Padre Tonino Falaguasta Nyabenda

La festa dell’Assunzione cade d’estate, proprio a metà del mese di agosto. Tempo di vacanze, tempo di ferie. E’ il ferragosto! Questa parola viene dal latino: “Feriae Augusti” e cioè festività istituite dall’imperatore Augusto (63 prima di Cristo-14 dopo), che ha dato il nome anche a questo mese, per celebrare la fine dei grossi lavori agricoli, nel 18 prima di Cristo.
Ma l’
Assunta? Già si celebrava questa festa nel V secolo e anche prima. La Chiesa ha sempre creduto a questo dato della fede. In occidente si parlava e si parla di Assunzione, per indicare la perfezione della salvezza a riguardo della Madre di Dio e Madre di Gesù. In Oriente si parlava e si parla di Dormizione, per sottolineare il passaggio dolce dalla vita terrena alla vita beata della Madre del Salvatore. Ma la realtà è sempre la stessa.
Nel 1950, il 1° novembre,
Pio XII, ha definito questo dato della fede come dogma e cioè come verità che tutti i Cristiani devono credere come parte del Credo della Chiesa. Il Papa ha pronunciato queste parole: “La Vergine Maria, completato il corso della sua vita terrena, fu assunta nella gloria celeste in anima e corpo”. La credenza nell’assunzione della Madonna è sempre stata creduta dalla gente comune. Per esempio nell’arte. Il celebre quadro del Tiziano, che si trova nella chiesa dei Frari a Venezia dal 1518, ne è una prova.

Ma cerchiamo di capire che cosa significa per noi questa festa che celebriamo nel bel mezzo del mese di agosto e che è definita dai Cristiani d’Oriente come la “Pasqua dell’estate”. Alcuni specialisti parlano di “Esodo di Maria”, in riferimento all’esodo di Cristo che noi celebriamo nella Pasqua liturgica. Già nel 2° secolo, nella valle del Cedron, a est di Gerusalemme, la comunità cristiana scendeva in processione verso la tomba di Maria, che esiste ancora oggi, anche se la grande chiesa venne distrutta dai Persiani nel 614 dopo Cristo. E si faceva una grande festa con canti, danze e corone di fiori.

Il Concilio di Efeso, del 431 dopo Cristo, definendo Maria “Madre di Dio”, ha dato un grande impulso alla devozione mariana. A Roma, il Papa Sisto III (432-440) fece costruire la basilica di Santa Maria Maggiore, dove Papa Francesco si reca ogni volta che esce dal Vaticano per venerare la Madonna, definita “Salus populi romani” (= salute del popolo romano). Il Concilio Vaticano II (1962-1965), nella costituzione dogmatica sulla Chiesa: “Lumen Gentium”, ci precisa come deve essere la nostra fede a proposito di questa festa: “L’Immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo, e dal Signore esaltata quale Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata con il suo Figlio, Signore dei dominanti e vincitore del peccato e della morte” (Lumen Gentium, n° 59).

La festa dell’Assunzione era preceduta da un tempo di preparazione, con il digiuno, preghiere, veglie e canti dei salmi. C’è un forte legame liturgico tra la Pasqua del Verbo e la Pasqua di Colei che, come arca dell’Alleanza, lo portò nel grembo. La Madonna è l’anticipo della Chiesa, che a sua volta è il corpo mistico del Cristo, il quale è il capo della Chiesa. Maria Santissima è contemporaneamente Figlia della Chiesa e Madre del Capo della Chiesa, come si è espresso magistralmente il sommo poeta Dante Alighieri (1265-1321): “Vergine Madre, Figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura” (Paradiso, canto 33, versetti 1-3). Nel Vangelo di oggi (Luca 1, 39-56) impariamo che cosa Maria dice e pensa di sé. C’è una costante somiglianza tra Maria di Nazareth e il popolo di Israele. Nel canto del Magnificat ella si identifica con la storia di oppressione e di liberazione, di preghiera e di speranza del suo popolo. Anche se lei è una povera ragazza che vive nella “Galilea delle genti” (Matteo 4, 15), si immedesima con il suo popolo e si abbandona al Dio liberatore che ancora una volta irrompe nella storia per mezzo di una povera e umile ragazza di Nazareth. Questo splendido canto di Maria, il Magnificat, è un centone di almeno 12 citazioni dell’Antico Testamento. Si parte da Abramo. In lui Israele ha ricevuto la promessa del Messia e l’Alleanza. E’ il “nostro padre” (Luca 1, 73), e, grazie a lui, Maria si sente sicura e garantita nella sua fede. In lei la promessa diventa definitiva, perché è stata scelta come Madre del Salvatore.

L’Eucaristia che celebriamo oggi ci dà il diritto di appropriarci del “Magnificat”, il canto che riassume tutta la storia della salvezza. Maria si identifica con il passato del suo popolo, ne diventa come l’icona, ne esprime la speranza messianica e, diventando Madre del Verbo, la offre a Israele e a tutto il Mondo. Il viaggio di Maria verso Ain-Karem, nella casa di Elisabetta, moglie di Zaccaria e incinta di Giovanni, che sarà il Battista, possiamo scoprire il viaggio dell’Arca dell’Alleanza Antica. In quell’Arca c’erano le Tavole della Legge (la Torah = la legge antica o mosaica). Ora Maria è l’Arca della Nuova Alleanza, perché nel suo seno è presente Gesù. Compiendo questo viaggio, ripercorre lo stesso tragitto dell’Arca antica. La vera Arca ora non entra nella Tenda del Convegno, ma nel Tempio dell’umanità di Dio, offrendo agli uomini non solo il segno della presenza di Dio (o Shekinah), ma la stessa Shekinah che nel ventre di Maria “carne fu fatta” (Giovanni 1, 14).

Maria, incontrando Elisabetta, si mette a cantare. Non risponde neppure alle indicazioni di sua cugina. Canta, perché il suo cuore è pieno di amore. E l’amore di Dio deve essere ricambiato con amore. Grande è Dio e Maria esclama: “Grandifica l’anima mia il Signore” ed esulta. La conseguenza dell’aver fatto grande Dio è l’esultanza. La Madonna non si compiace di sé e neppure del dono ricevuto (= Madre del Salvatore) o della salvezza, promessa da Dio. Maria esulta e danza di gioia per il Salvatore.

Questo gioire per la grazia di Dio è anche il destino dell’uomo, il nostro destino. E’ anche questa gioia che dobbiamo manifestare oggi, Festa dell’Assunta. La grandezza di Maria ci manifesta la nostra grandezza. Il suo destino, nella gloria dell’Assunta o della Dormizione, ci fa capire il nostro destino. La morte non è la fine, ma, come dice il Prefazio della Messa dei Defunti, “la vita non è tolta, ma trasformata”. E’ il messaggio della Festa di oggi.

Guardiamo Maria Assunta in Cielo, e riempiamo il nostro cuore di speranza. Un giorno anche noi saremo con Lei nella beatitudine della Comunione con il Dio-Trinità.

San Daniele Comboni (1831-1881) aveva sempre gli occhi fissi in Lei, la Madre di Gesù e nostra Madre. La speranza era sempre forte e la devozione per la Madonna non poteva conoscere debolezze o affievolimento. Scrivendo al suo Vescovo, il Cardinal Luigi Di Canossa, alla fine del 1880, così diceva: “Noi imploriamo dal Sacratissimo Cuore di Gesù, da nostra Signora del Sacro Cuore e dall’ìnclito Patriarca san Giuseppe Patrono della Chiesa, ai quali è consacrato il mio Vicariato Apostolico dell’Africa Centrale, tutte le grazie e benedizioni spirituali e materiali sopra i nostri cari benefattori, fermi e saldi nel nostro grido di guerra: ‘O Nigrizia o Morte‘, per Gesù e per l’Africa Centrale”. San Daniele Comboni, quando era in Europa, si recava presso tutti i Santuari Mariani della zona e implorava dalla Madre di Gesù protezione e salvezza per i suoi Africani. E’ quello che noi tutti dobbiamo fare, specialmente in occasione delle grandi feste in onore della Madonna, come quella di oggi!

P. Tonino Falaguasta Nyabenda