Padre Romeo Ballan
Osare! Perdere la vita per causa di Gesù e del Vangelo
XXIV Domenica del T. O.
Anno B – 12.9.2021
Isaia 50,5-9a
Salmo 114
Giacomo 2,14-18
Marco 8,27-35
Riflessioni
Nel cuore del Vangelo di Marco (oggi siamo esattamente alla metà), ritorna il tema di fondo sulla identità di “Gesù, Cristo, Figlio di Dio” (1,1; cfr. 15,39). Egli ha un’identità ricca e misteriosa, che l’evangelista Marco, dall’inizio alla fine del suo testo, vuole svelare gradualmente ai lettori. Il testo odierno, al capitolo 8°, contiene la risposta ardente di Pietro, che si distacca dalle opinioni correnti fra la gente: i grandi personaggi religiosi del passato sono superati, ormai Gesù di Nazareth è il Messia, il Cristo. Il testo parallelo di Matteo (16,13-20) dà maggiore sviluppo al dialogo fra Gesù e Pietro, con il tema della pietra, la Chiesa, le chiavi… Nella sua brevità, Marco condensa la rivelazione di Gesù nelle parole di Pietro: “Tu sei il Cristo” (v. 29). L’affermazione di Pietro è corretta e completa in quanto formulazione teologica, ma lui stesso ne ha una comprensione limitata e distorta, come si vede dal rimprovero di Gesù, che viene subito dopo (v. 33).
A questo punto del Vangelo di Marco, Gesù è entrato in una tappa nuova: lascia le folle della Galilea, vuole dedicare più tempo alla formazione dei suoi discepoli. Inizia con la rivelazione della sua duplice identità di Messia e di Servo sofferente, due realtà inafferrabili per la mente umana. Con difficoltà Pietro riesce a cogliere la verità di Gesù Messia-Cristo, ma inciampa totalmente sulla realtà del Messia-Servo che “doveva soffrire molto… venire ucciso e risorgere” (v. 31). Pietro si erige addirittura a maestro di Gesù, lo richiama per quel tipo di discorsi (v. 32), al punto che Gesù lo rimprovera duramente, invitandolo a prendere il posto che gli corrisponde, dietro a Gesù: il discepolo cammina dietro al Maestro, ne segue i passi. Sul tema della sofferenza e della croce, Pietro è prigioniero della mentalità corrente, pensa “secondo gli uomini”. Soltanto più tardi, quando verrà lo Spirito, arriverà a pensare “secondo Dio” (v. 33).
“Tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”: è il monito severo di Gesù per Pietro e per i discepoli di allora e di ogni tempo. Un monito che gela ogni forma di religiosità rituale, comoda e retorica; uno sconvolgente invito a percorrere la strada stretta dell’umiltà e dell’austerità; smetterla di pensare solo a se stessi, rendersi disponibili agli altri, condividere la scelta di Gesù che ha accettato, per amore, anche la morte, perché tutti abbiano la vita in abbondanza (Gv 10,10). Un appello a tutti i battezzati (siano essi semplici fedeli o responsabili di comunità, a tutti i livelli) a collaborare perché la Chiesa – di cui tutti siamo ugualmente parte – sia sempre più discepola nell’ascoltare e operare secondo lo stile di Gesù; più umile, povera, austera nei segni esteriori; più coraggiosa ed efficace nelle sue scelte a favore dei deboli e degli ultimi. In una parola, più conforme al suo Maestro, seguendone i passi. Questo è il vero posto di una Chiesa discepola e missionaria, il suo unico progetto. (*)
Prendere la propria croce e seguire Gesù (v. 34), accogliere la sapienza e la fecondità evangelica della croce è possibile soltanto per una grazia, che la liturgia ci fa chiedere per essere certi che salveremo la nostra vita “solo quando avremo il coraggio di perderla” (Colletta), offrendola con Gesù per la vita del mondo. È la certezza che sosteneva il Servo sofferente (I lettura): il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso (v. 7). Portare la croce oggi, essere cristiano, discepolo del Maestro vuol dire stare, necessariamente, senza scappatoie, dalla parte del Crocifisso e di chi oggi è crocifisso: dei deboli, dei senza diritti, degli anziani, dei migranti, dei rifugiati, dei clandestini.
La fraternità e il servizio ai bisognosi sono valori inscindibili dalla sequela di Cristo, come insegna San Giacomo (II lettura), che mette in guardia dalle chiacchiere ipocrite e vuote, incapaci di riscaldare chi ha freddo e di saziare chi ha fame (v. 15-16). L’autenticità della sequela del Signore si prova con i fatti della carità. Ne danno testimonianza alcuni santi che ricordiamo in questo mese: la santa Madre Teresa di Calcutta (5/9), S. Pietro Claver (9/9), il santo Padre Pio da Pietrelcina (23/9), S. Vincenzo de’ Paoli (27/9) e tutti gli altri. Poiché hanno osato perdere la propria vita servendo i poveri per amore di Gesù e del Vangelo, l’hanno salvata (Mc 8,35). Per questo la loro testimonianza è netta e stimolante per le forze vive della missione oggi, qui e ovunque.
Parola del Papa
(*) «Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo… Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze. Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo».
Papa Francesco
Esortazione apostolica Evangelii Gaudium (2013), n. 49
Sui passi dei Missionari
12-15 Papa Francesco a Budapest (Ungheria) per la solenne conclusione del 52° Congresso Eucaristico Internazionale. – 12-15: visita pastorale di Papa Francesco in Slovacchia.
12 Festa del Santissimo Nome di Maria – «Nome soave per gli angeli, ma terribile per i demoni» (santa Brigida). Papa Innocenzo XI estese questa festa a tutta la Chiesa in ringraziamento a Dio e alla Madonna per la vittoria nella battaglia di Vienna (1683), che fermò l’espansionismo turco-ottomano verso il nord Europa.
- B. Joan Roig Diggle (1917-1936), giovane laico di Barcellona, martirizzato durante la guerra civile spagnola. Educato in scuole cattoliche, fu un testimone di Gesù in classe e sul lavoro, impegnato a «far conoscere la Dottrina Sociale della Chiesa». Un sacerdote gli aveva affidato la custodia dell’Eucaristia oer sé e per altri. Quando i miliziani armati entrarono in casa Roig, egli si affrettò a consumare le ostie consacrate, perché non venissero profanate, e disse: «Che Dio vi perdoni, come anch’io vi perdono».
13 S. Giovanni Crisostomo (c. 349-407), vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa, definito “bocca d’oro” per la sua eloquenza e gli scritti. Fu zelante pastore nell’evangelizzare le campagne, creare ospedali, e fustigare vizi. Soffrì persecuzioni e morì in esilio a Comana, sul Mar Nero.
14 Festa della Esaltazione della santa Croce, icona del Crocifisso-Risorto, simbolo del mistero pasquale per la salvezza di tutti i popoli (cfr. Fil 2,8-9).
15 B. V. Maria Addolorata, associata intimamente alla passione redentrice di Cristo.
- Nel 1864 Daniele Comboni, giovane missionario di 33 anni, elaborò a Roma il Piano per la Rigenerazione dell’Africa per mezzo degli africani, che poi presentò a Propaganda Fide e al Papa Pio IX.
- B. Paolo Manna (1872-1952), sacerdote italiano del Pime, missionario in Birmania (oggi Myanmar). Fu un grande promotore della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Nel 1916 fondò la Pontificia Unione Missionaria (Pum), per la formazione missionaria dei sacerdoti e religiosi, e per la diffusione dello spirito missionario nelle comunità cristiane.
- SdD. Joseph Kentenich (1885-1968), sacerdote tedesco dei Pallottini, fondatore del Movimento di Schönstatt, di ispirazione mariana, per la formazione dei laici. Le lezioni e i valori proposti dal movimento ostacolavano il lavoro di propaganda nazista. Nel 1941, padre Joseph fu imprigionato a Coblenza e, l’anno successivo, fu mandato al campo di concentramento di Dachau fino alla fine della guerra. Dovette poi trascorrere 14 anni di esilio negli Usa per incomprensioni sul suo carisma, riconosciuto finalmente da Paolo VI. Sulla sua tomba è scritto: «Dilexit Ecclesiam» (amò la Chiesa).
- Secondo il calendario ebraico: Yom Kippur, “Giorno dell’espiazione”, redenzione, penitenza, pentimento e riconciliazione, con digiuno e preghiera. È il giorno ebraico più santo e solenne dell’anno.
16 S. Cipriano (c. 200-258), martire, vescovo di Cartagine (Tunisia), teologo e apologeta. Promosse l’accoglienza misericordiosa anche degli apostati (lapsi), come pure l’unità della Chiesa in comunione con il Papa Cornelio.
- S. Giovanni Macías (1585-1645), laico spagnolo. A 28 anni andò in Perù e fu accolto come fratello coadiutore presso i Domenicani. Fu modello di umiltà e di carità. Visse e morì a Lima, dedito ai poveri e ai malati. Era amico di san Martín de Porres e di santa Rosa da Lima.
- Ven. François Xavier Nguyen Van Thuan (1928-2002), arcivescovo coadiutore di Saigòn (oggi Ho Chi Minh City), Vietnam. Fu imprigionato per 13 anni (1975-1988). Visse gli ultimi anni a Roma come presidente del Pontificio consiglio per la giustizia e la pace. Fu creato cardinale nel 2001. Ci ha lasciato preziose testimonianze in Cinque pani e due pesci, e in altri libri.
17 B. Leonella Sgorbati (1940-2006), martire, suora italiana delle Missionarie della Consolata, lavorò 36 anni in Kenya e Somalia come infermiera e ostetrica. Fu uccisa da estremisti islamici a Mogadiscio (Somalia). Morì dicendo: «Io perdono, perdono, perdono».
18 Bb. Giovanni Battista e Giacinto de los Ángeles, laici indios messicani, sposati, catechisti, martirizzati nella Sierra Nord di Oaxaca-Messico nel 1700.
- Ricordo di Dag Hammarskjöld (1905-1961), diplomatico svedese, economista, segretario generale dell’Onu dal 1953 fino alla morte, avvenuta in Zambia per un incidente aereo (mai chiarito), durante una missione umanitaria per la pace nell’ex Congo Belga. Nell’anno stesso della morte, gli fu conferito il Premio Nobel per la Pace ‘a titolo postumo’ per la sua attività umanitaria. Nelle sue annotazioni personali, una specie di diario, pubblicate dopo la sua morte con il titolo Tracce di cammino – I miei negoziati con me stesso e con Dio, appare un silenzioso testimone del Vangelo.