina del nostro cuore e trovare lì la risposta. E in base a questa risposta, vedere, a mo’ di valutazione, come sta andando il nostro discepolato missionario di Gesù.

E in base a queste due risposte che il nostro cuore darà, potremo vivere ciò che ci propone Giacomo nella seconda lettura di questa domenica: la fede che viene espressa dalle opere.

Bisogna quindi dire un rotondo NO al divorzio tra la fede e la vita, come se la fede si vivesse nelle quattro pareti della chiesa, nel culto, e invece nella vita concreta e reale di ogni giorno si utilizzassero altri valori, quelli dominanti del consumismo e delle ideologie per esempio.

La fede senza opere ci dice Giacomo, è una fede morta. E allora chiediamoci, come esprimiamo oggi la nostra fede? Con quali opere stiamo dando testimonianza della nostra fede viva nel Risorto? Che ognuno di noi possa trovare nel suo cuore, con sincerità, le risposte a queste domande!

Nella storia della chiesa il testo del profeta Isaia che la liturgia ci propone questa domenica come prima lettura, è stato visto come prefigurazione di Gesù. Si tratta del “terzo canto del Servo di Jahvè” e di questo servo, in cui possiamo vedere la figura di Gesù, viene risaltato il suo atteggiamento non violento ma anche la certezza che manifesta: Dio l’assiste anche nei momenti più drammatici. Ecco allora che la nostra fede dovrà vertere, seguendo l’esempio di Gesù, il Servo del Signore, su questi due elementi centrali: opere non violente, che ricordino le parole e le opere di Gesù, il non violento per eccellenza, e la certezza che Dio non abbandona e non defrauda, ma ci assiste sempre!

Buona domenica!

Con la missione nel cuore

Padre Alessio Geraci, mccj